ROMA - Il piano di riduzione delle tasse sembra ricompattare il governo e la maggioranza. Gianfranco Fini si dice ottimista sulla possibilità di un accordo sul piano che Berlusconi e Tremonti presenteranno agli alleati a metà della settimana, e lo stesso fanno i ministri della Lega Nord. Solo l’Udc appare ancora un po’ fredda, ma cresce il consenso sull’opportunità di ricavare le risorse con una profonda revisione degli incentivi alle imprese, sia pure con qualche riserva di An. Da Bologna, intanto, il sottosegretario all’Economia, Gianluigi Magri, ha aggiunto qualche particolare alla doppia manovra su tasse e spese cui è affidato il compito di dare la «scossa» all’economia. «Ci saranno alcuni interventi subito e altri nel 2005» ha detto Magri parlando della possibilità di un decreto legge. «Verosimilmente l’intervento sulle aliquote partirà dal 2005, mentre una parte della manovra sulle spese, ovvero sugli incentivi, dovrebbe avvenire già quest’anno».


SPINTA AI CONSUMI - Magri ha ribadito che il taglio delle tasse avverrà per tutti i contribuenti. «Cercando di allargare la fascia di chi usufruisce degli sgravi, cerchiamo di dare una maggior spinta ai consumi» ha detto il sottosegretario. «L’ideale - ha aggiunto - sarebbe applicare l’aliquota del 23% ai redditi fino a 60 mila euro, anche se dovremo verosimilmente restare un po’ più bassi». I tagli, comunque, agiranno anche sulle fasce più basse grazie all’innalzamento della no-tax area dall’attuale quota 7.500 a 9-9.500 euro e i benefici saranno di intensità crescente in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare.

Quella del «quoziente familiare» da introdurre nella determinazione delle tasse da pagare è anche una delle due richieste avanzate ieri dalla Lega. Insieme, ha detto il ministro del Welfare, Roberto Maroni, «alla riduzione dell’Irap a partire dalle piccole e medie imprese». Un progetto, quello di abolire progressivamente l’Irap, che Magri ritiene possibile completare forse addirittura nel 2006.

Alla Lega, comunque, piace l’idea di finanziare la riduzione delle imposte con la razionalizzazione dei trasferimenti alle imprese, chiesta a gran voce, ieri, anche dal presidente della Confcommercio, Sergio Billè. «Si tratta di trasformare i contributi a fondo perduto in contributi in conto interessi per agevolare il credito. Una misura che non è andata in porto nel 2003, ma questa volta torniamo alla carica» ha detto Maroni. «C’è già la decisione del premier di ridurre la pressione fiscale e penso che abbia individuato proprio quest’area per trovare le risorse, altrimenti - ha aggiunto - non saprei proprio dove potrebbero essere reperite». Anche sull’ipotesi del decreto la Lega non pone vincoli: «Se riusciremo a smobilizzare subito risorse interverremo con un decreto e i tagli si vedranno già da quest’anno».


LA TENUTA DEI CONTI PUBBLICI - Dalle parti dell’Udc c’è meno euforia. «In politica e tanto più nella politica economica non esiste la bacchetta magica» ha detto il segretario del partito, Marco Follini, aggiungendo di essere «preoccupato ma anche fiducioso» per la tenuta dei conti pubblici. «C’è la necessità di dare una scossa» ha detto Follini, ma gli sgravi fiscali potrebbero non essere sufficienti senza «l’accelerazione di alcune riforme in attesa, dalle pensioni, al risparmio, al diritto fallimentare, all’ordinamento delle professioni».

Nel centro sinistra e nel sindacato si respira invece scetticismo. Secondo Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds, il progetto del governo finirà per portare a una riduzione delle spese sociali. Per Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, con i conti pubblici a rischio Maastricht, il governo semplicemente «non dovrebbe avventurarsi in una politica di riduzione generalizzata delle aliquote».