Da La Repubblica del 18/05/2004

Sangue sul governo iracheno

Autobomba a Bagdad: 11 morti. Ucciso il capo del consiglio

Il generale Kimmitt: "Sull´attentato c´è il marchio di Zarqawi"
Il nuovo presidente nominato tre ore dopo l´omicidio

di Attilio Bolzoni

BAGDAD - L´ultima autobomba di Bagdad ha ucciso il capo del governo. E´ saltato in aria lungo una strada che entra nella striscia superprotetta, il quartiere generale degli americani, la "green zone". Violata per la prima volta a poche decine di metri da quello che fu il palazzo presidenziale di Saddam, un´esplosione che di primo mattino ha alzato in cielo una colonna di fumo nero e trascinato l´Iraq in una delle sue giornate più drammatiche dalla fine della guerra. Tra alberi sradicati e carcasse di auto in fiamme è morto Abdul Zhara Othman Mohamed, meglio noto come Ezzedine Salim, capo del partito islamico Dawa, uno sciita moderato originario di Bassora che dal primo di maggio era il presidente di turno del Consiglio di governo. L´attentato segna l´inizio ufficiale dell´offensiva terroristica annunciata nella capitale in attesa del 30 giugno, quando ci sarà il passaggio di poteri dall´amministrazione a guida Usa a un nuovo esecutivo iracheno.

L´autobomba ha fatto strage alla "Porta numero 12" della Zona verde. Ucciso Salim, uccisi due suoi fratelli e tre suoi cugini che aveva intorno come guardie del corpo, uccisi anche il suo assistente, due soldati americani e due poliziotti locali che erano di vigilanza all´ultimo check point. Undici il conto finale dei morti, decine i feriti, più di trenta le automobili sventrate. Misteriosa la dinamica dell´attentato. Come misteriosa è la matrice. Un movimento arabo l´ha rivendicata via Internet citando perfino i nomi dei due kamikaze entrati in azione. Il generale americano Mark Kimmitt ha subito puntato il dito su Al Zarqawi, il luogotenente di Osama Bin Laden in Iraq. Fonti poliziesche irachene attribuiscono la rappresaglia a superstiti del partito Bath, ricordando che i gerarchi del raìs durante il regime avevano sterminato 17 membri della famiglia di Salim e che lui, a sua volta, dopo la guerra, aveva dato l´ordine di far arrestare circa novemila fedelissimi di Saddam.

Una valanga di voci che è cominciata a rotolare per Bagdad un minuto dopo le 9.30, l´ora della grande esplosione. Poco prima su quella strada erano sfrecciate due auto, su una c´era Hamed Al Chalabi che già mesi fa è stato capo del governo provvisorio. Sull´altra c´era Adnan Al Pachaci, candidato presidente del nuovo Iraq. Stavano andando al palazzo presidenziale per la solita riunione del lunedì mattina. Poi è arrivato il corteo di Salim. Due check point di militari iracheni, auto ferme al terzo blocco dove gli americani controllano scrupolosamente anche i membri del governo. Secondo alcuni testimoni, due uomini sarebbero usciti di corsa da un´auto che era ferma nella fila parallela, un attimo dopo l´auto sarebbe esplosa con l´attivazione di un radiocomando. Secondo altri invece, uno-due kamikaze si sarebbero fatti saltare in aria al passaggio. Una terza ricostruzione racconta addirittura di un "traditore" che viaggiava in una delle auto del corteo del leader sciita. Nulla di sicuro, comunque fino ad ora. Come nulla di sicuro c´è su chi ha firmato la strage. Nonostante quella rivendicazione del "Movimento della resistenza araba", che ha rivelato l´identità dei "martiri": «Due eroi della "Brigata al Rachid", Ali Khaled al Joubouri e Mohammed Hassan Al Samarrai, hanno lanciato un´operazione di prim´ordine e audace, che ha portato alla morte del traditore mercenario Salim». Nonostante le parole del vicecapo delle operazioni militari in Iraq, generale Kimmitt: «Ho l´impressione che ci sia il marchio di Al Zarqawi». Nonostante le voci sui fedelissimi di Saddam assetati di vendetta.

In questo clima di terrore e di incertezza, mentre ancora gli elicotteri americani sorvolavano la "green zone" avvolta da fiamme e fumo, il governo provvisorio aveva già il suo nuovo presidente. Eletto tre ore dopo la strage. Si chiama Ghazhi Ayil al Vaounari, è un sunnita di Mosul. Al primo giugno avrebbe dovuto sostituire Salim nel turno di presidenza del Consiglio di governo. Così, a sei settimane dall´attesissimo trasferimento di poteri in Iraq, i ribelli hanno lanciato l´attacco più destabilizzante. Hanno colpito al cuore il nuovo potere di Bagdad. «Si è sacrificato per noi», ha ricordato l´uomo politico più vicino a Salim, l´inviato speciale dell´Onu in Iraq Lakhadr Brahimi. E ha aggiunto: «Noi, gli alleati, siamo ostaggi delle leggi che ci proteggono, invece i terroristi girano indisturbati a Falluja dove vengono protetti... Il garage è sempre aperto e le autobombe in Iraq esplodono continuamente».

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