Da Avvenire del 15/04/2004
Originale su http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2004_04_15/articolo_434553...
Sarebbero quasi 400.000 i bambini sfruttati nel nostro Paese Si va dai «lavoretti» saltuari all’abbandono della scuola e dei giochi per contribuire al reddito famigliare o sopravvivere
Un esercito di bimbi lavoratori
Settantamila ragazzini fanno più di 4 ore al giorno e la metà di loro arriva a faticare per otto
di Pino Ciociola
Roma - Sono 360/400mila (l'8-9 per cento) i minori che in Italia vengono fatti lavorare (su un totale di 4.500.000 bambini tra 7 e 14 anni). Lo rivela una ricerca dell'Ires-Cgil sul lavoro minorile in Italia, secondo la quale la cifra di 144 mila unità calcolata dall'Istat è sottostimata. Di questi 360-400mila bambini il 17,5 per cento, cioè circa 70mila, lavora oltre 4 ore in modo impegnativo e continuativo e oltre il 50 per cento di questi 70mila (circa 40mila) lavora 8 e più ore, con paghe che oscillano tra i 200 e i 500 euro. Nei 400mila minori calcolati dalla Cgil sono poi anche inclusi i bambini figli di immigrati e i circa 30/35mila minori non accompagnati entrati clandestinamente nel nostro Paese. Oltre ai 70mila bambini impiegati in lavori continuativi, il 32 per cento dei minori sfruttati (circa 130mila) è impiegato in lavori stagionali e il 50 per cento (circa 200mila) aiuta i genitori in quelli che l'Istat definisce «lavoretti retribuiti con "paghette"», e che la Cgil considera invece «lavori precoci» all'interno di un «contesto familiare povero». Dei 70mila minori impiegati in lavori continuativi il 57 per cento lavora nel settore del commercio, il 20 per cento nell'artigianato e l'11 per cento nell'edilizia. Più nel dettaglio l'Ires-Cgil scava in tre grosse realtà locali: Milano, Roma e Napoli. In queste aree metropolitane la popolazione minorile tra i 7 e i 14 anni è pari a 846.640 unità e i minori che lavorano sono 26mila, il 3,7 per cento fino a 13 anni e l'11,6 per cento i 14enni. Secondo il leader della Cgil Guglielmo Epifani il fenomeno del lavoro minorile in Italia «è destinato a crescere», per tre motivi di fondo. Il primo legato «alla crescita delle aree di povertà e di emarginazione». Il secondo «è la tendenza a crescere del lavoro irregolare e clandestino, soprattutto degli immigrati» (e in proposito in base ai dati dell'Ires «il lavoro minorile è la punta dell'iceberg del sommerso» e l'Italia ha il più alto tasso di sommerso in Europa, pari al 22 per cento del Pil e a 4 milioni di lavoratori, di cui il 10 per cento composto da minori»). Il terzo motivo - sempre secondo Epifani - è infine legato «al fenomeno della dispersione e dell'abbandono scolastico, anch'esso in aumento». Tanto che l'Ires ricorda come la percentuale dei giovani fra i 25 e i 34 anni forniti di diploma sia il 57 per cento, contro l'85 per cento della Germania, l'88 per cento degli Usa e il 95 per cento della Corea del Sud. E come l'Italia sia al secondo posto in Europa, dopo la Gran Bretagna, per la più alta percentuale di minori che vive al di sotto delle soglie di povertà: il 17 per cento (percentuale che al Sud schizza crescendo fino al 29).
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