Da La Stampa del 26/02/2004
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Arriva il ticket per il prestito dei libri

Una direttiva dell'Unione Europea impone alle biblioteche la cancellazione del prestito gratuito di libri. Insorgono le associazioni dei consumatori e monta la protesta in rete

di Stefano Porro

"Non pago di leggere". E' questo il provocatorio slogan scelto dalle biblioteche italiane per protestare contro una direttiva dell'Unione Europea che intende vietare il prestito gratuito di libri. Secondo i burocrati di Bruxelles, il prestito bibliotecario causerebbe una riduzione delle vendite dei libri e sarebbe quindi necessario risarcire autori ed editori tramite l'introduzione di un piccolo balzello. Non si tratta di una nuova normativa, dal momento che il suo recepimento nel nostro sistema legislativo è avvenuto nel lontano 1996.

Solo in questi giorni però la Commissione Europea ha deciso di passare all'attacco aprendo una procedura di infrazione contro quei paesi che ancora non si sono messi in regola. Tra le nazioni "ribelli" figurano Francia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda e naturalmente l'Italia, dove sono presenti circa 15.000 biblioteche tra pubbliche e private che ogni anno acquistano sette milioni di libri ed effettuano quasi 70 milioni di prestiti.

Un giro d'affari esorbitante che, in caso di applicazione del "ticket", rimpinguerebbe le casse di molti autori ed editori di libri. Ecco perché l'Associazione Italiana Editori (Aie) si è subito espressa favorevolmente alla cancellazione del prestito gratuito, dichiarando che l'Italia non può rifiutarsi di applicare una direttiva europea. Pronta è arrivata la precisazione della SIAE, che ha diramato una nota in cui sostiene che non devono essere i privati a pagare la tassa di noleggio, bensì lo Stato o gli enti locali. Questo perché il diritto al prestito pubblico e alla libera diffusione della conoscenza deve rimanere inalienabile.

Mentre enti ed istituzioni discutono tra loro sulle conseguenze della direttiva, tra gli utenti è già scoppiata la protesta, e non solo virtuale. La biblioteca di Cologno Monzese, in provincia di Milano, ha organizzato un convegno lo scorso 21 febbraio dove studenti, autori, lettori e persino qualche editore hanno espresso la loro preoccupazione sull'iniziativa dell'Unione Europea. L'associazione Bibliaria sta invece promuovendo una raccolta di firme per chiedere a Romano Prodi di salvare la rete delle biblioteche da una legge che ucciderebbe la promozione della cultura.

Difficile prevedere come andrà a finire, fatto sta che ancora una volta l'operato dell'Unione Europea genera molte perplessità. Nel giro di un anno, l'organismo di Bruxelles ha prodotto direttive (come quella sulla brevettazione del software o la famigerata EUCD, ndr) volte a privilegiare la logica dell'industria culturale piuttosto che a favorire la libera diffusione della conoscenza. Lo strumento giuridico del diritto d'autore non è più utilizzato per tutelare gli interessi di chi inventa e produce opere dell'ingegno, ma viene anzi brandito come un'arma per privatizzare l'accesso al sapere.

Da sempre le biblioteche del nostro paese permettono la libera fruizione di pensieri, opinioni e dati a qualunque persona, anche ai meno abbienti, svolgendo una funzione sociale a cui uno stato democratico non può permettersi di rinunciare. C'è da sperare che il Parlamento italiano si occupi in prima persona di una questione così spinosa, anche se una soluzione definitiva sarà raggiungibile solo ed esclusivamente attraverso una seria revisione della normativa sul diritto d'autore, alla luce delle nuove possibilità di diffusione e riproduzione dello scibile umano offerte dalla rete e dalle tecnologie digitali.

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