Da Corriere della Sera del 18/12/2003

Dopo le proteste, rinvio a gennaio per la legge che depenalizza gli abusi edilizi ritenuti «compatibili»

Cemento nei parchi: niente sanatoria, per ora

di Paolo Conti

ROMA - Rientra (per ora) l’allarme rosso sulla tutela del paesaggio italiano: coste, colline, montagne, aree protette in genere restano al riparo di possibili colate di cemento selvaggio. Un freddo passaggio parlamentare (la «sconvocazione» della commissione Ambiente del Senato di ieri e una «riconvocazione» non prima della metà di gennaio 2004) svela una novità sostanziale: la legge delega al governo per il riordino della materia ambientale non verrà approvata entro il 31 dicembre. Semplicemente non entrerà in vigore. E quindi resterà lettera morta l’articolo 32 approvato dal Senato, nell’ultima versione, il 2 dicembre. Un articolo che depenalizzava sia gli abusi compiuti senza alcuna autorizzazione sia l’aumento di superfici e volumi autorizzati. Depenalizzazione possibile a patto di un accertamento di «compatibilità paesistica». Tramontava il reato penale previsto dalla legge 47 del 20 febbraio 1985: arresto fino a due anni, condanna a «ripristinare lo stato dei luoghi a spese del condannato». L’emendamento sotto accusa era stato presentato alla Camera da un gruppo di deputati di Forza Italia tra cui Maurizio Lupi, Valter Zanetta e Francesco Brusco.

Che cosa è successo? Le proteste contro la depenalizzazione sono state fortissime e politicamente trasversali. Si è mobilitato l’Ulivo al fianco degli ambientalisti. Ma è insorta anche una robusta fetta della maggioranza. Contrario il vicepresidente del Senato, Domenico Fisichella di An. Il ministro per i Beni e le attività culturali, Giuliano Urbani ha protestato subito: «Sono contrario, spero in un ritiro dell’emendamento». Schierato sul fronte del no persino il presidente della stessa commissione Ambiente di Palazzo Madama, il senatore Emiddio Novi di Forza Italia: «Nel testo arrivato dalla Camera c’è una sanatoria senza limiti, una deregulation non condivisibile». Nel frattempo il senatore Salvatore Marano, Forza Italia, ha preparato un contro-emendamento. Anche dal Quirinale (ha notato qualcuno) è arrivato un indiretto cenno di attenzione l’11 dicembre durante il discorso per la giornata della montagna: Ciampi ha ricordato come la tutela del paesaggio sia «un impegno della Costituzione, un dovere della Repubblica».

Visto il muro contro muro, la maggioranza ha scelto la strada della sospensione anche perché la commissione Bilancio non ha avuto il tempo di esprimere il necessario parere sugli emendamenti economici presentati dall’Ulivo. Il ministro per l’Ambiente Altero Matteoli ha così rinunciato ad alcune favorevoli norme di copertura legate alla finanziaria del 2003: fondi destinati a diversi settori che lo avevano spinto a «sopportare» un emendamento che lui stesso (lo aveva ammesso con Urbani) non condivideva ma che sperava di correggere in futuro.

Non essendoci più l’urgenza di approvare tutto entro il 31 dicembre, la legge delega verrà ridiscussa a gennaio con i necessari correttivi finanziari. Matteoli, sussurra chi gli è vicino, favorirà sicuramente la revisione del famoso emendamento che depenalizza gli attentati al paesaggio: ci sarà tempo a disposizione e la possibilità di un ampio confronto.

Esulta il senatore verde Sauro Turroni, uno dei protagonisti della protesta «Non c’è dubbio, siamo di fronte a un enorme pericolo scampato. A questo punto la norma può, anzi deve essere senz’altro cancellata anche perché, per la prima volta, le proteste in materia di paesaggio sono arrivate anche dalla maggioranza. E aggiungo: per fortuna. Tocca adesso al ministro Urbani compiere un gesto molto semplice: esprimere il parere favorevole del governo al nostro emendamento soppressivo di quel folle emendamento».

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