Da Corriere della Sera del 10/04/2004
Gli sfidanti denunciano brogli e fanno ricorso. L’incognita dei militari
L’Algeria a Bouteflika Il presidente stravince
I risultati definitivi gli danno oltre l’83% dei voti
di Alessandra Coppola
La seconda volta di Abdelaziz Bouteflika alla guida dell’Algeria comincia ufficialmente ieri mattina, con la vittoria confermata dal ministero degli Interni e l’annuncio dei risultati definitivi: 83,49 per cento. Un’enormità, che va oltre le previsioni, cancella l’eventualità di un ballottaggio e lascia solo briciole di voti ai candidati che gli contendevano la presidenza. Tutto regolare, dicono dal governo. «Con la nostra limitata presenza sul territorio, non abbiamo visto brogli», conferma Bruce George a nome dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che insieme a Lega araba e Organizzazione per l’unità africana aveva mandato 120 osservatori.
Gli sfidanti, però, non ne sono convinti e annunciano ricorsi. Soprattutto non ci crede Ali Benflis, ex premier ed ex braccio destro di Bouteflika, suo rivale interno nel Fronte di liberazione nazionale (di cui è l’attuale leader): il candidato che pensava di avere le maggiori chances di contendere la poltrona al presidente. In base ai suoi sondaggi pre-elettorali, Benflis era convinto di spuntare almeno il ballottaggio. «E’ stata solo una parodia di elezioni regolari - accusa adesso - non riconosco questo voto basato sulla frode generalizzata». L’ex premier denuncia brogli in «migliaia di seggi sparsi per il Paese» (in tutto erano 40 mila): l’espulsione di rappresentanti di candidati, cita come esempi, la mancata consegna di schede elettorali.
Tutto da verificare. Intanto, fino al 2009, sarà Abdelaziz Bouteflika, 67 anni, a gestire il potere in Algeria. Almeno formalmente. Che ruolo avranno i generali nel corso del suo secondo mandato? E soprattutto: che ruolo hanno avuto in queste elezioni? C’è un po’ di tensione per le proteste in Cabilia e una prima manifestazione anti-Bouteflika dispersa ieri notte ad Algeri con i lacrimogeni. Ma il vero nodo, dicono gli analisti, è quello dei militari. Nessuno dubitava che dietro la vittoria del candidato-unico Bouteflika nel ’99 ci fosse lo strapotere delle forze armate. Questa tornata elettorale, però, si è fondata sullo slogan l’«esercito è neutrale». E i dibattiti all’interno del Fronte di liberazione nazionale (l’ex partito unico), la rosa di sei candidati tra i quali scegliere, la presenza in quasi ogni seggio di rappresentanti dei partiti sembravano andare nel senso di un sistema democratico più maturo. E di un reale dietrofront dei militari.
Vero a metà. Innanzi tutto la lista dei candidati era stata scremata in partenza (bocciato, per esempio, Teleb Ibrahimi che avrebbe potuto rappresentare una «pericolosa» incognita attirando parte del voto islamico). Poi c’è il potere accumulato da Bouteflika nei 5 anni alla presidenza: dalla sua ci sono ministero degli Interni e servizi di sicurezza, e alcune simpatie islamiche dopo la legge sulla «concordia». Proprio per questo parte dei generali avrebbe provato a scaricarlo. Primo tra tutti, il capo di Stato maggiore Mohamed Lamari. Alla fine, però, i militari avrebbero deciso di puntare di nuovo su di lui (che gestendo l’amnistia godrebbe anche di un certo potere di ricatto nei confronti di chi teme di dover affrontare un tribunale per i crimini della «guerra sporca»). In quest’ottica, lo scontro Bouteflika-Benflis potrebbe anche essere letto come un gioco delle parti: una parvenza di dibattito che non indica un reale cambiamento.
Chi segue le vicende algerine degli ultimi anni, però, sottolinea che un miglioramento ad ogni modo c’è stato. E che Bouteflika, con la sua «concordia civile» - scarcerati gli estremisti islamici che abbiano rinunciato alle armi -, qualche passo fuori dalla guerra civile e dai suoi 150 mila morti l’ha fatto. «Auspico un approfondimento dell’impegno comune nella lotta contro il terrorismo - è stato l’augurio del presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ieri a Bouteflika -. Ho fiducia che, sotto la sua guida, l’Algeria proseguirà l’opera di consolidamento democratico e le riforme economiche e sociali».
