Da La Stampa del 02/02/2004

Promemoria

Ecco i trucchi per trasformare la politica in fiction

di Filippo Ceccarelli

Fare scena, dopo tutto, significa rappresentare una verità che non è poi tanto vera. Ed Euroscena si chiama giustamente la società di produzione televisiva che ha effettuato le riprese del Memorial di Berlusconi e Forza Italia al Palazzo dei Congressi, la scorsa settimana, e poi ha girato le immagini ai tg di Rai e Mediaset. Gratis.

Immagini molto curate. Troppo. Realizzazione tecnologicamente perfetta: camion poderosi all'entrata, otto telecamere, lunghissima giraffa volteggiante sulla sala, carrelli, e gli altri operatori, quelli della Rai, lontani dal palco. Euroscena è un service televisivo, ma nell'era dell'immagine è anche molto di più. E' un occhio elettronico di riguardo, una regia di fiducia preconfezionata, in pratica la tv chiavi in mano. Produce immagini, ma anche set, sigle, spot, trailer. L'informazione c'entra ormai poco.

Il governo se ne serve di continuo. Euroscena ha progettato la nuova sala stampa di Palazzo Chigi, in stile un po' antico-romano; cura e distribuisce le immagini ufficiali della Presidenza del Consiglio; ha disegnato la nuova sala d'incontro del Viminale; ha allestito la sede della riunione del ministro della Giustizia con i colleghi europei; ha seguito la conferenza stampa di fine d'anno a Villa Madama e quella con Tony Blair (con pedana occulta per far sembrare i due leader della stessa altezza).

Più di ogni altro, Berlusconi capisce l'importanza di entità complesse come Euroscena. A Pratica di Mare, vertice Nato-Russia nel 2002, questa agenzia di edulcorazione istituzionale, specialista nella tecnologia «del far credere», ha supervisionato tra l'altro la «foto di famiglia» finale dei leader. Se qualcuno di loro avesse fatto le corna, per dire, è difficile che l'opinione pubblica avrebbe mai visto quelle immagini. Quel giorno il Cavaliere arrivò a far ripetere la scena dell'arrivo dei big, e si preoccupò della posizione dei fotoperatori perché l'effetto delle riprese, effettuate alla distanza giusta, fosse il più accattivante possibile.

Vale giusto la pena di ricordare che le tecniche televisive quasi mai sono neutrali: inquadrature, luci, numero e dislocazione di telecamere, volti estatici della platea, applausi, stacchi musicali, scritte in sovraimpressione. «Un cameraman - ha scritto Elisabeth Noelle-Neumann ne La spirale del silenzio (Meltemi) - può far apparire delle persone in modo particolarmente positivo o negativo attraverso il solo impiego del mezzo ottico». La ripresa frontale, ad esempio, all'altezza degli occhi, suscita simpatia e dà un'impressione di calma e naturalezza. Al contrario la prospettiva dall'alto, «a volo d'uccello», trasmette un senso di vuoto; così come le inquadrature dal basso, significativamente dette «a occhio di rana», generano antipatia nei telespettatori.

Ma intanto la verità sfugge. E' difficile che le troupe di convenienza commettano errori nella costruzione del messaggio, che dovrà essere gradevole e convincente prima della messa in onda. E si comprende, a questo punto, come mai l'intervista di Antonio Socci al Cavaliere per Excalibur sia stata non solo filmata, ma anche montata da Euroscena. Quest'ultima si è pure difesa rivelando di aver effettuato le riprese di una manifestazione contro il governo trasmessa da La7 nel 2003. Ma la rivelazione, semmai, conferma e anzi dilata il nuovo potere di queste produzioni.

Pare che un funzionario Rai, in visita pastorale nella sede iper-tecnologica del service metaberlusconiano, l'abbia definita «la boutique della tv italiana». Che la boutique fornisca i suoi pregevoli materiali alla Rai suona però altamente sospetto. Perché il consenso sarà pure un fine, ma la privatizzazione delle immagini è un pericolo reale.

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