Da Corriere della Sera del 06/04/2004

Sì al piano Rai, l’Annunziata si alza e se ne va

La riorganizzazione di Cattaneo passa col voto di tre consiglieri. La presidente: Cda illegittimo. Critiche dall’Udc

di Paolo Conti

ROMA - Il piano di riorganizzazione della Rai votato ieri dal Consiglio di amministrazione offre l’immagine di una tv pubblica nervosa e divisa: la presidente «di garanzia» Lucia Annunziata abbandona la seduta e parla di «illegittimità per mancanza di confronto col Parlamento» del progetto presentato dal direttore generale Flavio Cattaneo. Il quale non perde la calma, avanza la sua proposta e incassa l’unanimità dei tre consiglieri presenti, ovvero Francesco Alberoni, Angelo Maria Petroni e Marcello Veneziani. Giorgio Rumi è assente per malattia ma fa sapere che avrebbe forse condiviso in parte le preoccupazioni della presidente.

Il film della seduta è breve. Poco dopo l’inizio Annunziata avverte: è arrivata una lettera del presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli il quale chiede di «conoscere e valutare le linee della riorganizzazione non a posteriori». Meglio valutare il piano ma sospendere il voto, inviare il progetto alla Vigilanza. I tre consiglieri presenti dicono no, soprattutto Alberoni e Petroni sembrano irremovibili. Così Annunziata esce e i tre approvano.

Per la presidente il piano Cattaneo accentra tutto nelle mani del direttore generale cancellando l’autonomia delle reti: «C’è l'abnormità del Marketing, non a caso associato nella stessa struttura del rinnovamento del prodotto, che definisce la missione delle reti, la ricerca di nuovi talenti e nuovi format e il posizionamento del prodotto nonché, ironia finale, la gestione delle relazioni internazionali della Rai, nella convinzione che esse si riducano a una mera compravendita di prodotti». Poi accusa: i tre consiglieri presenti in realtà non hanno nemmeno ben esaminato il piano.

Cattaneo ribatte con una nota ufficiale dell’azienda: «Reti e testate torneranno ad avere un ruolo centrale, riprendendo un rapporto diretto con la direzione generale, così come prescrive la legge, proprio a garanzia del pluralismo. Le strutture di staff, che sono state riorganizzate, offriranno a reti e testate un adeguato supporto nelle varie aree di loro competenza». Anche i tre consiglieri rispondono alla presidente con una nota comune: «La dottoressa Annunziata non ha alcun titolo, né alcuna qualificazione per muovere accuse di incompetenza o di mancata diligenza nei confronti degli altri consiglieri. E’ evidente che questa affermazione gratuita dimostra come la dottoressa Annunziata preferisce ignorare sia le elementari regole deontologiche, sia il ruolo degli altri consiglieri... ripassi la legge».

Una novità molto importante per gli equilibri interni di potere riguarda la mancata «societarizzazione» di Rai Fiction (una proposta di Cattaneo) guidata da Agostino Saccà, ex direttore generale. I consiglieri di amministrazione avrebbero spiegato a Cattaneo che la nascita di una società autonoma avrebbe sottratto al Cda «centrale» ogni decisione sul futuro della fiction Rai: non solo i costi ma anche la filosofia, la scelta dei temi sociali e culturali da proporre, la qualità editoriale. Meglio mantenere tutto sotto il controllo diretto dei vertici della Corporate.

All’esterno della Rai è un diluvio di opinioni. La maggioranza di governo non appare omogenea. Michele Bonatesta, An, avverte: «La Annunziata critichi pure ma il piano non è certamente illegittimo». Ma il capogruppo Udc alla Camera Luca Volontè frena sulle nomine previste per oggi e chiede una pausa di riflessione: «In un momento politico di particolare delicatezza e a ridosso di una campagna elettorale, la saggezza suggerisce di non procedere a nomine che si prestano fin troppo facilmente ad una lettura di parte». Paolo Gentiloni della Margherita riassume così la posizione dell’Ulivo: «Arroganza e disprezzo delle regole costituiscono la strategia più recente del centrodestra in Rai». Gavino Angius (Ds) parla di «vero e proprio assalto alla Rai».

Oggi secondo round, stavolta sulle nomine. Ma non è escluso che, dopo le spaccature di ieri, lo stesso Cattaneo decida per una riduzione delle decisioni e di rinviare una consistente parte del pacchetto a dopo Pasqua.

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