Da Corriere della Sera del 19/05/2004
Tasse, il premier frena: i tagli dopo le elezioni
Fini soddisfatto: il governo non agisce con logiche elettoralistiche
di Mario Sensini
ROMA - Di settimana in settimana, Silvio Berlusconi l’aveva annunciato entro aprile, il piano per il taglio delle tasse scivola a dopo le elezioni di metà giugno. «L’opposizione - ha detto ieri il presidente del Consiglio - ci accusa di operare solo in base a una logica elettorale, perché tutto quello che succede oggi viene manipolato in vista delle elezioni del 12 giugno, e noi non vogliamo che sia così». La decisione, che scatena l’opposizione contro la politica degli annunci, sta bene agli alleati di governo. All’Udc, che aveva consigliato al premier un rinvio temendo una ripercussione elettorale negativa, ma anche alla Lega e ad An, che ieri, pur mantenendo le loro posizioni di merito (la Lega vuole a tutti i costi una riduzione dell’Irap per le piccole imprese), hanno giudicato in modo positivo la scelta del premier. Soprattutto An, tanto più che anche Berlusconi sembra ora escludere sgravi per i redditi superiori ai 70 mila euro, come voleva Gianfranco Fini.
«Non è affatto vero che intendiamo ridurre le imposte ai contribuenti più ricchi», ha detto Berlusconi in un’intervista al Tg4. «Abbiamo sempre pensato che bisogna ridurre le imposte a tutti. Con il primo modulo - ha aggiunto il premier - abbiamo cominciato a toglierle ai meno abbienti, adesso dobbiamo operare soprattutto per quanto riguarda il ceto medio, coloro che guadagnano fino a 140 milioni di vecchie lire». Ovvero fino a 70 mila euro, soglia oltre la quale i redditi vengono tassati con l’aliquota massima del 45%, che An non vuol toccare in questa fase, come ha ribadito ieri Gianni Alemanno, mentre Fini plaudiva alla scelta di Berlusconi: «La conferma - ha detto - che il governo non agisce in una logica elettorale».
Tremonti, invece, preme per accelerare la riforma portando subito l’aliquota massima al 33% prevista a regime sui redditi superiori a 100 mila euro, applicandola in questa fase ai redditi fino a 50-60 mila euro. Dalla parte di Tremonti c’è la delega, che parla di due sole aliquote e che scade nel marzo 2005, il Patto per l’Italia del 2002 che ribadiva quell’impianto, e la convinzione che solo una manovra di grande portata riuscirebbe a dare all’economia quella «scossa» di cui ha bisogno.
Il Tesoro, in ogni caso, concorda sulla necessità di approntare un provvedimento di legge con gli sgravi fiscali entro la pausa estiva. Servirebbe non solo per dare concretezza al messaggio politico, ma anche, si spiega, per consentire ai sostituti di imposta, in tempo per il primo gennaio 2005, di aggiornare con le novità fiscali i software che gestiscono le retribuzioni.
«Non è affatto vero che intendiamo ridurre le imposte ai contribuenti più ricchi», ha detto Berlusconi in un’intervista al Tg4. «Abbiamo sempre pensato che bisogna ridurre le imposte a tutti. Con il primo modulo - ha aggiunto il premier - abbiamo cominciato a toglierle ai meno abbienti, adesso dobbiamo operare soprattutto per quanto riguarda il ceto medio, coloro che guadagnano fino a 140 milioni di vecchie lire». Ovvero fino a 70 mila euro, soglia oltre la quale i redditi vengono tassati con l’aliquota massima del 45%, che An non vuol toccare in questa fase, come ha ribadito ieri Gianni Alemanno, mentre Fini plaudiva alla scelta di Berlusconi: «La conferma - ha detto - che il governo non agisce in una logica elettorale».
Tremonti, invece, preme per accelerare la riforma portando subito l’aliquota massima al 33% prevista a regime sui redditi superiori a 100 mila euro, applicandola in questa fase ai redditi fino a 50-60 mila euro. Dalla parte di Tremonti c’è la delega, che parla di due sole aliquote e che scade nel marzo 2005, il Patto per l’Italia del 2002 che ribadiva quell’impianto, e la convinzione che solo una manovra di grande portata riuscirebbe a dare all’economia quella «scossa» di cui ha bisogno.
Il Tesoro, in ogni caso, concorda sulla necessità di approntare un provvedimento di legge con gli sgravi fiscali entro la pausa estiva. Servirebbe non solo per dare concretezza al messaggio politico, ma anche, si spiega, per consentire ai sostituti di imposta, in tempo per il primo gennaio 2005, di aggiornare con le novità fiscali i software che gestiscono le retribuzioni.
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