Da Il Manifesto del 10/03/2004

Le stragi del Signore nell'Africa delle sette

La Lord's resistence army dell'Uganda è la più longeva guerriglia religiosa del continente. Nell'ultimo massacro ha ucciso 250 persone. Il suo capo ha 40 anni e faceva il chierichetto. La sua storia, come quella di molti altri, affonda le radici nelle ferite aperte dal colonialismo

di Marco D'Eramo

Certo che, quando vuole, il Signore (nel senso di dio) resiste in modo davvero sanguinario! Almeno a giudicare dall'ultimo eccidio computo dalla Lord's Resistence Army («Esercito di resistenza del Signore», Lra) che il 21 febbraio ha bruciato con granate e razzi incendiari 500 capanne e ucciso 230 persone nel campo di Balornyo, vicino alla città di Lira nell'Uganda settentrionale. Il Signore a cui la Lra si riferisce è il dio cristiano. Il capo della Lra si chiama Joseph Kony, ha 40 anni, da giovane era chierichetto e si propone d'instaurare in Uganda un regime basato sul rispetto dei «dieci comandamenti di dio». La Lra non è la sola setta cristiana che prospera in Uganda (ma il fenomeno è in crescita in tutta l'Africa nera). La World Message Last Warning Church, fondata da Wilson Bushara, divenne nota nel 1999 quando il suo profeta annunciò che il mondo sarebbe finito il 30 giugno di quell'anno e convinse i suoi fedeli che avrebbero prenotato un posto più sicuro in cielo se avessero venduto tutti i loro beni e lo avessero seguito: maggiore la donazione, più certo il paradiso. Nel 2000 Bushara era uno degli uomini più ricercati dell'Uganda perché la sua setta era accusata di rapimento di minori, violenza su di essi, stupro e omicidio: 24 corpi in decomposizione erano stati trovati sepolti sotto la sede della setta. Circa duemila fedeli che si erano comprati un posto per l'aldilà furono trovati in un grande accampamento nascosto nella foresta a Luwero. I fedeli erano e sono reclutati tra i tutsi e i bahima dell'Uganda meridionale, Burundi, Tanzania e Repubblica democratica del Congo.

C'è poi un altro culto cristiano indagato nel 2000 per fosse comuni, ed è l'Issa Masiya, tra i cui membri c'è anche Eriya Lisi Kaguta, uno zio del presidente ugandese Yoweri Museveni. L'Issa Masiya ha più di 100mila seguaci nell'Uganda meridionale, ma anche in Kenya e in Rwanda, ed è guidata dall'«apostolo» Besweri Kaswabuli che pretende di aver avuto una visione che gli ha ordinato di guidare il gregge di dio: afferma che la sua setta crede nella versione del 1896 in lingua luganda della Bibbia (detta anche «Biscuit Bible») Isa Masiya.

Un'altra setta, Itambiro lya Mukama, guidata da Owobushobozi Bisaka, vantava 100mila seguaci a Kampala. Anche per questo culto sono state trovate fosse comuni di bambini e fedeli sepolti tra il 1997 e il 2000. In queste sette, le fosse comuni contengono spesso vittime di omicidi rituali eseguiti a scopo magico (è per lo stesso scopo che sempre a fine febbraio le milizie hanno decapitato e mutilato i genitali di più di cento persone in Congo).

L'unico di questi culti cristiani cui è toccata un po' di notorietà internazionale è stato il Movement for the Restauration of the Ten Commandments of God («Movimento per la restaurazione dei dieci comandamenti di dio»), considerato d'ispirazione pentacostale e guidato da Joseph Kibwetere e Dominica Kataribaabo: più di mille suoi fedeli perirono bruciati il 17 marzo 2000 nella sede della setta a Kanungu. All'inizio si pensò a un suicidio collettivo, come quello del reverendo Jim Jones in Guyana (1978), ma invece si scoprì che erano stati uccisi e che dopo l'eccidio una delle guide del gruppo, Sorella Mwerinde, era fuggita. Quel massacro fu la ragione per cui nel 2000 l'Associazione delle Chiese rinate (Fellowship of Born Again Churches) in Uganda lanciò un programma per disciplinare l'azione dei gruppi pentacostali, lo stato richiese una più accurata registrazione dei culti e la polizia indagò su di loro: fu così che furono scoperte tante fosse comuni di tante sette diverse.

