Da Corriere della Sera del 08/02/2004

Kerry contro Bush

Boston, è nata così l’ultima scommessa dei kennediani

di Ennio Caretto

BOSTON - « Bush, we are back », Bush siamo tornati, dice uno striscione. «E' un doghunter », spiega un vicino, un «accalappiacani» che dà la caccia agli indipendenti e ai repubblicani, uno dei veterans di Kerry, dei reduci del Vietnam che appoggiano il candidato democratico: ha preso le vacanze per seguirlo alle primarie. Più avanti, su un muro della Boston university spicca un disegno della Casa Bianca: « Kerry in, Bush out », Kerry dentro, Bush fuori.

E subito oltre uno studente distribuisce la foto del senatore in giaccone di cuoio da top gun su una Ducati rossa: «Roaring to go» afferma la didascalia, ruggisce alla partenza.

Benvenuti a Boston, capitale del Massachusetts, la roccaforte liberal che dai caucus dello Iowa non fa più dormire Karl Rove, il guru elettorale del presidente. Benvenuti nel dissenso del pianeta America, quel dissenso che George Bush pensava di avere tacitato con l'emergenza terrorismo e i tagli alle tasse. Benvenuti nella «Kerryland», dove oggi scende gelida la neve, ma la passione politica divampa.

Per la prima volta dopo 44 anni, un uomo fa di nuovo sognare il Massachusetts e Boston come li fece sognare un giovane, appassionato senatore, John Fitzgerald Kennedy. È John Forbes Kerry, J.F.K. II, meno giovane - 60 anni - e forse meno idealista e carismatico. Da un quarto di secolo, la stella del Massachusetts e di Boston, il volto antico dell'America, è offuscata da quella della California, Los Angeles e San Francisco, il volto post-moderno, con le Università di Berkeley e Stanford, Silicon Valley, Hollywood, leader come Ronald Reagan. Ma l'irresistibile ascesa del senatore Kerry nelle primarie democratiche e il sorpasso di Bush nei sondaggi elettorali li hanno oggi riportati alla ribalta.

Grazie a J.F.K. II, la culla della democrazia e della cultura americane, il faro dei suoi progressi, si sente di nuovo «il centro dell’universo», come la definì Oliver Olmes nel Settecento. E tramite un uomo che s'interessò alla politica fin da studente - Kerry fondò il primo club democratico della Yale university - si ripropone al Paese quale modello civile, in opposizione al «modello alla cow boy» del Texas.

Ed Gillepsie, il segretario repubblicano, accusa Kerry, la sua città e il suo Stato di essere «out of sync», non sincronizzati col resto dell'America. Non è la sensazione che dà Boston. Dal tempo di Kennedy, da città industriale grigia e polverosa, come Clint Eastwood l’ha ritratta in «Mystic river», Boston si è trasformata in una città hi-tech vitale e seducente, dominata da imponenti grattacieli e autostrade, dove la ricerca e la finanza, e le università di Harvard e del Mit a Cambridge, al di là del fiume Charles, attirano cervelli da tutto il mondo. Una città la cui vita culturale - l'Orchestra sinfonica, l'Orchestra pop, il balletto, le gallerie d'arte e i musei - e le cui imprese sportive - dei Patriots nel football americano, dei Celtics nella pallacanestro, dei Red Sox nel baseball, dei Bruins nell'hockey su ghiaccio - suscitano l'entusiasmo del Paese. Nota con orgoglio un portavoce del sindaco Thomas Menino, l'italo-americano che nell'ultimo decennio ha più contribuito alla sua metamorfosi: «Noi siamo la prova che i liberal promuovono l'espansione economica e il benessere più equamente dei conservatori».

Dall'annuncio della candidatura, John Kerry rientra a Boston solo per qualche ora di riflessione e di riposo. Ma la sua presenza si avverte dappertutto: a Louisburg square, dove i turisti sostano davanti al suo palazzo di quattro piani con attico, da lui impegnato per 6 milioni e mezzo di dollari per fare fronte alle spese elettorali; alla storica Faneuil hall, con i manifesti del suo «Real deal», il Vero corso, che evoca il «New deal», il Nuovo corso di Franklin Delano Roosevelt; lungo il «Freedom trail», il sentiero della libertà, che ripercorre la storia dell'indipendenza, deserto a causa del maltempo, i cui negozi portano in vetrina la sua autobiografia, «A call to service», Chiamato per servire; al Fleet center, che a luglio ospiterà la convention democratica. In questi giorni, la cattolica Boston è sconvolta dalle polemiche sui matrimoni gay, legittimati dalla Corte suprema dello Stato, e in prima pagina il Boston Globe riferisce il parere di John Kerry: «Unione civile sì, matrimonio no».

