Da Corriere della Sera del 23/02/2004
L’uomo che fece perdere la presidenza a Gore dice di battersi contro il «duopolio» della politica statunitense
Nader in campo, i democratici tremano
Secondo i sondaggi, la candidatura dell’ecologista potrebbe costare la vittoria a Kerry
di Ennio Caretto
WASHINGTON - E' ufficiale. Alla tv Nbc , Ralph Nader conferma la sua candidatura come indipendente, non più come Verde (a differenza del 2000). Lo fa in tono polemico non soltanto contro l'amministrazione Bush ma anche contro i democratici. Parla di un «duopolio» dei due partiti sulla politica americana, e di un loro asservimento ai grandi interessi finanziari: «Washington è un territorio occupato dalle corporation - dichiara -, l'America ha più problemi e ingiustizie di quanto non meriti, c'è una forte carenza di democrazia». L'ecologista e avvocato dei consumatori non si fa però illusioni sulle sue prospettive di successo: «Chi andrà alla Casa Bianca continuerà a prendere ordini dalle multinazionali». Ma, allora, perché si candida? «Perché occorre un onesto dibattito politico, voglio mobilitare gli elettori, è nel loro interesse».
L'intervistatore è Tim Russert, lo stesso che mise Bush in difficoltà sulle armi di sterminio di Saddam Hussein due settimane or sono. Ricorda a Nader che nel 2000 sottrasse voti al vicepresidente Al Gore, dando la vittoria a Bush, e gli chiede come si sentirebbe se facesse il bis. Nader ribatte che la domanda è ipotetica, che risponderà «se questo scenario si verificherà». Ma i Verdi, che lo hanno rifiutato come candidato schierandosi per John Kerry, e i democratici sono in subbuglio: l'avvocato dei consumatori minaccia di essere una spina nel loro fianco. Secondo la rivista Newsweek , Kerry e il suo rivale John Edwards, se candidati alla presidenza e vicepresidenza, batterebbero l'accoppiata Bush-Cheney con il 49 contro il 45 per cento dei suffragi. Ma secondo la tv Fox , con Nader in campo Bush sconfiggerebbe Kerry con il 43 per cento contro il 42 per cento dei voti: l'ecologista prenderebbe il 4 per cento, 1 punto in percentuale più del 2000.
Dietro le quinte, i democratici premono già per evitare che la candidatura di Nader decolli, in modo che si ritiri dopo le primarie, mentre i repubblicani esultano. Ma Kerry la ignora per concentrarsi sul presidente. Lo sfida a un dibattito tv sulla guerra del Vietnam «e sull'impatto delle nostre esperienze sull'approccio alla presidenza». Il candidato democratico rende pubblica una lettera da lui inviata a Bush dopo che il senatore repubblicano della Georgia Saxby Chambliss lo ha accusato di «aver votato per 32 anni per ridurre la difesa nazionale». Il tono della lettera è pesante: Kerry invita il presidente a stroncare «l'attacco frontale» sferratogli dai conservatori, «i suoi sicari», e a «non riaprire ferite dolorose per un vantaggio personale». Non capisco, dice alludendo a Bush, perché i repubblicani che non combatterono in Vietnam, ce l'abbiano coi democratici che invece combatterono. Bush non risponde, ma Scott Stanzel, un portavoce, non demorde: «Kerry ha firmato 15 spot tv denigratori del presidente».
La sfida di Kerry a Bush nasconde brucianti retroscena. Chambliss è l'uomo che sottrasse il seggio della Georgia al Senato al suo migliore amico, Max Cleland, come lui un eroe della guerra del Vietnam, dove perse le due gambe e un braccio, accusandolo (falsamente) di non essere «abbastanza patriottico e antiterrorista». Inoltre, Kerry non dimentica che nell'88 Bush padre distrusse il candidato democratico Mike Dukakis dipingendolo come un pacifista e un debole sul piano della legalità e dell'ordine.
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