Perciò la Lord's Resistence Army (Lra) è ben lungi dall'essere l'unico gruppo fondamentalista, ma ciò che la distingue è che è responsabile della più longeva guerriglia religiosa del continente africano: dura ormai da quasi 18 anni. La sua origine affonda nel regime coloniale e nelle guerre civili dopo l'indipendenza ugandese e mostra come colonialismo, guerre di religione e ostilità etniche si nutrano reciprocamente (vedi scheda qui accanto).

Nel 1986 Yoweri Museveni conquistò Kampala portando al potere politico e militare le etnie dell'Uganda centromeridionale. Contro di lui nel nord del paese scatenò una guerriglia l'Holy Spirit Movement («Movimento del santo spirito», Hms), un culto cristiano intriso di animismo e guidato da Alice Auma, una giovane donna di Gulu in terra Acholi, che raccolse un esercito su ordine di un sacro spirito cristiano chiamato Lakwena (Lakwena vuol dire «messaggero» in lingua acholi): «insieme a questo spirito che era presidente e comandante in capo del movimento, presero possesso di lei anche altri spiriti - come Wrong Element dagli Stati uniti, Ching Po dalla Corea, Franko dallo Zaire, alcuni spiriti combattenti islamici e uno spirito di nome Nyaker dal paese Acholi» (dal libro Alice Lakwena and the Holy Spirits: War in Northern Uganda 1986-97 di Heike Behrend, trad. ing. Ohio University Press 1999, sulla cui copertina campeggia la foto di Alice: intenso, giovane volto). «In un complesso rituale d'iniziazione, lei purificava i suoi soldati dal male e insegnava loro quella che chiamava la Holy Spirit Tactics, uno speciale metodo di combattimento inventato dallo spirito Lakwena. Istituì anche una serie di divieti, chiamati Holy Spirit Safety Precautions». Secondo i resoconti della stampa ugandese (che le era ostile) Lakwena praticava anche il voodoo, aveva convinto migliaia di fedeli che, cospargendosi di un certo olio, con le dovute invocazioni magiche, sarebbero stati invincibili e le pallottole dei soldati di Museveni si sarebbero trasformate in acqua: il primo atto di ostilità verso qualcuno in Africa, è di accusarlo di stregoneria. Nel novembre 1986 Alice Lakwena attaccò con successo varie postazioni dell'esercito ugandese e al suo gruppo si unirono «non solo soldati di altri movimenti, ma anche contadini, studenti, insegnanti, commercianti, un ex ministro, ragazze e donne». Inflisse severe sconfitte ai regolari in particolare nella battaglia di Corner Kilak; prese Kitgum, Lira, Soroti, Kumi, Mbale, Tororo, attaccò Kampala, finché fu sconfitta a Jinja nell'ottobre 1987, e le perdite del suo esercito furono le più sanguinose - nella storia di magia e guerra nell'Africa moderna - dalla rivolta Maji-Maji contro il dominio tedesco in Tanzania nel 1905. Lei dovette fuggire in Kenya dove ancora vive. Ma lo spirito Lakwena non si arrese e prese possesso del padre di Alice che combatté alla guida del Hsm fino al 1989, quando si arrese all'esercito.

