Da Corriere della Sera del 26/04/2004

Agguato e spari a Bagdad, uccisi quattro bambini

I soldati Usa reagiscono e aprono il fuoco. Colpi contro il convoglio del presidente bulgaro. Falluja, Bush ferma l’attacco

di Lorenzo Cremonesi

BAGDAD - Il convoglio di gipponi americani percorre veloce la periferia della capitale. Un boato secco, lo scoppio della mina telecomandata capotta uno degli automezzi che prende fuoco. Muore un soldato. I commilitoni reagiscono. Sarà il nervosismo, la rabbia per questo ennesimo attentato e la vista del corpo del compagno morto: aprono il fuoco a mitraglia, sparano contro le auto che passano, le finestre della case. Alla fine tra le vittime irachene si contano almeno 4 bambini di 12 anni, altri 5 giovani sono feriti.

Una nuova giornata di sangue in Iraq. Dopo la cinquantina di vittime civili, oltre a 9 soldati Usa, dell'altro ieri. A Mosul una raffica di razzi contro l'ospedale, un hotel e la sede della tv locale causa sette morti e 16 feriti. Nella vicina Kirkuk viene ucciso a colpi di pistola un poliziotto e un altro è ferito a coltellate. Il convoglio del presidente bulgaro, Georgi Parvanov, che ieri ha visitato a sorpresa le proprio truppe, è stato attaccato a colpi d’arma da fuoco sulla strada per Karbala: nessun ferito.

Le autorità della coalizione guardano con preoccupazione a Bassora, dove l'altra notte 3 barchini esplosivi hanno danneggiato il maggior terminale petrolifero del Paese, uccidendo tre marinai statunitensi. Il fatto è grave anche per le sue ripercussioni economiche: dal terminale passano quasi un milione di barili di greggio che vengono esportati quotidianamente. «Lo riapriremo entro lunedì», ha promesso ieri il ministro del Petrolio, Bahr al-Alloum. Ma c'è chi sostiene ci vorranno più giorni. Intanto funziona soltanto l’impianto più piccolo a Khor al-Amaya.

L'attenzione maggiore resta però concentrata sulle zone calde di Falluja e Najaf. Nella prima, cuore della guerriglia sunnita (dove si nasconderebbero 200 arabi legati ad Al Qaeda), resiste una tenue tregua. L’ordine per un attacco militare americano, scrive il New York Times , pareva imminente: ma un consulto segreto tra la Casa Bianca e i generali sul campo, sabato, ha fatto decidere al presidente Bush di bloccare ancora l’attacco che potrebbe significare una battaglia casa per casa, con centinaia di morti.

I notabili locali hanno mandato un appello al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, perché cerchi un'intesa con le truppe Usa. Non è chiaro il numero delle vittime, c’è chi ha parlato di «oltre 800 morti». Il ministero della Sanità si ferma a 275. Per gli americani sono molte meno. «I terroristi usano ospedali, scuole e moschee come depositi di munizioni. E' inammissibile», accusa il governatore americano Paul Bremer, riferendosi in particolare a Najaf. Qui migliaia di seguaci dell'estremista sciita Moqtada al Sadr si stanno asserragliando, pronti a blitz dei marines: ieri il generale di brigata Mark Hertling ha annunciato che i suoi uomini potrebbero presto entrare a Najaf. Ancora polemiche per la decisione americana di riabilitare migliaia di esponenti del partito Baath di Saddam Hussein. Un colpo grave per Ahmed Chalabi, ex dirigente dell'opposizione, che ieri ha evidenziato il proprio nervosismo criticando dalla tv americana Fox l'inviato Onu, Lakhdar Brahimi: «E’ un algerino con un'agenda panaraba. Dimostra di non aver alcuna attenzione per gli interessi iracheni».

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