Da Corriere della Sera del 18/02/2004

L’ultimo sondaggio conferma che soltanto il favorito dei democratici potrebbe battere Bush con il 48 contro il 43 per cento dei voti

Kerry nel Wisconsin sulle orme di Jfk

Il senatore del Massachusetts in vantaggio nello Stato che aprì a Kennedy le porte della Casa Bianca

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Si vota nel Wisconsin, alle primarie che i media definiscono risolutive per i democratici. Ted Kennedy parla ai delegati della Afl-Cio, la confederazione dei 19 sindacati, con 13 milioni di iscritti, che hanno tolto il loro appoggio a Howard Dean per darlo a John Kerry. «Nel '60 - ricorda - il Wisconsin suggellò la candidatura di un senatore del Massachusetts, mio fratello John Fitzgerald Kennedy, aprendogli la strada della Casa Bianca. Che il Wisconsin faccia altrettanto oggi, con un altro senatore con le stesse iniziali del nome e dello stesso Stato: John Forbes Kerry!». Dalla folla entusiasta si leva un boato: «J.F.K!, J.F.K!, J.F.K!». Il Wisconsin ha fama di essere uno stato elettore imprevedibile, di votare per gli outsider: per questo Dean, il ribelle del partito, vi ha visto l'ultima spiaggia. Ma, una volta tanto, per i democratici è diverso, è come se il kennedismo fosse risorto dopo 44 anni. Vogliono un candidato capace di sconfiggere George Bush, come Kennedy sconfisse Richard Nixon. E l'ennesimo sondaggio d'opinione, quello della tv Cbs , conferma che soltanto Kerry potrebbe riuscirci: batterebbe il presidente con il 48 contro il 43 per cento dei voti, mentre Bush batterebbe Dean con il 54 contro il 37 per cento dei voti, e John Edwards con il 50 contro il 41 per cento.

L'esito delle primarie del Wisconsin, dove nonostante il gelo e la neve si prevedeva un'affluenza record, quasi un milione e mezzo di persone, era atteso alle 20 locali di ieri, le 3 di stamane in Italia. La maggioranza dei primi exit polls ha visto Kerry in testa, anche se con un distacco meno netto rispetto a precedenti votazioni. Successivamente i dati riportati dal sito «Drudge Report» davano Edwards in rimonta: 31% contro il 42% del nuovo Jfk, con Dean più distanziato al 15%, mentre una rilevazione Rasmussen dava Kerry in discesa di otto punti rispetto a Edwards ma comunque con un certo margine di vantaggio.

Preoccupata dalla prospettiva dell'ennesimo successo di Kerry, per tutto il giorno la Casa Bianca ha cercato d'attutire l'eco della festa democratica. Ha ammonito che non si poteva escludere una sorpresa nel Wisconsin. Ha svelato al New York Times che persino l'elite islamica negli Stati Uniti, iraniani e iracheni in testa, finanzia l'elezione di Bush, che ritiene certa. Ha chiamato Kerry un «Lif», acronimo di «liberal», «insider» e «flip flopper» (banderuola): l'esercito di destra lo dipinge a tinte fosche, ha scritto Usa Today sotto la foto del candidato sottoposto al trucco. Ha mobilitato gli economisti secondo cui ci sarà un «boom» grazie ai tagli alle tasse di Bush. E ha indotto «il presidente di guerra», la cui popolarità è scesa al 50% stando alla Cbs , a recarsi in Louisiana, alla partenza per l'Iraq della Guardia nazionale, dove prestò servizio militare.

Un presunto scandalo concernente Bush ha turbato la votazione. In un'intervista al tabloid Daily News di New York, il porno editore Larry Flint ha annunciato che a mesi pubblicherà un libro in cui accuserà il presidente di avere fatto abortire una sua fidanzata circa trent'anni fa: «E' una storia che deve venire fuori perché oggi Bush fa l'anti-abortista», ha detto Flynt. La storia è vecchia, vi accennò già nei giorni scorsi il cantante Moby, e fu smentita con sdegno dal segretario repubblicano Ed Gillepsie: «I nostri avversari ricorrono a calunnie vergognose». Ma, dopo il diniego della giornalista Alex Polier di avere avuto una relazione con Kerry, ha acuito le polemiche sulla «sporca guerra elettorale» in corso. «Temo che i due partiti non si risparmieranno i colpi bassi», ha commentato lo storico Kevin Phillips.

Come i democratici, così la Casa Bianca si aspetta due segnali importanti dal Wisconsin. Il primo è se Edwards e Dean rimarranno in gara - come hanno promesso - sino al 2 marzo, il martedì delle dieci primarie, dalla California a New York, che dovrebbe chiudere definitivamente la partita. Il secondo è se Bush, su cui si sta abbattendo una valanga di libri critici, sia vulnerabile, o si sia ripreso. Kerry si comporta come se il duello fosse ormai ristretto a lui e al presidente. Accusa Bush di «estremismo politico, avidità finanziaria, negligenza verso gli eroi delle stragi dell'11 settembre», gli umili pompieri, poliziotti e cittadini che sono in ristrettezze economiche.

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