Da Corriere della Sera del 24/03/2004

Il rapporto preliminare della Commissione d’inchiesta sull’attacco

«L’11 settembre era evitabile»

Il presidente: se avessi saputo, avrei colpito subito Osama

di Ennio Caretto

WASHINGTON - La strage di Manhattan dell'11 settembre 2001 poteva essere evitata con una strategia più aggressiva contro il terrorismo delle amministrazioni Clinton e Bush, con maggiori controlli all’immigrazione negli Stati uniti, con una maggiore sorveglianza dei terroristi. Lo dichiara in un rapporto preliminare - quella conclusivo uscirà il 26 luglio - la Commissione federale d'inchiesta diretta da Tom Kean, ex governatore repubblicano del New Jersey. Deponendo alla sua udienza, l'ex segretario di Stato del presidente Bill Clinton, Madeleine Albright, si dimostra parzialmente d'accordo: «L'attacco alle Torri gemelle non mi sorprese -, dice senza dilungarsi - ne avevamo sventati altri». Ma la Albright nega che Clinton ne abbia qualche colpa: «Facemmo tutto il possibile contro il terrorismo». Il suo successore Colin Powell confuta invece la teoria della Commissione, difendendo vigorosamente Bush: «Fino dai primi giorni fummo consapevoli dell'altissima priorità della lotta contro Bin Laden e Al Qaeda. Ma né armando la resistenza afghana contro i terroristi, né attaccando l'Afghanistan avremmo evitato l'11 settembre: l'attentato era programmato da tempo».

Il dibattito sulla tragedia del 2001 è traumatico per la Superpotenza e rischia di spaccarla in due perché coinvolge l'Iraq. Lo rende furente un libro appena uscito, Against All Enemies ( Contro tutti i nemici), di Richard Clarke, l'ex capo dell’antiterrorismo della Casa Bianca di Clinton e di Bush. Nel libro, Clarke accusa Bush di avere sottovalutato la minaccia terroristica e di avere cercato un pretesto per muovere guerra a Saddam Hussein il giorno dopo la strage di Manhattan. Interrogato sul secondo punto, Powell smentisce solo a metà, puntando il dito sui falchi del Pentagono. Ricorda che il 15 settembre del 2001, a una riunione a Camp David, uno dei loro leader, il sottosegretario alla difesa Paul Wolfowitz propose di attaccare Bagdad. «Rilevammo che l'autore dell'attentato era Al Qaeda» sottolinea Powell. «Andiamo con ordine», decretò il presidente, senza scartare l'ipotesi della guerra irachena. «Attacchiamo l'Afghanistan».

Avvicinato dai giornalisti alla Casa Bianca, Bush ribatte seccamente: «Se avessimo avuto sentore dell'attentato di Manhattan in anticipo, avremmo reagito. Abbiamo catturato o ucciso i due terzi dei vertici di Al Qaeda».

Le elezioni contribuiscono a fare dell'inchiesta della Commissione, davanti a cui Clarke testimonierà oggi, un processo dove clintoniani e bushani si incolpano a vicenda della tragedia del 2001. Ma secondo il rapporto preliminare, entrambe le amministrazioni commisero errori: «Dal 1997 al 2001 si sforzarono solo di indurre i talebani a espellere Bin Laden». L’amministrazione Clinton, che ne aveva deciso l'assassinio, ebbe tre possibilità di colpire il leader di Al Qaeda con i missili nel 1998 e nel 1999, ma non lo fece nel timore che l'intelligence fosse inadeguata e venissero uccisi degli innocenti. L’amministrazione Bush non finalizzò una strategia alternativa all'azione diplomatica e le sanzioni economiche contro l'Afghanistan fino a un giorno prima della strage di Manhattan, un ritardo su cui il consigliere della sicurezza Condoolezza Rice rifiuta di deporre in pubblico. Powell lamenta che i clintoniani «non ci fornirono piani d'attacco». Il ministro della difesa Donald Rumsfeld va oltre: insiste che «nulla indicava che il terrorismo stesse per colpirci», ammonisce che «potrebbe colpirci ancora», e conclude che «la migliore difesa è la guerra preventiva».

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