Da La Stampa del 18/05/2004
BUONGIORNO
La bandiera della vergogna
di Massimo Gramellini
Come un pendolo apparentemente impazzito, l'America retorica dell'11 settembre si trasforma nel gigante fragile e accerchiato di questa nota d'agenzia: «Visti i sentimenti antiamericani che circolano nel mondo, il Comitato Olimpico degli Stati Uniti invita gli atleti che parteciperanno ai Giochi di Atene a festeggiare le vittorie con la massima prudenza, evitando di sventolare la bandiera a stelle e strisce». Incredibile. Sono bastati due anni, due guerre e qualche foto per passare dal «siamo tutti americani» a una situazione in cui persino loro si vergognano di esserlo, almeno davanti agli altri.
Esultanza contenuta, dunque (assolutamente vietato mettere il guinzaglio agli avversari). E quella bandiera issata con fierezza a Ground Zero come vessillo di libertà che si trasforma in un simbolo pornografico da coccolare soltanto in privato, lontano dagli sguardi ostili del mondo.
Ognuno può leggere in questa decisione ciò che gli fa comodo. Una prova di sensibilità democratica. O una forma più sottile di orgoglio isolazionista. A me sembra solo l'ennesimo gesto insulso di un'epoca superficiale, che parla di buccia invece che di polpa e riconduce ogni problema, anche il più drammatico, a una questione di immagine. Cosa si inventeranno, gli strateghi del Buon Nome Americano, se il pubblico greco fischierà l'inno durante le premiazioni? Lo sostituiranno con una canzone di John Lennon? A richiesta, uno dei loro alleati più fedeli può sempre mettere a disposizione bandiera e canzone del Milan.
Esultanza contenuta, dunque (assolutamente vietato mettere il guinzaglio agli avversari). E quella bandiera issata con fierezza a Ground Zero come vessillo di libertà che si trasforma in un simbolo pornografico da coccolare soltanto in privato, lontano dagli sguardi ostili del mondo.
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