Da Corriere della Sera del 22/01/2004
L’opposizione
Kerry in ascesa, Dean deluso E la gara si restringe a 4 «big»
Martedì si vota nel New Hampshire, dove debutterà l’ex generale Wesley Clark
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Erano nove alla vigilia dei «caucus», le assemblee elettorali dell’Iowa: dopo il voto di lunedì i candidati democratici che realmente possono aspirare alla corsa alla Casa Bianca sono diventati quattro. Cinque se si include il senatore Joe Lieberman.
Martedì nel New Hampshire, dove cominceranno le vere primarie, e anche gli indipendenti potranno votare, il numero dovrebbe ridursi ulteriormente. Si sono ritirati l'ex leader liberal della Camera Dick Gephardt, l'uomo dei sindacati, uno dei favoriti, quarto nello Iowa su cui aveva puntato tutte le sue carte, e l'ex senatrice nera Carol Moseley Braun. Sono ancora in lizza il pastore Al Sharpton e il deputato idealista dell’Ohio John Kucinich, ma con consensi così scarsi da renderne l'uscita di scena inevitabile.
I «caucus» dell’Iowa non hanno solo sfoltito la rosa dei candidati. Hanno anche alterato i rapporti di forza tra i «big four»: l'ex governatore del Vermont Howard Dean, il capofila fino a martedì scorso; il senatore John Kerry del Massachusetts, il beniamino di Ted Kennedy; il senatore della North Carolina John Edwards, il candidato più giovane e telegenico; il generale Wesley Clark, il vincitore della guerra del Kosovo.
A sorpresa, Dean è finito terzo con il 18% dei voti. Edwards è giunto secondo con il 32%, rilanciando la propria candidatura. E Kerry ha vinto con il 38%, conquistando il ruolo di «anti-Bush».
Clark e Lieberman avevano disertato il «caucus» per concentrarsi sul New Hampshire. Nei sondaggi per il prossimo voto, Dean figura ancora in testa, ma perde terreno: avrebbe circa il 26% dei consensi contro il 24% di Kerry e il 18% di Clark, con Edwards e Lieberman più distanziati. I «caucus» hanno dimostrato che i democratici perseguono 3 obbiettivi nella scelta del loro candidato: che sembri capace di battere Bush; che privilegi il rafforzamento dell'economia e dei servizi sociali, in particolare sanitari; e che sia forte, in modo da garantire la sicurezza nazionale. «E' l'identikit del moderato - rileva Stan Greenberg, che fu consulente elettorale di Gore e in Italia di Rutelli -. Lo ritengo anche un segnale che, salvi eventi traumatici, la guerra dell'Iraq potrebbe avere meno peso sulle elezioni di quanto pensi Bush».
Per Greenberg, rispondono all'identikit del centrista anti Bush più Kerry, Edwards e Clark che non Dean.
L'ex governatore, il ribelle pacifista e populista del partito, idolo dei giovani e del popolo di Internet, ha avuto una reazione così scomposta alla sconfitta nell’Iowa che il Washington Post lo ha paragonato alla angosciante figura ne L'urlo , il celebre dipinto di Edward Munch. Di contro, la vittoria ha conferito un'aura presidenziale a Kerry, un eroe del Vietnam che ha appoggiato l'attacco a Bagdad, criticando però l'operato di Bush nel dopoguerra. Come Clark (che invece denuncia la guerra irachena) Kerry è più qualificato di Bush per il ruolo di capo delle forze armate, né si può metterne in dubbio il patriottismo.
Anche Edwards, che il 3 febbraio giocherà in casa perché si voterà nel suo Stato e in altri Stati del profondo Sud, e Lieberman, che rivendica l'eredità del presidente Clinton, sono lontani sia dal radicalismo di Dean, sia dal conservatorismo di Bush. Dean ne ha preso atto e sta moderando rapidamente le sue posizioni. Per ora, il risultato di martedì venturo nel New Hampshire pare incerto. Ma si preannuncia cruciale come nell’ Iowa, e porrà le basi di uno scontro risolutivo tra due settimane. Da indiscrezioni della Casa Bianca, Bush si starebbe preparando a battersi non più contro Dean, ma contro un altro candidato, che però nessuno ancora vuole nominare.
Martedì nel New Hampshire, dove cominceranno le vere primarie, e anche gli indipendenti potranno votare, il numero dovrebbe ridursi ulteriormente. Si sono ritirati l'ex leader liberal della Camera Dick Gephardt, l'uomo dei sindacati, uno dei favoriti, quarto nello Iowa su cui aveva puntato tutte le sue carte, e l'ex senatrice nera Carol Moseley Braun. Sono ancora in lizza il pastore Al Sharpton e il deputato idealista dell’Ohio John Kucinich, ma con consensi così scarsi da renderne l'uscita di scena inevitabile.
I «caucus» dell’Iowa non hanno solo sfoltito la rosa dei candidati. Hanno anche alterato i rapporti di forza tra i «big four»: l'ex governatore del Vermont Howard Dean, il capofila fino a martedì scorso; il senatore John Kerry del Massachusetts, il beniamino di Ted Kennedy; il senatore della North Carolina John Edwards, il candidato più giovane e telegenico; il generale Wesley Clark, il vincitore della guerra del Kosovo.
A sorpresa, Dean è finito terzo con il 18% dei voti. Edwards è giunto secondo con il 32%, rilanciando la propria candidatura. E Kerry ha vinto con il 38%, conquistando il ruolo di «anti-Bush».
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Per Greenberg, rispondono all'identikit del centrista anti Bush più Kerry, Edwards e Clark che non Dean.
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