Da La Stampa del 30/12/2003

Nelle chiese russe

La leggenda del santo sparatore

di Anna Zafesova

MOSCA. Imbraccia il kalashnikov, simbolo della sua santità insieme all'aureola che gli cinge il capo. Le sue icone, tuta mimetica, mitra e volto tondo da ragazzo di campagna, guardano dagli altari della santa Russia. Verso la sua tomba c'è un pellegrinaggio incessante, i suoi santini sono nel taschino sul petto dei soldati mandati nel Caucaso, le sue apparizioni miracolose - uniforme, mantello rosso sangue, mitra in mano e croce sul petto - conducono fuori dal pericolo. Non è ancora stato beatificato ufficialmente - «questione di tempo», dicono al patriarcato - ma in attesa del verdetto del Sinodo è già stato inaugurato un culto semiclandestino e appassionato di un nuovo santo: Evghenij Rodionov, soldato dell'ex Armata Rossa e martire per mano dei guerriglieri ceceni.

L'agiografia sembra copiata dagli opuscoli della propaganda sovietica - russo, famiglia semplice di un piccolo villaggio vicino Mosca, scolaro diligente, poi operaio laborioso e modesto, fino alla chiamata alle armi - con l'aggiunta mistica dei presagi al momento della nascita. Evghenij Rodionov sognava di fare il cuoco, ma è finito in Cecenia, buttato tra le montagne senza istruzioni e aiuto e sequestrato dai ceceni nel 1996. Per nascondere l'incidente, i comandanti l'hanno denunciato come disertore. Dopo tre mesi di torture, il giorno in cui ha compiuto 19 anni è stato decapitato, dopo aver rifiutato di guadagnarsi la vita convertendosi all'islam.

La madre Liubov Vassilievna, in una sua via crucis personale, ha ritrovato il corpo mutilato, riconoscendolo dalla croce che il figlio aveva sul collo. Ha maledetto i suoi carnefici che sono stati puntualmente raggiunti dalla giustizia divina (che ha preso la forma di una bomba russa). Gli ingredienti della legenda a quel punto c'erano tutti, ed Evghenij è diventato la risposta della chiesa russa alle kamikaze cecene che si fanno esplodere in nome di allah. Il suo culto ancora non riconosciuto è però fervente: in alcune chiese l'icona di «Evghenij il guerriero» è accanto a quella della madonna, gli si dedicano liturgie e preghiere, le sue immagini piangono mirra, guarnigioni di provincia stanno costruendo cappelle dedicate al soldato martire. E' un culto che sposa incredibilmente la bandiera rossa dell'esercito e le icone, la propaganda sovietica e i miracoli, covando nelle frange più reazionarie e xenofobe della fede ortodossa, quelle che vorrebbero beatificare anche Ivan il Terribile. Fieramente antipacifista, il nuovo martire cui la Russia chiede l'intercessione, è un santo che non perdona.

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