Da Corriere della Sera del 03/03/2004

La missione

«Su Marte la vita era possibile»

La Nasa: il pianeta aveva acqua, il robot ha trovato la prova

di Margherita Hack

L’attesa di notizie da Marte si era fatta palpabile nelle ultime settimane. Molti si aspettavano addirittura la scoperta di organismi viventi, o almeno di acqua in abbondanza. Ora il sogno può continuare: la conferma che almeno in passato il prezioso liquido solcava le sabbie rosse come si era immaginato e forse sperato è arrivata dai due robot lanciati lassù e la Nasa l’ha comunicata. Nelle remote epoche sulla superficie di Marte ci deve essere stata, dunque, molta acqua. Lo suggerivano delle strutture geologiche interpretabili come letti di grandi fiumi ormai disseccati, altre simili a bacini di antichi laghi, la struttura ondulata di alcune pianure, che però alcuni scienziati ritenevano poter essersi formate sotto l’azione dei venti. La sonda europea Mars Express qualche settimana fa aveva annunciato di avere ottenuto prova certa della presenza di acqua ai poli.

Quest’annuncio della Nasa riporta che le rocce e le pietre studiate dai robot sono state modellate dall’acqua allo stesso modo di come lo sono quelle terrestri. Inoltre ci sono piccole strutture che secondo i geologi si possono formare solo in presenza di acqua, e poi abbondanza di ematite, un minerale che pure si forma in presenza di acqua. In conclusione le prove che su Marte in passato ci sia stata abbondanza di acqua diventano sempre più numerose e conclusive.

Ma perché tanta curiosità e interesse per l’acqua? Perché si ritiene che la presenza di acqua liquida sia la condizione necessaria per la comparsa di forme di vita. Su Marte queste condizioni ci sono state e forse ci sono ancora nell’immediato sottosuolo. Se questi o futuri esperimenti riusciranno a trovare forme di vita elementare fossilizzate o ancora viventi, potrebbe voler dire che quando ci sono le condizioni adatte la vita si sviluppa, e questo sarebbe davvero un grandissimo passo avanti. Purtroppo ancora dalla certezza della presenza di acqua alla scoperta di forme di vita elementari il passo è molto lungo.

È passato più di un secolo dalle osservazioni di Schiaparelli durante la grande opposizione di Marte del 1877-79 e da tutte le ottimistiche previsioni degli scienziati di mezzo mondo che interpretavano i cambiamenti di colore di Marte come prova della presenza di vegetazione e dei suoi cambiamenti con le stagioni. Oggi sappiamo che tuttalpiù nel sistema solare potremo trovare dei batteri e forse degli oceani che probabilmente si trovano sotto la superficie ghiacciata del satellite di Giove, Europa. In compenso oggi abbiamo la certezza che i sistemi planetari sono frequenti nell’Universo, che fra tanti miliardi di pianeti ci saranno anche pianeti simili alla Terra con condizioni tali da permettere lo sviluppo della vita; sappiamo che anche noi siamo un frutto dell’evoluzione dell’Universo, che gli elementi di cui siamo fatti, di cui è fatto tutto ciò che ci circonda sono stati generati durante le fasi finali di vita di stelle molto più grosse del Sole, nel corso della serie di reazioni nucleari incontrollate che si sono scatenate nell’interno di queste stelle e poi sparpagliate nello spazio da una formidabile esplosione. Dalla morte di queste stelle nascono gli elementi fondamentali della vita nell’Universo.

Qualcuno ha scritto che l’Universo è vita, con tutte le infrastrutture necessarie; consiste principalmente di milioni di miliardi di biosfere generate e sostenute dal resto del cosmo. Inoltre Philip Morrison, che è uno degli inventori del progetto Seti (la ricerca di vita extraterrestre) nel 1985 scriveva: «Al contrario di quanto avviene, in genere, nella scienza, questo argomento, cioè la ricerca della vita, va ben al di là del controllo di un’ipotesi ben formulata; questa volta cerchiamo di controllare un’intera concezione del mondo, incompleta e debole sotto molti punti di vista ma nella storia del pensiero un tale atteggiamento ha un nome di cui andare orgogliosi: esplorazione».

Chissà se un giorno troveremo infine questa vita extraterrestre. Questa è la sfida del XXI secolo.

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