Da La Repubblica del 03/04/2004

Diario

C´era una volta il kibbutz

Una riforma storica apre alla proprietà privata uno dei pilastri della società israeliana

di Alberto Stabile

Gerusalemme — C´era una volta il kibbutz, i semi piantati nel deserto, le danze intorno al fuoco, la sentinella armata che vegliava sul sonno di tutti. Dal furore rivoluzionario dei primi decenni del ´900 attinse la sua ideologia egualitaria, che giovani borghesi dell´Europa orientale trasportarono nella Terra dei Padri.

Fu per quasi un secolo l´essenza inconfondibile della società israeliana, il motore della sua sopravvivenza, la fucina in sui si formavano i suoi dirigenti. La riforma voluta dal governo Sharon lo consegna definitivamente agli archivi della Storia, senza poterne annullare la forza simbolica.

«Una rivoluzione», l´ha definita Ehud Olmert, padre della riforma, In realtà si dovrebbe parlar di controrivoluzione perché con la nuova legge il pilastro del kibbutz, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, verrà abbattuto, privatizzato. Le case e i beni saranno spartiti tra i singoli soci. I salari e gli stipendi saranno stabiliti su base individuale, secondo meriti e profitti. Soltanto la gestione delle attività resterà in comune, anche per poter garantire una copertura assicurativa agli anziani e ai meno abbienti. Il vecchio kibbutz non esisterà più. Un´azienda privata come un´altra prenderà il suo posto.

Il processo prospettato, ma non imposto, dalla riforma è già cominciato. Dei 257 kibbutz oggi esistenti. 130 hanno già adottato il nuovo modello. Si prevede che solo una trentina di «duri e puri» in futuro continueranno a funziona secondo lo schema del kibbutz tradizionale.

Arrivarono dalla Galizia, dalla Polonia, dalla Russia, dall´Ucraina i pionieri che avrebbero inventato i primi kibbutzim. Avevano già sperimentato i campi di lavoro estivo, letto Marx e Freud, i socialisti utopisti, qualcuno aveva persino combattuto nella rivoluzione bolscevica. A causa dei ripetuti pogrom degli inizi del '900, molti s´erano convinti che nulla fosse più precario della vita di un ebreo in quella parte dell´Europa. L´ideale sionista li aveva spinti in Palestina. Loro sarebbero diventati i sionisti di sinistra.

Costruire il nuovo stato era lo scopo. Erano tempi in cui "Brigate operaie" trasmigravano da un capo all´altro del paese, ovunque ce ne fosse bisogno. «C´è un pozzo che perde? Io sono quel pozzo. Chiodi, viti, un martello? Prendetemi. Deve la terra essere scavata? La scaverò. C´è da sparare, c´è bisogno di soldati? Mi arruolerò. Se volete sono pronto a fare tutto questo. Non sono una persona, sono la pura incarnazione del servizio, pronto a tutto. Non ho legami, conosco soltanto un ordine: costruire», arringava Yosef Trumpeldor, il visionario.

Il lavoro nei campi era difficile per i primi kibbutzim. L´ambiente, ostile, Ma c´erano pause e momenti piacevoli: le lunghe notti stellate, i balli, i canti, le interminabili conversazioni di gruppo in cui ognuno era invitato a svelare i pensieri più intimi. Le letture in comune su soggetti anche delicati, come Eros e società.

Ricostruendo l´atmosfera del campo di lavoro Hashomer Hatzair (la giovane guardia) lo scrittore Nathan Bistritskiy racconta come una notte i membri del kibbutz furono svegliati per correre nella tenda dove si tenevano le assemblee. Un giovane s´alzo è parlò solennemente ai compagni («come un alto prelato nel tempio»): «Ho convocato questa riunione - disse, volgendo gli occhi a terra - perché vorrei comunicare che io, cioè noi, la compagna W. e io, siamo appena diventati una famiglia».

Presto i kibbutzim crebbero in proporzione geometrica. Il modello di agricoltura collettivista che vi era impiegato soppiantò quello dei moshav, gli altri insediamenti. Il principio egualitario, da ciascuno secondo le sue possibilità a ciascuno secondo i suoi bisogni, fu la regola economica numero uno. Lo stile di vita che vi si praticava diventò, presto, anche un mito europeo. Per decisioni assembleari democraticamente prese i genitori furono esentati dalle responsabilità della famiglia e persino dall´educazione dei figli. Non in casa dormivano i bambini ma in camerate, divisi per gruppi di età e, in sostanza, venivano cresciuti non dai parenti ma dalla comunità. Nel nuovo sistema educativo (che lo psicologo viennese Bruno Bettelheim elogiò ne «I figli del sogno») il gruppo aveva esautorato la famiglia e l´autorità era rappresentata dalla badante dei bambini (metapelet).

Il kibbutz, o meglio, l´assemblea, pensava a tutto, provvedeva ai bisogni di ognuno, essenziali o voluttuari che fossero. Il denaro era bandito Yoel De Malach, ha oggi ottant´anni. Nato a Firenze e cresciuto a Roma, immigrò in quella che era la Palestina Mandataria all´età di 18 anni e fu fra i fondatori nel 1943 del Kibbutz Revivim, nel deserto del Negev, dove vive tuttora. Così ricorda quegli anni duri ed inebrianti:

«Quando eravamo poveri, quando vivevamo in condizioni difficili, si doveva dividere tutto, quasi non usavamo denaro, non si facevano conti, tutto veniva corrisposto in natura. Persino le lamette da barba: avevamo un´assegnazione di una lama alla settimana. Anche le sigarette erano assegnate e contate. Oggi ciascuno se le paga, anche se meno che altrove, perché sono parzialmente sussidiate».

Ma lei cosa cercava nel kibbutz? «Prima di tutto - risponde - cercavamo un posto per gli ebrei che pensavamo sarebbero scampati all´Olocausto, ed il deserto era un posto speciale, il più adatto perché era quasi disabitato.

Lontani dalle città, spesso prossimi alle aree in cui cominciava a manifestarsi la resistenza araba al crescente insediamento ebraico, i kibbutzim trovarono il modo di affinare una tecnica della sopravvivenza che non era soltanto militare. Il loro messaggio ai palestinesi fu, all´inizio, quello della coesistenza e, in certi casi, della cooperazione. Si dice che i membri del kibbutz siano sempre stati «guerrieri riluttanti». Ma non è senza significato che il primo bambino nato in kibbutz sia stato Moshe Dayan, che vide la luce nel Kibbutz Degania, fondato nel 1912, vale a dire, 36 anni prima che venisse fondato lo stato d´Israele.

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