Ma allora il suo posto era già stato preso dal 25-enne cugino (o nipote?) di Alice, l'analfabeta chierichetto Joseph Kony che, in rotta con la Chiesa cattolica, raccolse i dispersi del Hsm nella Lord's Resistence Army. Come Alice, anche l'imprendibile e sfuggente Kony pretende di avere poteri magici derivati dal Santo Spirito, di essere canale (il channelling) di vari spiriti tra cui alcuni che gli dettano la strategia militare. Ma, a differenza di Alice, Kony ha fin dall'inizio trovato due modi di approvvigionare il proprio esercito di armi e reclute. Innanzitutto si è inserito nel diuturno conflitto tra il governo islamico del Sudan e l'Uganda: il regime di Museveni è filo americano e appoggia la guerriglia cristiana della Sudan People's Liberation Army (Spla) fondata nel 1983 dal tenente colonnello John Garang dell'esercito sudanese (di famiglia cristiana, Garang, aveva studiato al Grinnell College, nello Iowa, e più tardi era tornato negli Stati uniti per diplomarsi alla scuola ufficiali di Fort Benning in Georgia e, di nuovo, per ottenere un master in economia alla Iowa State University). Per ritorsione, il governo di Khartum si mise ad appoggiare, a rifornire di armi e a offrire campi di addestramento alla Lra di Kony e al West Nile Bank Front (Wnbf). Per accrescere l'aiuto del governo islamico sudanese, Kony ha inserito elementi musulmani nella sua dottrina cristiana. Quanto alle reclute, la Lra ha rapito e addestrato migliaia di bambini e ragazzi (c'è chi parla di 3mila bambini-soldato, ma le cifre sono discutibili).

In questi 15 anni l'esercito di Museveni non è mai riuscito a venire a capo della Lra, nonostante Kampala abbia riannodato le relazioni con Khartum e nel 2003 il Sudan abbia consentito all'esercito ugandese d'inseguire la Lra anche nel proprio territorio.

Nel corso di questi 15 anni la guerriglia ha fatto 80mila morti e causato l'esodo di 600mila persone. Ogni pochi mesi il governo di Kampala afferma di aver assestato il colpo finale alla Lra. In gennaio il ministro ugandese della difesa ha comunicato che il governo aveva ucciso 928 ribelli della Lra tra il primo gennaio 2003 e il 16 gennaio 2004, mentre altri 791 erano stati catturati o si erano arresi durante l'operazione «Pugno di ferro» (il nome è quello di un'operazione militare nazista durante la seconda guerra mondiale e quello di un'azione Usa contro la guerriglia irachena). Nel corso dell'operazione erano stati liberati 7.299 civili ed erano rimasti uccisi 84 soldati (altri 141 erano stati feriti e 4 erano dispersi). Il 21 gennaio Kampala annunciava di aver ucciso il capo militare della Lra, Yadin Tolbert Nyeko, assieme ad altri 16 comandanti. Ma la risposta della Lra non è tardata: il 5 febbraio con un attacco nel campo di Abia uccideva 47 persone tra cui alcuni soldati e ne feriva oltre 70. Il 21 febbraio, si è visto, l'attacco al campo di Balorny e i 230 uccisi.

Adesso poi i sudanesi cristiani della Spla si sono messi a combattere anche loro la Lra: il gioco delle sigle si fa sempre più sanguinoso.

Certo che la genealogia del terrore ci lascia molto più inorriditi di quanto faccia ribrezzo la nuda notizia di massacri che sembrano esotici, selvaggi, alieni per dirla tutta, quando li leggiamo sui dispacci di agenzia. Ma basta uno sguardo più ravvicinato, basta risalire nel tempo la corrente delle stragi, per scorgervi i lineamenti familiari della nostra civiltà, della nostra religione, gli effetti di quelle conquiste coloniali che furono intraprese per portare «civiltà e progresso».

Non fa dubbio infatti la natura essenzialmente religiosa della Lra, e non solo per i proclami di Kony, o per l'eredità di Alice Lakwena, ma perché il movimento non è molto amato dall'etnia acholi tra cui pur è sorto, non ha programmi politici definiti, non tende al controllo della regione settentrionale, ma - a modo suo - si prefigge l'instaurazione del «regno di dio». A pensare che, digradante attorno ai grandi laghi (Kampala è sul lago Vittoria), l'Uganda è un paese di una bellezza straordinaria, il suolo è fertile, la natura rigogliosa, per il mite clima degli altopiani equatoriali. Dai coloni di sua maestà era chiamata «la Perla dell'Africa». Che la parola del Signore insanguina.

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