Da Corriere della Sera del 15/04/2004

«Ventimila soldati in più per l’Iraq»

Bush promette ai generali «uomini e armi». «Non ci lasceremo cacciare da quel Paese»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Per 90 giorni, 20 mila soldati in più. E' quanto il presidente Bush, a 24 ore dalla sua combattiva conferenza stampa - «non ci lasceremo cacciare dall'Iraq» - concede al generale John Abizaid per garantire un minimo di sicurezza a Bagdad a cavallo del 30 giugno, il giorno del passaggio dei poteri agli iracheni. Su suo ordine, questo mese Abizaid, il comandante in capo delle operazioni, non ridurrà le truppe da 135 mila a 115 mila, contrariamente a quanto stabilito. Terrà in Iraq il Primo cavalleria e la Prima divisione motocorazzata che dovevano rimpatriare dopo un anno. Più tardi, Bush potrebbe non solo sostituirli, ma anche mandare rinforzi. «Darò ad Abizaid tutto ciò di cui avrà bisogno, uomini e armi» dichiara il presidente. «In Iraq i nemici della civiltà ci mettono alla prova e in Iraq noi sconfiggeremo il terrorismo».

Alla conferenza stampa Bush doveva annunciare un piano di pace. Ha annunciato invece un piano di guerra, spiegando che coinvolgerebbe anche la Nato: «Stiamo discutendo - ha riferito il presidente - un ruolo più formale dell'Alleanza, come il controllo del territorio iracheno assegnato alla Polonia e il controllo delle frontiere». E' stata la prima volta che Bush ha descritto pubblicamente il contributo che si aspetta dalla Nato in Iraq: significherebbe migliaia di uomini in più, più operazioni militari e di polizia. Il presidente non è sceso nei particolari, ha solo detto che sono il segretario di Stato Colin Powell e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld a negoziare attualmente con i colleghi europei. Ma ieri in Iraq c'era il capo di Stato maggiore delle Forze armate Richard Myers a visitare, tra gli altri, il settore italiano.

L’escalation del conflitto prospettata da Bush è però in funzione della legittimazione e difesa del nuovo governo iracheno. Il presidente si è mostrato inflessibile sulla scadenza del 30 giugno. Ha annunciato che invierà il sottosegretario di Stato Richard Armitage nei Paesi arabi per ottenerne l'appoggio «all’Iraq indipendente». Ha offerto all'ambasciatore Usa all'Onu, John Negroponte, di sostituire il governatore Paul Bremer a Bagdad. E ha elogiato l'Onu per la sua mediazione. Venerdì, Bush si consulterà con il premier britannico Blair, che oggi incontrerà al Palazzo di Vetro di New York il segretario Kofi Annan. Si prevede che confermerà la sua tabella di marcia nel prossimo anno e mezzo. «Attraversiamo giorni difficili» ha ammesso ieri il presidente. «Ma, se non cederemo, gli iracheni terranno libere elezioni il prossimo gennaio».

A un anno dalla caduta di Saddam Hussein, è l'inizio della partita decisiva per Bush e per l'Iraq. Di certo, nell'aprile del 2003 il presidente non immaginava di potersi trovare oggi in questa situazione. Ma la sua risposta alla inattesa sfida ha escluso ogni possibilità di compromesso. Bush ha adoperato la conferenza stampa come un martello. Ha smentito che in Iraq sia in corso «una guerra civile o insurrezione popolare»; ha respinto paragoni col Vietnam, «un messaggio sbagliato ai terroristi»; ha ammonito che una sconfitta sconvolgerebbe gli equilibri mondiali; ha rifiutato di dire se abbia commesso errori; ha persino sostenuto che le armi di sterminio di Saddam Hussein - mai trovate - potrebbero venire ancora alla luce. In toni elegiaci, ha concluso che un Iraq libero e democratico cambierebbe il panorama del Medio Oriente e del Golfo Persico.

Secondo i sondaggi d'opinione, parte degli americani non condivide più questa strategia. Sono gli stessi che dalla apertura dell'inchiesta sulle stragi dell'11 settembre del 2001 rimproverano al presidente di non avere combattuto prima il terrorismo. Ieri al Congresso ha testimoniato il direttore della Cia George Tenet e Bush non ne è uscito bene. Tenet ha ammesso che l'America era impreparata alla sfida di Bin Laden - «Lui era in guerra, noi no» - e che ci vorranno circa 5 anni perché l'intelligence americana sia davvero efficiente. E, interpellato su ciò che il presidente e i suoi sapevano del terrorismo, ha risposto: «Li avvertii chiaramente e direttamente, in molti modi, ma il massimo sforzo fu compiuto solo dopo l'11 settembre».

Nell'agosto del 2001, un mese prima delle stragi, Tenet non poté vedere Bush perché il presidente era in vacanza.

Bush non ha dubbi. «Non progetto di perdere le elezioni» ha detto ai giornalisti, facendo capire che ritiene anti- patriottiche le critiche alla guerra dell'Iraq. «Credo che gli americani mi sosterranno. Non permetterò mai che il sacrificio dei nostri caduti sia stato vano».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Dopo il passaggio dei poteri del 30 giugno il generale tornerà negli Stati Uniti
Per lo scandalo di Abu Ghraib il Pentagono "richiama" Sanchez
Il nuovo comandante delle truppe americane sarà il generale George Casey. Janis Karpinski per ora è stata "sospesa" dal grado
di Arturo Zampaglione su La Repubblica del 26/05/2004
A Tikrit, con le forze Usa «E’ l’ora di essere letali»
La Quarta Divisione circonda la roccaforte dei saddamisti «La nuova strategia? Fargli capire che non hanno scampo»
di Lorenzo Cremonesi su Corriere della Sera del 24/11/2003
L'editoriale
Gli alleati e l'arma della democrazia
La strage dei soldati italiani a Nassiriya, la strategia del caos dei terroristi e il mutamento del tono degli americani
di Gianni Riotta su Corriere della Sera del 15/11/2003
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0