Da Corriere della Sera del 19/05/2004

Eppur si muove

di Dario Di Vico

La statistica per definizione è retrospettiva, ci fornisce dati su ciò che è accaduto mesi prima e non si può di conseguenza accusarla di non guardare avanti. E' con questo spirito che forse va letto il rapporto 2003 presentato ieri dall'Istat, un documento che fornisce una fotografia del Paese per molti versi condivisibile. A tratti persino scontata. La competitività delle nostre imprese è a rischio, la struttura industriale è affetta da nanismo, ricerca e innovazione sono carenti, i prezzi sono saliti e le retribuzioni medie hanno fatto fatica a tenere il passo. La fenomenologia che ha fatto nei mesi scorsi parlare di declino c'è tutta e prima dell'Istituto nazionale di statistica sono stati in molti, tra economisti e addetti ai lavori, a segnalarla con dovizia di argomentazioni. Oggi, però, si sente da molte parti la necessità di fare un passo in più.

La necessità di abbandonare l'analisi retrospettiva e cercare di leggere invece le novità manifestatesi negli ultimi mesi o addirittura settimane. Una su tutte, la straordinaria messe di profitti rilevata dai bilanci trimestrali delle società del Mib30, le più importanti quotate sulla piazza di Milano.

Le grandi imprese industriali e insieme a loro i big del credito e delle assicurazioni nel periodo che va da gennaio a marzo dell'anno in corso hanno aumentato gli utili in misura sorprendente. Sostengono gli analisti che molto è dovuto alla capacità di tagliare i costi e alle ristrutturazioni che hanno ridotto pesantemente l'occupazione, ma in più di qualche caso i profitti sono volati perché il business è comunque ripartito. Insomma un nesso tra ricchezza finanziaria ed economia reale c'è, se le società quotate vanno bene è lecito attendersi novità importanti anche sul piano produttivo e della competizione industriale. Oggi non le vediamo proprio perché ci siamo disabituati a guardare «dentro» le aziende, ad anticiparne le tendenze e le svolte. Declinavano e di conseguenza erano meno interessanti.

Un altro elemento di novità che forse è stato sottovalutato riguarda il risultato del Pil del primo trimestre 2004. Il dato questa volta è stato superiore alle attese (»0,4% invece di »0,2%) e la tesi sostenuta dall'Istat, secondo la quale il merito sarebbe solo del settore agricolo e dei servizi, ha suscitato qualche perplessità tra gli economisti. I principali mercati di sbocco delle nostre merci sono Germania e Francia ed entrambi questi Paesi hanno ricominciato a crescere in misura significativa.

E' credibile quindi che la ripresa dell'Europa continentale, finora giustamente considerata la grande malata dell'economia occidentale, non sia più un miraggio e anzi possa fare da traino al rilancio delle nostre esportazioni. Anche in questo caso si tratta di primi segnali e sappiamo ancora troppo poco su ciò che sta succedendo, ma guai a farsi condizionare da una sorta di pigrizia intellettuale. E rimanere una puntata indietro rispetto all'evoluzione delle tendenze. Sarà interessante piuttosto ascoltare che cosa diranno a fine mese il nuovo presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, nel suo discorso di insediamento e il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio nelle Considerazioni finali.

Sottolineati i trend positivi e la necessità di avere in merito maggiori elementi di analisi, quella che sicuramente non emerge adeguatamente è una strategia pubblica capace di favorire o almeno accompagnare la ripresa. Le novità finora sono figlie di comportamenti virtuosi messi in atto dalle singole aziende o di fattori esogeni. Ci vorrebbe anche una cornice.

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