Da Corriere della Sera del 20/12/2003
Svolta di Gheddafi, dopo 9 mesi di colloqui segreti
«La Libia rinuncia alle armi proibite»
Annuncio a sorpresa di Blair e Bush
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Nella settimana della cattura di Saddam Hussein, il presidente americano George Bush ottiene un secondo trionfo in politica estera, questa volta senza l’uso della forza. Dopo nove mesi di negoziati segreti, ai quali ha partecipato anche il premier britannico Tony Blair, il leader libico Muhammar Gheddafi rinuncia ai suoi programmi di armi di sterminio e accetta di smantellarli.
Il primo a dare l’annuncio, da Durham, Inghilterra, è Tony Blair che loda «la storica e coraggiosa decisione» dell’ex nemico. Pochi minuti più tardi, Bush convoca una conferenza stampa: «Il colonnello Gheddafi - dichiara tra la sorpresa generale - ha confermato pubblicamente, oggi a Tunisi, il suo impegno a mostrare i suoi progetti per la costruzione di armi di sterminio e a eliminarli. Il suo impegno, se rispettato, rafforzerà la sicurezza degli Stati Uniti e del mondo».
Bush si muove in un campo per lui molto insolito: il multilateralismo. Spiega sorridendo che «immediatamente e incondizionatamente il colonnello aprirà tutte le porte agli ispettori internazionali, che controlleranno i suoi armamenti e contribuiranno a distruggerli».
Ammonisce che «Gheddafi sa quale strada debba seguire, è fondamentale che mantenga la promessa di oggi e che si unisca alla lotta al terrorismo». Aggiunge che con questa decisione «la Libia ha avviato il processo del suo ricongiungimento alla comunità internazionale». E conclude che l’accordo tra Tripoli, Londra e Washington «è di grande importanza, perché la non proliferazione delle armi di sterminio è uno dei massimi obiettivi della guerra antiterrorista».
Il presidente trasmette quindi un secco messaggio agli altri Paesi che perseguono programmi di armi di sterminio, come la Corea del Nord (su cui i democratici al Congresso lo sollecitano a concentrarsi) o che sono sospettati di averli perseguiti, come l’Iran: essere amici dell’America comporta enormi vantaggi, lascia capire, esserle nemici è un enorme pericolo. L’America, sottolinea Bush, conduce trattative con l’appoggio internazionale, nel caso della Corea del Nord, con il sostegno di Cina, Giappone, Russia, Corea del Sud, e nel caso dell’Iran, con Gran Bretagna, Francia e Germania. Lo ha fatto addirittura con l’Iraq, dice, ricorrendo ripetutamente all’Onu. Ma se vengono a mancare alternative, è pronta a usare la forza. La Libia, assicura Bush, ha scelto bene: la aiuteremo e cercheremo di farne fonte di stabilità per l’intero Medio Oriente.
Né Bush né Blair accennano al ruolo che l’Italia ha silenziosamente svolto dietro le quinte, mantenendo sempre il dialogo con Gheddafi, anche nei momenti più difficili, e adoprandosi per ricondurre Tripoli nella comunità internazionale.
Il premier britannico spiega che Gheddafi ha preso l’iniziativa a marzo, dopo avere raggiunto un accordo sul risarcimento dell’attentato del 1988 contro l’aereo della Pan Am esploso sui cieli di Lockerbie. Blair precisa che il colonnello era «vicino» a procurarsi l’atomica, e che possiede «quantità significative» di agenti chimici (avrebbe anche collaborato con la Corea del Nord per perfezionare il sistema missilistico). Secondo gli accordi, limiterà la portata degli Scud 2 a 300 km e firmerà il Trattato di non proliferazione. Negozierà inoltre «in modo trasparente e verificabile» con l’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Bush ricorda che l’Onu revocò le sanzioni contro Tripoli il 12 settembre scorso, e lascia intendere che sia possibile la revoca anche delle sanzioni americane, in vigore da 17 anni.
Il primo a dare l’annuncio, da Durham, Inghilterra, è Tony Blair che loda «la storica e coraggiosa decisione» dell’ex nemico. Pochi minuti più tardi, Bush convoca una conferenza stampa: «Il colonnello Gheddafi - dichiara tra la sorpresa generale - ha confermato pubblicamente, oggi a Tunisi, il suo impegno a mostrare i suoi progetti per la costruzione di armi di sterminio e a eliminarli. Il suo impegno, se rispettato, rafforzerà la sicurezza degli Stati Uniti e del mondo».
