Da La Stampa del 09/03/2004
«Danneggia l’ambiente»
L'ecoturismo amico degli animali
di Tullio Regge
Un noto proverbio ci avverte che «le strade dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni». L'Independent del 4 marzo lancia l'allarme: l'ecoturismo è diventato una minaccia per le specie in via di estinzione, dai pinguini dell'Antartide ai dingoes dell'Australia. I loro habitat sono invasi da orde di ecoturisti che provocano danni irreversibili all'ambiente. I motoscafi dei turisti disturbano i delfini nella Nuova Zelanda, la tubercolosi umana si è diffusa in Africa tra i primati.
Anch'io ho fatto la mia parte, durante i miei viaggi sono stato nel Kenya dove ho visto elefanti africani, giraffe, ippopotami ed altri animali di cui ho dimenticato il nome, per quanto ne so non si trattava di specie in via di estinzione. Ho visitato la «Selva» amazzonica e il Rio delle Amazzoni nei pressi di Manaus nel Brasile dove ho persino preso in braccio e manipolato un timido serpente lungo circa tre metri. Ricordo una laguna coperta da gigantesche foglie di Victoria Regia, le più grandi del pianeta. Ho anche osservato la cometa di Halley dall'isola di Mauritius, famosa per il mitico dodo, superpollo locale sterminato da cacciatori dissennati.
Ho sempre detestato la caccia e non mi sento colpevole per l'estinzione di specie rare e neppure nei riguardi delle nostre lepri, sento il dovere di diffondere l'allarme dell'Independent.
L'ecoturismo era partito proprio per diffondere il rispetto per l'ambiente e per salvare specie in via di estinzione ma pare stia avendo un effetto esattamente opposto. Orde di turisti disturbano l'ambiente di specie in via di estinzione provocando danni irreparabili. Come diceva Lenin: che fare?
Non vedo purtroppo via di uscita immediata. Le specie minacciate attirano turisti sempre più curiosi e dissennati che le disturbano e accelerano il processo di estinzione. Il business dell'ecoturismo è immenso e in continua crescita, il prefisso «eco» ha invaso il mercato e copre prodotti o offerte che hanno ben poco di ecologico.
La distruzione di habitat e l'estinzione di specie rare è al momento irreversibile. Dobbiamo porre fine all'ecoturismo? Secondo il dr. Nigel Dunstone, citato dall'Independent, l'ecoturismo, se fatto nel rispetto della natura, continua ad essere una ottima idea. Il turismo è fonte di risorse per l'economia locale, sta scomparendo la caccia sostituita dallo spettacolo di rare specie animali. Occorrono tuttavia regole, fra l'altro l'esperienza dimostra che il meglio per umani ed animali locali sono i turisti danarosi, le folle di poveracci non sono purtroppo controllabili e non portano risorse alle popolazioni locali.
Dobbiamo educare i giovani nel rispetto della natura ma anche nell'assimilare quelle nozioni tecniche e scientifiche, sovente trascurate, che servono a proteggerla.
Dobbiamo anche prepararci al peggio, ossia all'estinzione ormai quasi inevitabile di specie con caratteristiche uniche come è già avvenuto per il dodo ma anche in tempi abbastanza recenti in Australia. Non è escluso che si possano ricreare specie estinte, ad esempio il dodo, dal genoma recuperato per tempo da esemplari viventi ma anche da residui custoditi in musei o da fossili, in mancanza di meglio sarei favorevole al recupero e alla ricostruzione programmata dell’habitat originale. Avrei tuttavia qualche perplessità verso la ricostruzione di un feroce tirannosauro o anche di un gigantesco dinosauro erbivoro di cui abbiamo ormai visto fin troppo esemplari virtuali nei cinema. Il mondo è cambiato e non ci sarebbe più posto per esemplari dalle caratteristiche così estreme.
Anch'io ho fatto la mia parte, durante i miei viaggi sono stato nel Kenya dove ho visto elefanti africani, giraffe, ippopotami ed altri animali di cui ho dimenticato il nome, per quanto ne so non si trattava di specie in via di estinzione. Ho visitato la «Selva» amazzonica e il Rio delle Amazzoni nei pressi di Manaus nel Brasile dove ho persino preso in braccio e manipolato un timido serpente lungo circa tre metri. Ricordo una laguna coperta da gigantesche foglie di Victoria Regia, le più grandi del pianeta. Ho anche osservato la cometa di Halley dall'isola di Mauritius, famosa per il mitico dodo, superpollo locale sterminato da cacciatori dissennati.
Ho sempre detestato la caccia e non mi sento colpevole per l'estinzione di specie rare e neppure nei riguardi delle nostre lepri, sento il dovere di diffondere l'allarme dell'Independent.
L'ecoturismo era partito proprio per diffondere il rispetto per l'ambiente e per salvare specie in via di estinzione ma pare stia avendo un effetto esattamente opposto. Orde di turisti disturbano l'ambiente di specie in via di estinzione provocando danni irreparabili. Come diceva Lenin: che fare?
Non vedo purtroppo via di uscita immediata. Le specie minacciate attirano turisti sempre più curiosi e dissennati che le disturbano e accelerano il processo di estinzione. Il business dell'ecoturismo è immenso e in continua crescita, il prefisso «eco» ha invaso il mercato e copre prodotti o offerte che hanno ben poco di ecologico.
La distruzione di habitat e l'estinzione di specie rare è al momento irreversibile. Dobbiamo porre fine all'ecoturismo? Secondo il dr. Nigel Dunstone, citato dall'Independent, l'ecoturismo, se fatto nel rispetto della natura, continua ad essere una ottima idea. Il turismo è fonte di risorse per l'economia locale, sta scomparendo la caccia sostituita dallo spettacolo di rare specie animali. Occorrono tuttavia regole, fra l'altro l'esperienza dimostra che il meglio per umani ed animali locali sono i turisti danarosi, le folle di poveracci non sono purtroppo controllabili e non portano risorse alle popolazioni locali.
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