Gli sfidanti, però, non ne sono convinti e annunciano ricorsi. Soprattutto non ci crede Ali Benflis, ex premier ed ex braccio destro di Bouteflika, suo rivale interno nel Fronte di liberazione nazionale (di cui è l’attuale leader): il candidato che pensava di avere le maggiori chances di contendere la poltrona al presidente. In base ai suoi sondaggi pre-elettorali, Benflis era convinto di spuntare almeno il ballottaggio. «E’ stata solo una parodia di elezioni regolari - accusa adesso - non riconosco questo voto basato sulla frode generalizzata». L’ex premier denuncia brogli in «migliaia di seggi sparsi per il Paese» (in tutto erano 40 mila): l’espulsione di rappresentanti di candidati, cita come esempi, la mancata consegna di schede elettorali.
Tutto da verificare. Intanto, fino al 2009, sarà Abdelaziz Bouteflika, 67 anni, a gestire il potere in Algeria. Almeno formalmente. Che ruolo avranno i generali nel corso del suo secondo mandato? E soprattutto: che ruolo hanno avuto in queste elezioni? C’è un po’ di tensione per le proteste in Cabilia e una prima manifestazione anti-Bouteflika dispersa ieri notte ad Algeri con i lacrimogeni. Ma il vero nodo, dicono gli analisti, è quello dei militari. Nessuno dubitava che dietro la vittoria del candidato-unico Bouteflika nel ’99 ci fosse lo strapotere delle forze armate. Questa tornata elettorale, però, si è fondata sullo slogan l’«esercito è neutrale». E i dibattiti all’interno del Fronte di liberazione nazionale (l’ex partito unico), la rosa di sei candidati tra i quali scegliere, la presenza in quasi ogni seggio di rappresentanti dei partiti sembravano andare nel senso di un sistema democratico più maturo. E di un reale dietrofront dei militari.
Vero a metà. Innanzi tutto la lista dei candidati era stata scremata in partenza (bocciato, per esempio, Teleb Ibrahimi che avrebbe potuto rappresentare una «pericolosa» incognita attirando parte del voto islamico). Poi c’è il potere accumulato da Bouteflika nei 5 anni alla presidenza: dalla sua ci sono ministero degli Interni e servizi di sicurezza, e alcune simpatie islamiche dopo la legge sulla «concordia». Proprio per questo parte dei generali avrebbe provato a scaricarlo. Primo tra tutti, il capo di Stato maggiore Mohamed Lamari. Alla fine, però, i militari avrebbero deciso di puntare di nuovo su di lui (che gestendo l’amnistia godrebbe anche di un certo potere di ricatto nei confronti di chi teme di dover affrontare un tribunale per i crimini della «guerra sporca»). In quest’ottica, lo scontro Bouteflika-Benflis potrebbe anche essere letto come un gioco delle parti: una parvenza di dibattito che non indica un reale cambiamento.
Chi segue le vicende algerine degli ultimi anni, però, sottolinea che un miglioramento ad ogni modo c’è stato. E che Bouteflika, con la sua «concordia civile» - scarcerati gli estremisti islamici che abbiano rinunciato alle armi -, qualche passo fuori dalla guerra civile e dai suoi 150 mila morti l’ha fatto. «Auspico un approfondimento dell’impegno comune nella lotta contro il terrorismo - è stato l’augurio del presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ieri a Bouteflika -. Ho fiducia che, sotto la sua guida, l’Algeria proseguirà l’opera di consolidamento democratico e le riforme economiche e sociali».
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
su Le Monde del 24/05/2006
di S. E. Belabès su El Watan del 15/11/2005
su Arab News del 28/07/2005
News in archivio
su Nuova Agenzia Radicale del 03/04/2006
su Agenzia Fides del 24/02/2006
Inusuali piogge torrenziali
ALGERIA: Sono oltre 50mila i rifugiati del Sahara occidentale rimasti senza casa
ALGERIA: Sono oltre 50mila i rifugiati del Sahara occidentale rimasti senza casa
su Agenzia Fides del 15/02/2006