Da Corriere della Sera del 09/04/2004

Ma Raffarin esclude operazioni su Edf. La protesta dei dipendenti, spenta Versailles

Parigi riparte con le privatizzazioni, per tagliare il debito

di Massimo Nava

PARIGI - Più che un impegno politico e una direttiva economica, il capitolo delle privatizzazioni francesi sembra uno psicodramma collettivo, in cui i governi - compreso l'ultimo - reiterano gli annunci di vendite e l'immagine dello Stato-mammut che si rimpicciolisce per poi mostrarsi prudenti o addirittura contraddirsi quando i progetti si scontrano con le resistenze dei sindacati e di buona parte dell'opinione pubblica. Per il nuovo governo di Jean-Pierre Raffarin la questione sta diventando come la famosa coperta corta di Linus: la corsa del deficit dello Stato consiglia di rompere gli indugi, i risultati delle elezioni, con la clamorosa vittoria della "gauche", suggeriscono maggior cautela.

Ieri, sullo psicodramma, è sceso anche il buio. In alcuni centri del Nord, da Lilla a Roubaix, la protesta dei dipendenti dell'Edf, il colosso elettrico, si è spinta ad interrompere l'illuminazione pubblica. Anche in uno dei monumenti più celebri di Francia, il castello di Versailles.

E' bastato che ancora una volta venisse sussurrata la parola «privatizzazione», perché i dipendenti di Edf e Gaz de France scendessero in sciopero e manifestassero per le strade della capitale. Naturalmente, sia il premier Raffarin che il neo ministro dell'economia, Sarkozy, si sono affrettati a ribadire che le due aziende non verranno privatizzate e che si procederà soltanto all’apertura del capitale ai mercati.

«L'energia è vita, non serve ai profitti», diceva un cartello. Ma i potenti sindacati si oppongono anche ad una revisione dello statuto dei dipendenti che garantisce una buona dose di privilegi e rende quindi più complessa la stessa apertura al mercato.

Sarkozy, di fronte alla voragine del debito pubblico e di alcuni settori come l'assicurazione malattia, si è detto comunque deciso a privatizzare o ad aprire il capitale laddove è possibile. Magari entro l'estate, se il governo reggerà alle elezioni europee. Snecma (aeronautica), autostrade, aeroporti di Parigi, France Telecom, Air France, Areva (nucleare) sono da tempo in cima alla lista. Il ministro ha anche auspicato un azionariato popolare, che privilegi la partecipazione dei dipendenti, per garantire una politica economica «efficace e socialmente giusta». Per i settori considerati strategici (essendo coinvolto il settore nucleare), lo Stato rimarrà comunque il maggior azionista. E' il caso appunto di Edf e Gaz de France. L'arrivo di Sarkozy al ministero dell'economia è stato salutato da ambienti industriali francesi con una metafora sportiva - «E' arrivato Zidane» - poco prima che il calciatore venisse eliminato, con il suo Real Madrid, dalla Coppa dei Campioni. Stessa sorte per il Milan, citato dal nostro premier come esempio di successo. Forse per questo, sia a Parigi che a Roma, si comincia a pensare di dare un calcio al Patto di stabilità.

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