Da La Repubblica del 08/04/2004

Oggi alle urne in 18 milioni: devono scegliere fra Bouteflika e il suo ex braccio destro Benflis

Algeria, un voto ad alta tensione

L´opposizione accusa di frode elettorale il presidente uscente

La questione principale è il rapporto dell´attuale potere con il terrorismo islamico
L´esercito, che fu grande elettore del capo dello Stato, ora prende le distanze

di Fabio Scuto

ALGERI - E´ un duello senza esclusione di colpi quello fra i due "fratelli-nemici" che oggi si sfidano nelle urne elettorali d´Algeria. Da una parte il candidato-presidente Abdelaziz Bouteflika, che dopo cinque anni chiede agli algerini di essere riconfermato alla guida del gigante del Maghreb, dall´altra il suo ex uomo di fiducia Ali Benflis. E´ lui il più pericoloso rivale del presidente Bouteflika, l´unico che può seriamente sperare di sottrargli la poltrona nel palazzo presidenziale. Uno sviluppo che solo qualche mese fa sarebbe stato impensabile. Perché lo stimato magistrato e avvocato è stato il braccio destro del capo dello Stato ed è grazie a lui che il Fronte di liberazione nazionale (Fln, 198 seggi in parlamento su 388) ha ripreso il suo posto di primo partito, vincendo le legislative del maggio 2002. Un anno dopo Bouteflika lo ha messo alla porta togliendogli la guida del governo quando Benflis annunciò di volersi candidare alla presidenza. Uno scontro che ha spaccato in due tronconi l´Fln. Incurante delle critiche e dei sospetti di brogli elettorali in suo favore, il 67enne "Boutef", come viene chiamato dagli algerini - definito dai suoi detrattori capriccioso, egocentrico, collerico, narcisista e arrogante - ha messo in campo ogni mezzo per restare nella cittadella del potere algerino.

Gli altri quattro candidati - in corsa ci sono anche Said Sadi presidente dell´Rcd (laico), l´islamico radicale Abdallah Djaballah, Luisa Hanoun del Partito dei lavoratori (Pt) e Ali Fawzi Rebaine del piccolo partito nazionalista Ahd 54 - lo accusano di aver monopolizzato la tv pubblica e di aver girato in lungo e in largo il Paese (a spese dello Stato) promettendo tutto a tutti, per sostenere la sua candidatura. Ma soprattutto negli ultimi giorni si sono moltiplicate le accuse di frode elettorale contro Bouteflika. «La truffa», dice a Repubblica Benflis nel suo quartier generale, «è cominciata mesi fa, le liste sono piene di gente morta ma che ha ricevuto il certificato elettorale, altri hanno ricevuto due certificati per votare in due seggi diversi». Anche la stampa indipendente spara ad alzo zero contro il presidente uscente. «La frode elettorale è per Boutef l´unica alternativa per restare al potere», dice Omar Belhouchet direttore dell´influente quotidiano indipendente El Watan.

Il pericolo dei brogli elettorali ha spinto ieri tre candidati - Benflis, Djaballah e Sadi - a firmare un comunicato congiunto nel quale minacciano di non riconoscere il risultato delle urne e di ricorrere alla piazza se verrà annunciata la vittoria di Bouteflika al primo turno. In effetti il sistema di conteggio delle schede e il computo dei voti annunciato dall´ufficio elettorale lascia molti dubbi e si presta a diverse manipolazioni. I seggi per i 18 milioni di algerini chiamati alle urne sono più di 80. 000, e certamente i 150 osservatori del Parlamento europeo, dell´Ocse, dell´Oua e della Lega araba - invitati a gran voce da Bouteflika - non sono nella possibilità di esercitare nessun controllo né di certificare la correttezza del voto.

La biografia del presidente-candidato è strettamente legata al clan militare ma intessuta di rancori e negli ultimi cinque anni Boutef ha progressivamente rotto i ponti con l´Esercito che lo fece eleggere presidente nel 1999. Per la prima volta nella storia dell´Algeria i generali - per voce di Mohammed Lamari, potente capo di Stato maggiore dell´Esercito - hanno tracciato una "linea rossa" e preso le distanze dal capo dello Stato, annunciando la loro neutralità ma mettendo in guardia da ogni tentativo di frode. L´esercito resterà nelle caserme a meno che, sono le parole di Lamari, «la stabilità e il pluralismo della Repubblica non vengano messi in discussione». E´ difficile pensare che escano di scena dopo 40 anni di potere occulto. In molti sono convinti che faranno di tutto, anche sostenendo in segreto Ali Benflis, pur di liberarsi di Boutef che oltretutto accusano di aver patteggiato con gli islamici, emanando la legge per la «concordia civile» che ha amnistiato migliaia di integralisti - dopo una guerra civile che ha provocato in cinque anni 150 mila morti - in cambio della consegna delle armi. Islamici che oggi fanno pubblica professione di voto per il presidente, come l´ex numero due del disciolto Fis, Rabah Kebir.

La minaccia dell´opposizione di ricorrere alla piazza nel caso di un risultato "bulgaro" a favore di Bouteflika apre le porte su uno scenario che potrebbe diventare drammatico, soprattutto in un Paese dove sono in circolazione tre milioni di kalashnikov.
 
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