Da Corriere della Sera del 24/04/2004

L’asse del Nord tiene Il vicepremier nei guai

di Massimo Franco

In qualche misura, l’epilogo era già scritto. La sconfitta di Gianfranco Fini nel lungo braccio di ferro con Silvio Berlusconi e con Giulio Tremonti, affonda le radici in una verifica nata nel segno dell’ambiguità; e approdata ieri ad un nulla di fatto che lascia il vicepresidente del Consiglio logorato e irritato. Il leader di An non riceverà le deleghe che sperava di avere strappato al ministro dell’Economia; e che pure giovedì sera, dopo un colloquio con Berlusconi, sembravano a portata di mano. Il vertice di An parla di «frattura» con Tremonti. E avverte che il partito si ritiene sciolto da qualsiasi vincolo di maggioranza in materia finanziaria. Se non ci fossero le elezioni europee fra poco, probabilmente si rischierebbe la crisi di governo. La forzatura che Fini ha tentato, con la vicenda degli ostaggi aperta, lascia tuttavia lividi politici vistosi nel centrodestra. Sotto voce, An punta il dito sul ministro dell’Economia, ma tende a salvare il rapporto col premier: gli dà atto di avere fatto ogni sforzo per venire incontro alle richieste dell’alleato. L’intenzione è di rinviare la resa dei conti a dopo il voto. Eppure, la scissione fra il ruolo di Tremonti e quello di Berlusconi risulta acrobatica: sembra rispondere alla volontà di non rompere con la maggioranza.

L’epilogo di ieri sera conferma infatti la tenuta dell’intesa fra il premier e il superministro: tenuta che sopravvive nell’assenza forzata, per malattia, del leader leghista Umberto Bossi, terzo puntello dell’«asse del Nord» che ha dominato la legislatura. Nei giorni scorsi c’erano stati sbandamenti fra i lumbard . Ma la crisi Fini-Tremonti segnala un malessere più profondo. Ufficializza le difficoltà di leadership del capo di An; e il fallimento del suo tentativo di coordinare la politica economica.

Era prevedibile. L’idea di trasformarsi in una sorta di «ministro-ombra», sottraendo qualche competenza a Tremonti e a Berlusconi, si è rivelata velleitaria. Il risultato immediato sarà una coalizione ancora più in ordine sparso, e con un livello di conflittualità crescente sui temi economici. Il governo, tuttavia, non sembra spaventato. Ieri il ministro dell’Economia era a Washington per una riunione dell’Fmi. E lì è stato raggiunto dalla notizia che la Commissione Ue sta per lanciare un «avvertimento preventivo» all’Italia sui conti pubblici.

Sembra che la reazione sia stata fredda. L’intenzione di Berlusconi e di Tremonti sarebbe di andare avanti col progetto di riduzione delle tasse. Costi quello che costi: anche l’ostilità di Bruxelles.

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