Da Il Messaggero del 18/04/2004

La Cgia di Mestre fotografa i trattamenti previdenziali: solo 38 mila pensionati oltre i 3 mila al mese

Pensioni, una su due sotto i 500

Quasi 8 milioni le rendite Inps inferiori alla soglia di un milione di lire al mese

ROMA In Italia una pensione su due non supera la soglia dei 500 euro al mese. A disegnare una sorta di identikit del trattamento pensionistico erogato dall'Inps è l'ufficio studi della Cgia di Mestre. Su un totale di 15 milioni di pensioni Inps (non sono comprese quelle dell’Inpdap e di altri enti), dunque, il 54,2%, pari a 7 milioni 825 mila rendite, non supera la soglia dei 500 euro al mese. Non solo. Di queste 7 milioni e 825 mila rendite, il 13,2%, ovvero quasi 2 milioni, sono pensioni parzialmente integrate al minimo con un importo cristallizzato che non supera ”quota” 250 euro al mese.

All'opposto invece, stanno i 37 mila 850 titolari delle pensioni d'oro Inps (cui, è bene ripeterlo, andrebbero aggiunti altre migliaia di pensionati di altri enti di previdenza) che prendono più di 3.000 euro al mese e che costituiscono una percentuale non superiore allo 0,26% del totale delle pensioni erogate.

«Il risultato che emerge è molto allarmante», spiega il segretario della Cgia Mestre, Giuseppe Bortolussi. «Se da un lato infatti, la spesa previdenziale continua ad aumentare, dall'altro gli importi corrisposti sono relativamente modesti e per oltre la metà non si supera di fatto la soglia di povertà. In sostanza, abbiamo una spesa sociale «troppo squilibrata» a favore della previdenza «che ha dato il bicchiere d'acqua a tutti ma non ha tolto la sete a chi veramente ne ha bisogno».

È Milano, secondo la ”mappa” geografica dei vitalizi tracciata sempre dalla Cgia Mestre, a guidare la classifica della provincia più «pensionatà d'Italia. Con 1 milione e 127 mila vitalizi precede Roma che ne conta 752.000, Torino che ne registra 664.000 e Napoli con 470.000. Fanalino di coda in graduatoria Isernia con soli 29.800 assegni.

«La spesa pensionistica in Italia incide per oltre il 60% sulla spesa sociale complessiva. Importo nettamente superiore a quello medio europeo che si stabilizza attorno al 48,5%. Certo - prosegue Bortolussi - le modalità di conteggio tra paese e paese sono diverse ma rispetto alla Francia (44,1%) e la Germania (42,2%) dove per le pensioni si spende rispettivamente il 44,1% e il 42,2% del totale delle uscite sociali si registra uno squilibrio troppo forte a favore della spesa previdenziale». In altre parole in Italia si spende molto meno che negli altri pesi per i disoccupati e per i figli.

Sempre sul fronte delle pensioni va registrato un intervento del ministro del Lavoro, Roberto Maroni, secondo cui la delega per la riforma delle pensioni sarà approvata prima della pausa estiva evitando così al governo ogni necessità di porre la questione di fiducia.

«Gli ostacoli che c'erano a gennaio, febbraio e marzo - ha detto il ministro - sono stati risolti, non ce ne sono più di seri che possono ostacolare l'approvazione della delega. Bisogna fare solo i conti con il calendario del Senato: questa è la differenza rispetto a qualche mese fa».

«E’ vero - ha sottolineato Maroni - che in precedenza sono state indicate altre date che non sono state rispettate, ma c'erano delle variabili che hanno portato all'allungamento dei tempi: il rapporto con il sindacato, la fase di discussione nella maggioranza, alcuni punti rimasti ancora in sospeso. Ora tutto ciò è superato: il confronto con il sindacato si è concluso, l'accordo nella maggioranza si è raggiunto, non ci sono più questioni rilevanti sospese come decontribuzione, silenzio-assenso per il tfr, lo scalone (ridottosi poi a scalino)».

Orizzonte sereno anche per il vicepremier Gianfranco Fini. «Anche se la delega non è ancora stata approvata in Parlamento, il più è fatto nella coalizione infatti è già stata raggiunta e presentata l' intesa». ha detto Fini intervenendo a Padova ad una convention di An sul Made in Italy.

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