Da Corriere della Sera del 07/05/2004

«Meno tasse con tagli per 12,5 miliardi»

L’annuncio di Berlusconi. Le perplessità degli alleati. Oggi la trimestrale di cassa

di Mario Sensini

ROMA - Dodici miliardi e mezzo di risparmi sulla spesa pubblica per finanziare il nuovo taglio delle tasse, che potrebbe concretizzarsi già nel 2005 con le due sole aliquote previste dal programma di governo. «Crediamo di aver individuato con il ministro Tremonti quali sono le spese da tagliare» ha detto ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Fornendo la dimensione degli interventi sulla spesa, «un punto di pil», appunto 12,5 miliardi, ma non i dettagli, che anche gli alleati di governo attendono di conoscere. Per ora, dal premier, arriva la garanzia che le forbici colpiranno «sprechi e privilegi», ma «non la scuola, la sanità, il welfare e la sicurezza». La verifica politica nella Casa delle libertà è attesa per la prossima settimana, mentre già oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare la Trimestrale di cassa con le nuove previsioni per l’economia e i conti pubblici.


DUE ALIQUOTE DAL 2005 - «I tagli alla spesa - ha spiegato Berlusconi - consentiranno di ridurre le aliquote, che saranno quelle annunciate: il 23 e il 33%». Due, contro le cinque attuali. Il nuovo modulo di sgravi sarebbe comunque un passo intermedio verso il completamento della riforma. Arrivare subito a regime, con l’aliquota del 23% per i redditi fino a 100 mila euro e al 33% per quelli superiori, costerebbe troppo, almeno 24 miliardi di euro. L’ipotesi più accreditata è così quella di applicare per il 2005 l’aliquota del 23% ai redditi fino a 30-40 mila euro, il 33% per quelli superiori, anche se potrebbero esserci correttivi per limitare i vantaggi che otterrebbero i contribuenti con i redditi più elevati. Prevista anche una rimodulazione della no tax area, oggi a quota 7 mila euro, per beneficiare anche chi già ora rientra nell’aliquota più bassa, e del meccanismo delle detrazioni e delle deduzioni. Allo studio ci sarebbero inoltre deduzioni specifiche per le famiglie monoreddito, per quelle con figli a carico, ma anche per le donazioni liberali al no profit e al volontariato. Per le imprese, nel 2005, dovrebbe scattare un ulteriore abbattimento dell’Irap, sempre sulla quota attinente il costo del lavoro.


NUOVI INCENTIVI - Il grosso dei 12,5 miliardi di tagli alla spesa arriverà dalla rimodulazione dei trasferimenti e degli incentivi alle imprese. Tremonti e Berlusconi lavorano sull’ipotesi di concentrare tutti gli incentivi previsti da oltre 95 leggi di spesa in un unico fondo da 10 miliardi di euro. Servirebbe per concedere contributi in conto interesse (e a fondo perduto) alle imprese, che otterrebbero dalla Cassa depositi e prestiti finanziamenti trentennali allo 0,5% annuo. Il fondo unico, secondo i calcoli del Tesoro, potrebbe attivare un volume potenziale di investimenti pari a 500 miliardi di euro, e consentirebbe un risparmio strutturale di 7-8 miliardi l’anno. Altri tagli riguarderanno la spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.


VERTICE DI MAGGIORANZA - La doppia manovra su tasse e spese sarà affrontata la prossima settimana da un vertice di maggioranza, «in ossequio - ha detto il premier - al giusto principio della collegialità». Il piano di riduzione delle tasse, contestato dall’opposizione che con Francesco Rutelli parla di «propaganda elettorale» e preannuncia con Piero Fassino «proposte alternative», mette d’accordo tutti nella maggioranza, ma sui tagli alla spesa ci sarà da discutere. «Ridurre la pressione fiscale è auspicio di tutti, il punto è capire bene quali sono i tagli» ha detto il leader dell’Udc, Marco Follini. Gianni Alemanno, ministro di An, concorda. «Il problema è capire dove tagliare». E se si tratta dei trasferimenti alle imprese, aggiunge Alemanno, bisognerà discuterne con la Confindustria.

Oggi, intanto, Tremonti dovrebbe finalmente presentare al Consiglio la Trimestrale di cassa, chiesta a gran voce dal Parlamento (l’opposizione ha scritto una lettera al presidente della Camera) e sollecitata dalla Corte dei conti. Le indicazioni della vigilia sembrano confermate: il deficit 2004 arriverà al 2,9%, la crescita dell’economia si fermerà a un modesto più 1,2%. Il quadro è brutto: per questo, secondo Berlusconi, serve «la scossa».

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