Da Corriere della Sera del 24/03/2004

«Acqua salata su Marte, la vita era possibile»

La Nasa: la sonda Opportunity è ai bordi di quello che fu un grande mare. La speranza di trovare fossili

di Giovanni Caprara

Acqua salata ricopriva la grande pianura di Meridiani Planum, all’equatore marziano. «E Opportunity è ora parcheggiato lungo la costa di un antico mare ricco di sale». Steve Squyres, lo scienziato alla guida dell’esplorazione dei due robot marziani, ha annunciato le sue conclusioni al quartier generale della Nasa a Washington dopo settimane di indizi sempre più interessanti. E il risultato conferma come l’ambiente fosse un luogo caldo e umido favorevole allo sviluppo della vita. «Le pietre analizzate da Opportunity -ha precisato John Grotzinger, geologo del Mit di Boston e componente del team marziano - sono il frutto di sedimenti lasciati da uno strato d’acqua profondo almeno cinque centimetri. E l’acqua non era stagnante, ma si muoveva ad una velocità variabile dai 10 ai 50 centimetri al secondo».


RISACCA MARINA - Insomma dove ora corre il robot articolando il braccio robotizzato alla ricerca di tracce del passato, la risacca marina lasciava le sue impronte. E il lento deposito, nel tempo generava le pietre stratificate ora analizzate. Le loro forme erano modellate dal liquido e dal vento che soffiava sulle rive. Opportunity ha raccolto 152 fotografie al microscopio di una zona rocciosa battezzata «Last Chance».

All’ interno gli scienziati hanno trovato cloro e bromo i quali sono precipitati sul fondo quando l’acqua è evaporata. «Ma precipitando - aggiunge Squyres - possono aver intrappolato e preservato le tracce di materiale biologico o biochimico eventualmente presente nell’acqua». Gli studiosi della Nasa non sono ancora in grado di dire in che epoca del pianeta il prezioso liquido fosse presente nell’area Meridiani Planum, se il luogo sia stato ricoperto a lungo e in permanenza o se invece fosse soltanto periodicamente allagato. «Con le sonde inviate in precedenza - spiega James Garvin a capo del programma Nasa di esplorazione Luna-Marte - avevamo raccolto molte indicazioni interessanti ma solo adesso abbiamo la prova certa dell’acqua salata. I due robot li abbiamo costruiti proprio a questo scopo. Un giorno dovremo raccoglierà le pietre e portarle nei laboratori terrestri. Solo allora scopriremo se esse contengono anche le prove della vita».


L’ALTRO ROBOT - A oltre diecimila chilometri di distanza, dall’altra parte del Pianeta Rosso è al lavoro il robot gemello Spirit. Ma finora le informazioni che ha trasmesso non hanno consentito di arrivare alle stesse conclusioni, anche se il luogo scelto per lo sbarco, il Gusev Crater, era stato scelto perché favorevole all’antica presenza dell’acqua.

Più fortunato invece è stato Opportunity che già nelle scorse settimane aveva trovato delle microscopiche sfere di ematite che gli scienziati hanno battezzato «bacche» ritenendole il frutto della presenza dell’acqua.

«Questa precisa conferma raccolta sul passato marziano - ha rimarcato Ed Weiler, amministratore associato per la scienza alla Nasa - è solo l’ultima di una serie di scoperte capaci di descrivere Marte come un pianeta con una storia molto simile a quella della Terra. Il risultato ci stimola ad espandere il nostro ambizioso programma di esplorazione marziana per imparare se qualche forma microbica sia nata e cresciuta su di esso».


L’IPOTESI - Gli studiosi del Pianeta Rosso ritengono che l’intero emisfero nord fosse in origine ricoperto da un grande oceano. Perciò le sonde finora sbarcate hanno indagato soprattutto questo emisfero. Il prossimo passo della ricerca è puntato verso il ritrovamento di eventuali microorganismi fossili e a tal fine si stanno già preparando delle sonde che partiranno verso la fine del decennio. Poi la parola passerà all’esplorazione umana.

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