Da La Stampa del 13/01/2004
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/news_high_tech/archivio/0401/campagna...

Internet e politica: negli USA la campagna elettorale si fa online

Si moltiplicano i siti che raccolgono finanziamenti per i candidati alle presidenziali. E i democratici lanciano "Bush in 30 Seconds", un concorso online per realizzare il miglior spot contro il presidente degli USA

di Stefano Porro

C'è una profonda rivoluzione politica in atto negli Stati Uniti e pare che il responsabile di tutto sia, ancora una volta, Internet. Secondo una ricerca resa nota ieri dall'associazione noprofit "Pew Internet and American Life Project", la rete si sta lentamente affermando come il più efficace strumento di comunicazione (e di propaganda) politica degli ultimi vent'anni.

A guardare i dati, che analizzano le fonti di informazione predilette dagli americani per aggiornarsi sugli avvenimenti delle campagne elettorali, c'è da rimanere a bocca aperta: mentre l'audience dei media tradizionali come televisione e carta stampata perde 6 punti rispetto alle elezioni presidenziali del 2000, la percentuale di cittadini che si collega regolarmente alle rete alla ricerca di informazioni politiche sale del 20% rispetto a 4 anni fa. Dal punto di vista qualitativo, i cyberelettori appaiono inoltre molto più informati e consapevoli dell'andamento delle campagne elettorali rispetto a chi si informa attraverso i media tradizionali.

La rete dunque non è soltanto un efficace mezzo di informazione alternativa, ma grazie alla sua capacità di stabilire relazioni sociali si rivela una valida piattaforma per generare discussione e attivismo politico. Una peculiarità che Howard Dean, aspirante rivale democratico di George W. Bush alle prossime elezioni presidenziali, ha deciso di sfruttare a piene mani. Sono moltissimi infatti i siti organizzati per sostenere la sua elezione alla presidenza degli Stati Uniti, nel tentativo di creare un coinvolgimento attivo dei cittadini-potenziali elettori.

Tra questi spicca l'ormai celebre MoveOn.org, un portale che conta più di due milioni di utenti registrati e che ha dato vita a un concorso online di grande successo: "Bush in 30 Secondi". Scopo della tenzone, a cui hanno partecipato migliaia di film-maker e videoattivisti, era quello di realizzare il miglior spot elettorale (della durata, appunto, di 30 secondi) contro gli orientamenti filo-bellici del presidente in carica. Tra tutti i filmati in concorso, che potevano essere scaricati e votati online dalla giuria popolare, sono stati selezionati 14 finalisti tra cui una giuria d'eccezione di cui fanno parte noti registi, produttori e cantanti (da Michael Moore al cantante dei Rem Michael Stipe) designerà il vincitore.

Al fortunato regista non andrà un premio in soldi, bensì la soddisfazione di vedere la propria opera programmata centinaia di volte sui principali network televisivi americani come testimonial della campagna elettorale di Howard Dean. Se l'intento degli organizzatori era quello di servirsi della rete per svecchiare il linguaggio delle campagne elettorali statunitensi, che da vari anni vengono gestite da una ristretta lobby di agenzie di relazioni pubbliche, il risultato è stato senz'altro ottenuto.

Tra i video concorrenti non mancano infatti creatività e innovazione. C'è chi ha finto di riprendere il desktop del computer di Bush, dove un mouse impazzito trascina nel cestino le icone "ambiente, "sicurezza sociale" ecc, e chi ha filmato le oscillazioni di una macchina della verità che impazzisce ogni volta che il presidente inventa una nuova bugia per giustificare l'intervento armato in Iraq. Non mancano poi posizioni più impegnate come quella di Harry Katatsakis, che ha impegnato i suoi 30 secondi per intervistare un uomo di colore che descrive le violazioni dei diritti civili che vengono perpetrate nel suo paese: l'America, come si scoprirà solo alla fine.

Se la politica statunitense compie passi da gigante verso la democrazia diretta, sfruttando le nuove tecnologie e procurando voti e finanziamenti ai suoi protagonisti, l'Italia invece brancola nel buio. Una recente indagine di Taylor Nelson Sofres/Abacus registra un forte aumento nell'utilizzo dei servizi on line della Pubblica amministrazione (41% tra gli uomini, 31% tra le donne), che spesso e volentieri però non funzionano in modo adeguato. In altre parole, i cittadini hanno voglia di un e-government che ancora non riesce a partire per mancanza di competenze e fondi. Per le campagne elettorali online, campa cavallo.

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