Da La Repubblica del 18/05/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/economia/prezzi5/percep/percep...
Per le donne l'incremento è dell'8,9%, per gli uomini del 7,7%. Nelle grandi città arriva al 9 per cento. Colpito soprattutto il Sud
L'inflazione secondo gli italiani sei punti oltre quella Istat: 8,3%
di Fabio Massimo Signoretti
ROMA - Per gli italiani l'inflazione non è al 2,3 per cento come certifica l'Istat, ma è all'8,3 per cento. E al Sud è addirittura del 9,1 per cento (contro il 7,5% del Nord e l'8,4% del Centro), percentuale quasi pari a quella registrata nelle grandi città (9 per cento). E' questo l'aumento dei prezzi percepito dalle famiglie italiane ad aprile 2004 secondo i risultati di un'indagine realizzata dall'istituto di ricerche Swg e dal sito di informazione finanziaria Soldionline.it.
Un dato che dimostra che a giudizio degli italiani (e in particolare delle donne, secondo le quali l'inflazione percepita è all'8,9%) i prezzi continuano ad aumentare ad un ritmo vertiginoso nonostante le rassicurazioni dell'Istat. E che quindi spiega con chiarezza la riluttanza delle famiglie italiane a spendere in beni di consumo.
"Il nostro obiettivo - ha infatti spiegato Andrea Pontini, amministratore delegato di Soldionline.it che ha commissionato la ricerca a Swg - è quello di fornire in modo continuativo alla comunità economica un dato importante, in grado di aiutare a comprendere e prevedere l'atteggiamento degli italiani su investimenti e consumi. E per questo abbiamo deciso di rilevare mensilmente un indice dell'inflazione percepita".
Del resto, anche se l'inflazione "vera" resta quella fotografata dall'Istat, l'aumento dei prezzi "sentito" dagli italiani può avere un forte impatto sull'andamento economico generale: per gli economisti del sito lavoce. info, infatti, "uno scarto tra inflazione percepita e inflazione ufficiale di 3 punti percentuali, potrebbe riflettersi in un calo del Pil dello 0,7%". E attualmente lo scarto è di 6 punti.
Dopo le forti polemiche della scorsa estate sulla crescita dei prezzi, l'indagine Swg-Soldionline.it ci dà per la prima volta una misura del carovita sentito dagli italiani: le nostre famiglie sono convinte che l'aumento dei prezzi sia decisamente più rapido di quello dichiarato dall'Istituto di statistica. E questa percezione continuerà a influire negativamente sui consumi.
Il tasso di inflazione percepita nell'aprile 2004, pari all'8,3%, è infatti più basso del picco del 9,3% rilevato a ottobre 2003, dopo un'intera estate di roventi polemiche sui prezzi, quando il dato Istat era al 2,7% e lo scarto tra le due voci era di 6,7 punti percentuali. Ma è più alto del tasso registrato dodici mesi prima ad aprile 2003 (7,9%), quando il dato Istat era al 2,7%, e il differenziale tra inflazione percepita e ufficiale era di 5,2 punti percentuali, sensibilmente più basso dello scarto attuale, pari a 6 punti percentuali.
Segno che per gli italiani il carovita resta un problema fondamentale. Soprattutto se abitano nel Mezzogiorno e nelle grandi città. L'indagine Swg-Soldionline.it infatti mette in luce sensibili differenze macroterritoriali nel valutare l'inflazione percepita, soprattutto tra Nord e Sud d'Italia. Al Nord l'inflazione percepita ad aprile 2004 è del 7,5%, contro il tasso dell'8,4% registrato al Centro e quello del 9,1% rilevato al Sud.
L'amministratore delegato di Swg, Davide Corritore, spiega la differenza di ben 1,6 punti percentuali tra la parte più industrializzata del paese e quella più arretrata, con le differenze di reddito: "Più il reddito è contenuto - spiega Corritore - più le famiglie incorporano nell'inflazione percepita i timori sul potere d'acquisto. E nel Sud vi è mediamente un reddito inferiore del 20% rispetto al Nord. Nel Centro, invece, il reddito familiare è quasi equivalente alla media italiana e quindi l'inflazione percepita dell'8,4% è simile al dato nazionale dell'8,3%".
In generale gli italiani sentono meno l'inflazione nei centri che non arrivano a 250.000 abitanti, dove il dato rilevato da SwgSoldionline. it si ferma all'8,1%, mentre nelle grandi città l'inflazione percepita sale al 9 per cento, "drogata" dalla sensazione di crescita più accelerata di affitti e prezzi delle case, dei ristoranti, dei cinema e di altre forme di svago; una sensazione meno presente nei piccoli centri.
