Da Corriere della Sera del 31/01/2004

Preferite le iniziative americane a quelle guidate dall’Onu

Lotta contro l’Aids: meno fondi dagli Usa

Il filosofo cattolico Novak: le nostre industrie fanno miracoli

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Un anno fa, nel messaggio sulla stato dell’Unione, il tradizionale discorso programmatico, e più tardi nella sua visita in Africa, il presidente Bush promise di contribuire con 30 miliardi di dollari alla lotta contro l’Aids entro il 2008, uno sforzo senza precedenti, una sfida all’Europa. Ma nell’anno finanziario 2003-2004 il Congresso stanziò solo 2 miliardi e 400 milioni di dollari. E per l’anno finanziario 2004-2005 il presidente proporrà lunedì che 2 miliardi e mezzo di dollari vengano destinati al Millennium challenge account (il Fondo della sfida del millennio), un’iniziativa americana distinta da quella dell’Onu, e 1 miliardo e 100 milioni di dollari alle Organizzazioni internazionali. «Complessivamente è il 18 per cento di quello che dovremmo versare entro 4 anni - ha rilevato Steve Radlet, il funzionario del Ministero del tesoro che seguì l’Africa per Bush padre e il presidente Clinton -. Significa che l’amministrazione non rispetterà l’impegno assunto. C’è anche il rischio che il Congresso imponga dei tagli, perché il bilancio dello stato è in enorme deficit».

Non è il solo appunto mosso al presidente, che aveva parlato di «una opportunità storica per l’intera umanità di salvare le nazioni dell’Africa e dei Caraibi più colpite dall’Aids». I critici lo accusano anche di condizionare una parte degli aiuti all’acquisto dei farmaci delle grandi società americane, assai più cari di quelli equivalenti indiani o cinesi. Nei fatti, la rettifica di rotta di Bush pare un «no» all’appello del documento del Vaticano, mentre la piaga del millennio s’aggrava: l’anno scorso nell’Africa sub sahariana morirono di Aids altre 2 milioni e 300 mila persone, e altri 3 milioni risultarono sieropositivi. Radlet, che ammette di essere un avversario politico di Bush, sostiene che sta facendo molto di più Clinton. L’ex presidente infatti ha ottenuto che 5 grandi compagnie forniscano analisi di laboratorio a bassissimo prezzo agli ammalati, e che altre - non americane - scontino fortemente i farmaci. «In Africa, il costo annuale delle analisi e delle cure può scendere da 800 a 200 dollari a testa», afferma Radlet.

A difesa dell’amministrazione e delle aziende Usa, il ministro della Sanità Jim Thompson ricorda che la guerra all’Aids non è solo medica, è anche culturale. Molte vedove contagiate dal marito defunto devono sposarne il fratello, e molti maschi africani credono che il rapporto con una vergine sia curativo: per questi e altri motivi, circa il 60 per cento dei malati di Aids sono donne. In alcuni Paesi, come il Botswana, i malati sono quasi il 40 per cento della popolazione; altri, come l’Uganda, hanno contenuto il male esortando i giovani alla castità fino al matrimonio. La guerra contro l’Aids, ammonisce il ministro, durerà non anni ma decenni. Michael Novak, uno dei massimi filosofi cattolici degli Stati Uniti, ha dichiarato al Corriere della Sera che non considera molto giusto criticare l’amministrazione e la farmaceutica americane. «Le nostre società hanno compiuto miracoli nelle ricerche sui farmaci contro l’Aids, il mondo dovrebbe essere loro grato, ed esprimere pubblicamente la sua gratitudine», ha affermato. «Hanno prolungato e prolungano molti milioni di vite, ed essere sieropositivi non è più una condanna a morte. La loro è stata una fatica d’Ercole. Purtroppo in Africa esistono tremendi problemi di distribuzione dei medicinali, di igiene, di organizzazione».

Secondo Novak, l’industria Usa sta già facendo del suo meglio: «La Merckx distribuisce medicinali contro la cecità a prezzi modesti, e la Pfizer è stata premiata per il suo programma umanitario contro l’Aids: vende anch’essa farmaci a prezzi ridotti». Il filosofo consiglia di usare «il miele non l’aceto» nei rapporti con l'industria. «Ai suoi vertici vi sono buoni cattolici, gente per bene: bisogna chiedere loro assistenza, non muovere rimproveri. E promuovere una maggiore collaborazione internazionale».

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