Da La Stampa del 16/04/2004
La scelta di non andarsene
di Massimo Gramellini
La notizia improvvisa della morte di un prigioniero ha trasformato la puntata dell’altra sera di «Porta a Porta» nel più tragico «reality show» della storia della televisione, con i familiari degli ostaggi seduti sulle poltroncine bianche del salotto di Vespa in attesa di sapere quale dei loro congiunti fosse stato «nominato» dai terroristi. Solo il caso ha voluto che gli unici assenti al banchetto sadico di Raiuno fossero i parenti della vittima. Ci è stato risparmiato lo strazio della loro reazione in diretta. Ma il buonsenso, prima ancora che il buongusto, avrebbe consigliato al conduttore di cambiare le «regole di ingaggio» dei suoi ospiti emotivamente più coinvolti, invitandoli a rimanere dietro le quinte: avevano accettato la comparsata televisiva per difendere i loro cari dall'accusa di essere dei mercenari, non per commentarne l’esecuzione.
Anziché concentrare i suoi strali sulla caduta di stile del servizio pubblico, l'opposizione a perdere che si indigna dal margine sinistro della Lista Prodi ha protestato per la presenza in studio del ministro degli Esteri, arrivando a chiederne le dimissioni. La colpa? Aver mostrato - bene o male - la sua faccia agli italiani, nella serata in cui chiunque al suo posto ne avrebbe fatto volentieri a meno.
I nostalgici dei luoghi comuni avrebbero preferito che Frattini abbandonasse precipitosamente lo studio di Vespa per recarsi alla Farnesina. Dove si sarebbe messo a guardare «Porta a Porta» come tutti. Perché solo una visione anzianotta della politica può far supporre che il ministro sarebbe stato più utile altrove. La sua fuga dalla tv avrebbe gettato nel panico gli spettatori, senza facilitare il lavoro dei tecnici della diplomazia. Al politico Frattini, in quei momenti drammatici, si chiedeva di testimoniare davanti al Paese ed è quel che è avvenuto, in contraddittorio democratico con un leader dell'opposizione, Rutelli.
Può non piacere che la guerra psicologica si combatta sui media, fra messaggi radio, video truculenti, pranzi con le truppe e salotti televisivi. Ma oramai è un dato di fatto, che mette a dura prova i nostri nervi e quelli dei protagonisti: lo stesso Frattini è andato un po' nel pallone quando con scarso tatto ha invitato i familiari bisognosi di conforto a chiamare il numero verde della Farnesina. Comunque era lì. Non in Sardegna come Berlusconi, né sul Mar Rosso come Fini.
Anziché concentrare i suoi strali sulla caduta di stile del servizio pubblico, l'opposizione a perdere che si indigna dal margine sinistro della Lista Prodi ha protestato per la presenza in studio del ministro degli Esteri, arrivando a chiederne le dimissioni. La colpa? Aver mostrato - bene o male - la sua faccia agli italiani, nella serata in cui chiunque al suo posto ne avrebbe fatto volentieri a meno.
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