Da Corriere della Sera del 13/02/2004

Haiti sprofonda nel caos. E’ vicina la resa dei conti

Le «chimere», i baby criminali, controllano la capitale Il prete-presidente Aristide si appella alle masse contro i ribelli

di Andrea Nicastro

Cento metri avanti una seconda barriera fatta con un vecchio semiasse, qualche sedia e una scrivania. Pochi metri ancora e un copertone in fiamme annuncia l'ingresso a Canapè Vert, la piazzetta di Port-au-Prince scelta come punto di partenza del corteo di protesta. Chi si è arrischiato ad arrivare sin lì ha trovato le «chimères», le chimere, pronte a riceverlo. Armate di sassi, mazze da baseball e qualche pistola infilata nella cintura, le chimere sono i baby criminali che fanno da braccio violento del presidente-predicatore. Davanti al commissariato della piazza, le chimere si comportano da padroni. Per un residuo di pudore, alcuni si legano la bandiera haitiana sulla faccia a mo' di maschera. Ma i più sputano prepotenza senza ritegno. «Chi sei?». «Che cosa fai qui?» chiedono aggressivi. «Documento».

Quattordici, sedici, vent'anni: si muovono in branco, indisturbati dai poliziotti che li guardano e forse li aizzano. In questo clima ci vuole poco a sospettare che siano stati loro ad appiccare fuoco al pick-up bianco che fuma ancora sulla piazza.

Qualche oppositore sgattaiola via, qualche altro si bagna l'occhio tumefatto un paio di vie più in là. La tattica dell'intimidazione funziona. Il corteo annunciato ieri nella capitale caraibica non è partito. Ma non per questo il regime dell'ex prete salesiano Aristide è più saldo. Al nord, da una settimana, il governo ha perso il controllo di una dozzina di città. Lassù, tra campagne deforestate e incapaci persino di produrre mango e cocco che vent'anni fa crescevano spontanei, le chimere non hanno a che fare con manifestanti che si richiamano a Gandhi e Martin Luther King, ma con i loro stessi compagni ribelli. Armati come loro e abituati ai metodi che hanno reso Haiti il Paese ideale per i fotoreporter. E' qui che si vincono i premi per i migliori scatti dell'anno. E' grazie alla luce dei Caraibi, ma soprattutto all'inimmaginabile crudeltà ostentata davanti agli obbiettivi.

In quest'ultima settimana di rivolta si sono contati una cinquantina di morti, commissariati e case bruciate, cadaveri sfigurati, altri infilati in un copertone di automobile e incendiati. Da una parte e dall'altra. I ribelli hanno chiuso la Route 9 per impedire l'arrivo di rinforzi governativi. La polizia ha tagliato i rifornimenti di carburante e spento i ricevitori di radio e telefonini.

Non c'è stato bisogno di staccare l'elettricità perché ad Haiti la luce c'è solo una, massimo due ore al giorno e i frigoriferi devono contare su generatori disel che senza carburante si sono fermati dopo tre giorni. Onu e Unicef lanciano allarmi umanitari. Migliaia di persone sarebbero già senza cibo e senza accesso alle già fatiscenti strutture sanitarie. Stati Uniti, Canada e Francia, i Paesi con i maggiori interessi ad Haiti, richiamano il personale diplomatico «non indispensabile» e «sconsigliano» qualsiasi viaggio.

Washington sta allestendo un campo profughi da 50 mila posti nella base di Guantanamo per dirottarvi eventuali «boat people» che decidessero di sfuggire alla resa dei conti scappando via mare verso la Florida. La Repubblica Dominicana, che divide con Haiti la stessa isola, è in allerta. Le carte per una gigantesca crisi sembrano pronte.

Ieri a Port-au-Prince, l'opposizione pacifica ha rimandato il confronto sperando in un intervento internazionale o in un'avanzata degli scomodi e inaspettati alleati del nord. «L'appuntamento è per domenica, davanti alla chiesa di San Pietro, sulla collina dei ricchi di Petion-Ville» ha però annunciato il portavoce dei non violenti, Andy Apaid, un industriale haitiano di origini libanesi.

Difficile tagliare il campo di questo confronto caraibico in buoni e cattivi. I ribelli del nord agiscono per vendetta. Il capo di un gruppo di chimere, l'Armèe Cannibal (l'esercito cannibale), è stato assassinato mesi fa. Si dice per ordine del presidente Aristide. Il comando della gang è passato al fratello del morto che prima ha cambiato il nome della banda in Fronte di ribellione anti Aristide, e poi ha dichiarato guerra.

L'industriale Apaid cerca in tutti modi di accreditarsi come portavoce degli interessi nazionali, di neri e meticci, ricchi e poveri. E non solo della elite imprenditoriale ormai strangolata dalla crisi economica. Dal canto suo, il presidente Aristide fa l'esatto contrario e punta sullo scontro sociale, appellandosi alle masse delle bidonville che da prete salesiano l'avevano trascinato a diventare nel 1990 il primo presidente democraticamente eletto della storia di Haiti. Da allora, però, il suo consenso si è eroso.

Aristide è ormai un ex prete, anche se il suo linguaggio è rimasto un fantasioso mix di metafore, proverbi creoli, parabole evangeliche. E il suo stile di governo è sempre più autoritario. Ha forzato le pieghe della costituzione per farsi rieleggere nel 2000 e ha usato baby gang e brogli per conquistare la maggioranza assoluta di deputati e senatori. Oggi governa senza parlamento e rivendica per sé altri 5 anni di presidenza.

Anche in questo ex paradiso, sono gli Stati Uniti a poter giocare la parte decisiva. Aristide si è visto tagliare gli aiuti economici, ha chiesto aiuto a Cuba, ma non ha mai tagliato i ponti con Washington.

L'opposizione non violenta si appella ai valori democratici dell'America. Senza troppa speranza, però. «E' l'anno sbagliato - dice sconsolato l'industriale Apaid -. In Usa ci sono le elezioni e Bush non può perdere tempo con noi di Haiti. Purtroppo però l'anno prossimo sarebbe già troppo tardi. Aristide ci avrebbe già ucciso tutti».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

di AA.VV. su Le Monde del 20/10/2008
Deforestazione senza fine
Haiti, la crisi ambientale a un punto di non ritorno
di Milena Nebbia su Peace Reporter del 28/08/2006
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0