Lo storico Douglas Brinkley è l'autore del libro, «John Kerry e la guerra del Vietnam», che racconta dell'eroismo di J.F.K. II al comando di una motovedetta. A una tavola rotonda, rileva che per capirlo bisogna conoscerne bene le radici. «Kerry è più bostoniano di quanto fosse Kennedy. Il padre era un diplomatico, e da bambino John studiò in Svizzera: tra parentesi, parla francese, in guerra gli servì per leggere le vecchie mappe dei fiumi vietnamiti. Dovunque andò, si portò Boston dentro. Come molti figli delle grandi famiglie bostoniane, crebbe con il senso del dovere civico e della leadership, e con la passione degli sport che qui tutti praticano, anche se pericolosi: fa windsurfing e barca a vela - il padre gli bendava gli occhi perché imparasse a orizzontarsi nella nebbia e la tempesta - pilota l'aereo e l'aliante, gioca a hockey». Brinkley si sofferma sul coraggio e sulla combattività di Kerry: «Da ragazzo lo chiamavano "John che tiene il disco" perché sul ghiaccio voleva sempre fare goal, non lo passava quasi mai ai compagni». Nessuna trasgressione? «Solo la chitarra e i capelli lunghi, persino nel Vietnam».

Secondo l'economista Robert Reich, anche politicamente Kerry è un prodotto del liberalismo bostoniano. Reich è l'ex ministro del lavoro del presidente Clinton, insegna alla Brandeis university, e a maggio pubblicherà il libro «Perché i liberal vinceranno la battaglia dell'America». Una tazza di caffè bollente in mano per sconfiggere il gelo di Cambridge, contesta l'idea che la California abbia mai eclissato il Massachusetts: «Per i media, era diventato di moda sostenerlo, ma in realtà Boston non ha perso mai il suo primato intellettuale. E' una terra di Nobel, di maestri del pensiero in tutti i campi, anche in politica, basta ricordare Samuel Huntington e Joseph Nye». Kerry, prosegue, maturò all'ombra dei Kennedy, i suoi protettori, facendo il procuratore distrettuale prima, il vicegovernatore poi, nel mito delle nuove frontiere kennediane, così diverse da quelle bushiane: «Qui non sono mai morte, da noi non le ha soppiantate il libero mercato, lo sento dai giovani come dall'uomo della strada. Il presidente punta sulla carta del patriottismo, ma non è un monopolio repubblicano: Kennedy dette la vita per il suo Paese».

I nemici di Kerry non mancano nemmeno a Boston. Nel '96, il suo rivale alle elezioni al Senato, l'ex governatore repubblicano Bill Weld, compilò a suo carico un dossier di 95 pagine che è divenuto la Bibbia di Karl Rove. Il dossier denuncia i suoi legami con le lobbies, lo accusa di essere un democratico «tassa e spendi», debole sul fronte della legalità e dell'ordine, lo soprannomina «live shot», la diretta, per la sua presunta ansia di apparire sempre alla tv. La rivista Time riferisce che a un certo punto Ted Kennedy diffidò di Kerry, giudicandolo uno snob «a suo agio solo a Davos, con una bottiglia di vino da 400 dollari». Ma adesso Ted è la sua spalla, gli ha affiancato Mary Beth Cahill, il suo ex capo di gabinetto lo ritiene l'uomo che rilancerà il Partito democratico. «Due volte - confida agli amici - Boston vide svanire il sogno di un altro Kennedy: nell'80, quando io persi le primarie contro il presidente Jimmy Carter, e nell'88, quando Bush padre sconfisse il governatore del Massachusetts Mike Dukakis. Questa sarà la volta buona». La volta del duello tra J.F.K II e Bush II, gli eredi di due grandi dinastie.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

L´America dei devoti non è arretrata, ma moderna e combattiva. Per fare proseliti usa blog e siti web
Il segreto dei militanti della fede vincere con le armi del nemico
di Simon Schama su The Guardian del 18/11/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0