Da Corriere della Sera del 31/03/2004

Bush e il vice Cheney saranno invece ascoltati a porte chiuse

La Casa Bianca si piega Condi Rice testimonierà

Audizione pubblica e sotto giuramento per l’11 Settembre

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Il consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca Condoleezza Rice testimonierà in pubblico, sotto giuramento, davanti alla Commissione inquirente sulla strage dell'11 settembre. Lo annuncia il consigliere legale del presidente Bush, Alberto Gonzales, in una lettera in cui precisa che la Commissione ha accettato la condizione da lui posta: mettere per iscritto che la testimonianza della Rice non costituirà un precedente contro il principio della separazione tra il potere esecutivo e il potere legislativo sancito dalla Costituzione.

«Condi», come viene chiamata da Bush, aveva già deposto in privato senza giuramento a febbraio, e la Casa Bianca s’era opposta a che la Commissione la richiamasse. Gonzales aggiunge che testimonieranno anche il vicepresidente Richard Cheney e il presidente, ma a porte chiuse, senza vincoli giuridici. In un breve comunicato, la Commissione «si felicita» della disponibilità dei tre big dell'amministrazione.

Con l'annuncio del consigliere legale, cessa il braccio di ferro sulla separazione dei poteri tra Casa Bianca e Commissione. E si apre un nuovo capitolo nella sfida lanciata a Bush e alla Rice dal supertestimone Richard Clarke, l'ex capo dell'Antiterrorismo della Casa Bianca, dimessosi oltre un anno fa. Secondo Clarke, che il 25 gennaio del 2001 presentò alla Rice, suo diretto superiore, un piano di attacco ad Al Qaeda, Bush ritenne la minaccia terroristica «importante ma non urgente», e non approvò il piano che una settimana prima della strage di Manhattan. Clarke, autore di un polemico best seller, Contro tutti i nemici , accusa anche il presidente di avergli ordinato di scoprire se esistessero dei legami tra Al Qaeda e l'Iraq «in tono intimidatorio».

Deponendo davanti alla Commissione, Clark ha sostenuto che fin dal 12 settembre 2001 Bush cercò un pretesto per muovere guerra a Saddam Hussein, sottraendo risorse alla lotta al terrorismo.

La Rice ha smentito l'ex capo dell'antiterrorismo in una serie di interviste alla tv, affermando che Al Qaeda fu nel mirino della Casa Bianca fin dal primo giorno e che Bush «non usa un tono intimidatorio nei confronti di nessuno per ottenere informazioni false». Ha definito «perfettamente logica» la richiesta del presidente di accertare se l'Iraq fosse responsabile dell'attentato alle Torri gemelle «visto che eravamo stati in guerra, e Saddam sparava contro i nostri aerei nelle no fly zones irachene». Ma la Commissione ha rilevato discrepanze tra la sua deposizione a porte chiuse e quella dell'ex sottoposto. Fonti congressuali riferiscono che l'amministrazione ha deciso di collaborare in seguito ai sondaggi sull’«effetto Clarke". Mentre il 65 per cento degli americani sospetta che la denuncia di Clarke «abbia radici politiche», il 53 per cento sospetta anche che la Casa Bianca «nasconda qualche cosa», e cala la fiducia nella strategia antiterroristica di Bush.

In un rapporto preliminare, la Commissione ha criticato sia l'amministrazione Clinton sia l'amministrazione Bush per non avere preso adeguate misure preventive contro Al Qaeda, pur ammettendo che forse era impossibile sventare la strage delle Torri gemelle. Il rapporto conclusivo è atteso il 26 luglio, all'apertura della Convention democratica che sancirà la candidatura di John Kerry contro Bush. La Casa Bianca non vuole che sia dannoso per il presidente, la cui rielezione dipende dalla guerra contro il terrorismo e dall'economia. Si è accorta di aver lasciato troppo spazio a Clarke, che viene accusato dai repubblicani di volersi vendicare della Rice. Dopo avere tentato di screditare l'ex capo dell’antiterrorismo, che commosse le famiglie delle vittime chiedendo scusa per non essere riuscito a impedire l'attentato, ha perciò deciso di uscire allo scoperto. Ha detto il portavoce Scott McClellan: «Dimostreremo che non abbiamo nulla da rimproverarci».

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