Le donne, inoltre, sono quelle che "sentono" un'inflazione più alta, forse perché, deputate generalmente a fare la spesa per la famiglia, sono più sensibili al dibattito dell'ultimo anno sulla crescita eccessiva di molti prezzi di beni alimentari. Per le donne infatti l'inflazione percepita è dell'8,9% contro il 7,7% dichiarato dagli uomini.
Un dato che dimostra che a giudizio degli italiani (e in particolare delle donne, secondo le quali l'inflazione percepita è all'8,9%) i prezzi continuano ad aumentare ad un ritmo vertiginoso nonostante le rassicurazioni dell'Istat. E che quindi spiega con chiarezza la riluttanza delle famiglie italiane a spendere in beni di consumo.
"Il nostro obiettivo - ha infatti spiegato Andrea Pontini, amministratore delegato di Soldionline.it che ha commissionato la ricerca a Swg - è quello di fornire in modo continuativo alla comunità economica un dato importante, in grado di aiutare a comprendere e prevedere l'atteggiamento degli italiani su investimenti e consumi. E per questo abbiamo deciso di rilevare mensilmente un indice dell'inflazione percepita".
Del resto, anche se l'inflazione "vera" resta quella fotografata dall'Istat, l'aumento dei prezzi "sentito" dagli italiani può avere un forte impatto sull'andamento economico generale: per gli economisti del sito lavoce. info, infatti, "uno scarto tra inflazione percepita e inflazione ufficiale di 3 punti percentuali, potrebbe riflettersi in un calo del Pil dello 0,7%". E attualmente lo scarto è di 6 punti.
Dopo le forti polemiche della scorsa estate sulla crescita dei prezzi, l'indagine Swg-Soldionline.it ci dà per la prima volta una misura del carovita sentito dagli italiani: le nostre famiglie sono convinte che l'aumento dei prezzi sia decisamente più rapido di quello dichiarato dall'Istituto di statistica. E questa percezione continuerà a influire negativamente sui consumi.
Il tasso di inflazione percepita nell'aprile 2004, pari all'8,3%, è infatti più basso del picco del 9,3% rilevato a ottobre 2003, dopo un'intera estate di roventi polemiche sui prezzi, quando il dato Istat era al 2,7% e lo scarto tra le due voci era di 6,7 punti percentuali. Ma è più alto del tasso registrato dodici mesi prima ad aprile 2003 (7,9%), quando il dato Istat era al 2,7%, e il differenziale tra inflazione percepita e ufficiale era di 5,2 punti percentuali, sensibilmente più basso dello scarto attuale, pari a 6 punti percentuali.
Segno che per gli italiani il carovita resta un problema fondamentale. Soprattutto se abitano nel Mezzogiorno e nelle grandi città. L'indagine Swg-Soldionline.it infatti mette in luce sensibili differenze macroterritoriali nel valutare l'inflazione percepita, soprattutto tra Nord e Sud d'Italia. Al Nord l'inflazione percepita ad aprile 2004 è del 7,5%, contro il tasso dell'8,4% registrato al Centro e quello del 9,1% rilevato al Sud.
L'amministratore delegato di Swg, Davide Corritore, spiega la differenza di ben 1,6 punti percentuali tra la parte più industrializzata del paese e quella più arretrata, con le differenze di reddito: "Più il reddito è contenuto - spiega Corritore - più le famiglie incorporano nell'inflazione percepita i timori sul potere d'acquisto. E nel Sud vi è mediamente un reddito inferiore del 20% rispetto al Nord. Nel Centro, invece, il reddito familiare è quasi equivalente alla media italiana e quindi l'inflazione percepita dell'8,4% è simile al dato nazionale dell'8,3%".
In generale gli italiani sentono meno l'inflazione nei centri che non arrivano a 250.000 abitanti, dove il dato rilevato da SwgSoldionline. it si ferma all'8,1%, mentre nelle grandi città l'inflazione percepita sale al 9 per cento, "drogata" dalla sensazione di crescita più accelerata di affitti e prezzi delle case, dei ristoranti, dei cinema e di altre forme di svago; una sensazione meno presente nei piccoli centri.
Le donne, inoltre, sono quelle che "sentono" un'inflazione più alta, forse perché, deputate generalmente a fare la spesa per la famiglia, sono più sensibili al dibattito dell'ultimo anno sulla crescita eccessiva di molti prezzi di beni alimentari. Per le donne infatti l'inflazione percepita è dell'8,9% contro il 7,7% dichiarato dagli uomini.
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