Bush si muove in un campo per lui molto insolito: il multilateralismo. Spiega sorridendo che «immediatamente e incondizionatamente il colonnello aprirà tutte le porte agli ispettori internazionali, che controlleranno i suoi armamenti e contribuiranno a distruggerli».
Ammonisce che «Gheddafi sa quale strada debba seguire, è fondamentale che mantenga la promessa di oggi e che si unisca alla lotta al terrorismo». Aggiunge che con questa decisione «la Libia ha avviato il processo del suo ricongiungimento alla comunità internazionale». E conclude che l’accordo tra Tripoli, Londra e Washington «è di grande importanza, perché la non proliferazione delle armi di sterminio è uno dei massimi obiettivi della guerra antiterrorista».
Il presidente trasmette quindi un secco messaggio agli altri Paesi che perseguono programmi di armi di sterminio, come la Corea del Nord (su cui i democratici al Congresso lo sollecitano a concentrarsi) o che sono sospettati di averli perseguiti, come l’Iran: essere amici dell’America comporta enormi vantaggi, lascia capire, esserle nemici è un enorme pericolo. L’America, sottolinea Bush, conduce trattative con l’appoggio internazionale, nel caso della Corea del Nord, con il sostegno di Cina, Giappone, Russia, Corea del Sud, e nel caso dell’Iran, con Gran Bretagna, Francia e Germania. Lo ha fatto addirittura con l’Iraq, dice, ricorrendo ripetutamente all’Onu. Ma se vengono a mancare alternative, è pronta a usare la forza. La Libia, assicura Bush, ha scelto bene: la aiuteremo e cercheremo di farne fonte di stabilità per l’intero Medio Oriente.
Né Bush né Blair accennano al ruolo che l’Italia ha silenziosamente svolto dietro le quinte, mantenendo sempre il dialogo con Gheddafi, anche nei momenti più difficili, e adoprandosi per ricondurre Tripoli nella comunità internazionale.
Il premier britannico spiega che Gheddafi ha preso l’iniziativa a marzo, dopo avere raggiunto un accordo sul risarcimento dell’attentato del 1988 contro l’aereo della Pan Am esploso sui cieli di Lockerbie. Blair precisa che il colonnello era «vicino» a procurarsi l’atomica, e che possiede «quantità significative» di agenti chimici (avrebbe anche collaborato con la Corea del Nord per perfezionare il sistema missilistico). Secondo gli accordi, limiterà la portata degli Scud 2 a 300 km e firmerà il Trattato di non proliferazione. Negozierà inoltre «in modo trasparente e verificabile» con l’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Bush ricorda che l’Onu revocò le sanzioni contro Tripoli il 12 settembre scorso, e lascia intendere che sia possibile la revoca anche delle sanzioni americane, in vigore da 17 anni.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Paul Richter su Los Angeles Times del 16/05/2006
di Hassan M. Fattah su The New York Times del 31/01/2006
Il presidente americano ottiene l’appoggio di Roh sulla linea dura contro Pyongyang
Bush: «Non tollereremo una Corea con l’Atomica»
Intesa con Seul, niente aiuti se il Nord non si piegherà
Bush: «Non tollereremo una Corea con l’Atomica»
Intesa con Seul, niente aiuti se il Nord non si piegherà
di Maurizio Molinari su La Stampa del 18/11/2005
News in archivio
su Reuters del 29/08/2006
Rivelazioni choc
Gheddafi: 'La Libia era a un passo dalla bomba nucleare'
Il leader libico racconta i progetti di dar vita a una comunità di Paesi arabi e ammette di aver sostenuto i movimenti di liberazione in Africa, America, Asia e persino Irlanda
Gheddafi: 'La Libia era a un passo dalla bomba nucleare'
Il leader libico racconta i progetti di dar vita a una comunità di Paesi arabi e ammette di aver sostenuto i movimenti di liberazione in Africa, America, Asia e persino Irlanda
su Il Resto del Carlino del 25/07/2006
su SwissInfo del 15/05/2006
In biblioteca
di Kenneth Chase
Editrice Goriziana, 2009
Editrice Goriziana, 2009