Da La Repubblica del 24/05/2004

Il responsabile della Giustizia critica le demolizioni a tappeto nella Striscia di Gaza. Scontro nel governo

"Rafah mi ricorda l´Olocausto" il ministro Lapid attacca Sharon

di Alberto Stabile

GERUSALEMME - «Ho visto alla Tv una vecchia donna palestinese frugare fra le macerie della sua casa, a Rafah, in cerca delle sue medicine, e mi si sono ricordato di mia nonna che fu espulsa dalla sua casa durante l´Olocausto».

C´è un gran silenzio intorno al lungo tavolo del Consiglio dei ministri, mentre Yosef "Tommy" Lapid parla delle tremende memorie che gli suscita l´operazione "Arcobaleno" giunta ormai al suo sesto giorno. I ministri del governo Sharon tacciono, hanno cessato l´inevitabile brusio di queste riunioni per ascoltare il ministro della Giustizia, le cui opinioni laiche risultano e imprevedibili spesso controcorrente in un consesso dove non mancano posizioni estreme.

Anche stavolta, il loquace ma non sempre conseguente Lapid ha spiazzato tutti. Chiede che venga posto fine all´operazione contro i campi profughi di Rafah, descrive quella delle demolizioni come una pratica inumana e ammonisce che perseverare in questa politica può condurre Israele all´isolamento internazionale, se non sul banco degli imputati per crimini di guerra.

«La demolizione delle case deve finire. Non è umana. Non è (in sintonia con la morale) ebraica e ci provoca un grave danno nel mondo»: Lapid evoca possibili gravi conseguenze: «Alla fine, ci cacceranno dalle Nazioni Unite, processeranno i responsabili alla corte internazionale dell´Aia e nessuno vorrà più parlare con noi».

Apriti cielo. Ariel Sharon non si trattiene. Visibilmente urtato, grida a Lapid che le sue dichiarazioni sono «inaccettabili e intollerabili». Il ministro degli Esteri, Silvan Shalom e quello delle finanze, Benjamin Netanyahu, intimano al loro collega di ritrattare. Il responsabile della Sanità, Danny Naveh, redarguisce l´incauto guardasigilli dicendogli: «Puoi discutere sulle demolizioni, puoi discutere sull´operazione in corso... ma non puoi fare paragoni del genere».

È tutto il Likud che insorge contro il suo principale alleato di governo. Lapid è costretto a rettificare in qualche modo. Intervistato dalla Radio di Stato dichiara senza troppa convinzione che le sue parole sono state fraintese. «Non mi riferivo ai tedeschi. Non mi riferivo all´Olocausto. Quando si vede una vecchia donna, uno pensa alla propria nonna».

Non è la prima volta che Lapid, voce moderata di uno schieramento di governo che va dalla destra all´estrema destra nazionalista e religiosa, prende le distanze dai suoi partner. Ma stavolta non è solo politica. Il ministro della Giustizia perse la madre nei campi di sterminio. Suo padre venne ucciso mentre tentava di fuggire ai nazisti. Lui stesso è un sopravvissuto dell´Olocausto.

"Arcobaleno", intanto, continua a gettare la sua luce sinistra su Rafah e i suoi campi profughi. Gli elicotteri Apache sono tornati, ieri, a colpire dall´alto, sparando sulle case dove s´annidano miliziani armati. Due feriti, tra cui un ragazzino di 10 anni.

La riunione del governo doveva servire a Sharon per sondare gli umori del vertice sul nuovo "piano di disimpegno", riveduto e corretto, che presenterà al Consiglio domenica prossima. È possibile che, ridotto a fette, suddiviso in quattro fasi, ciascuna delle quali soggetta a discussione ed approvazione del governo, il primo ministro potrà raccogliere la maggioranza dei consensi in seno al governo.

La sorpresa, però, è venuta dagli alti gradi militari che, ieri, hanno fatto sapere a Sharon di non essere per nulla favorevoli a realizzare un ritiro per tappe, ma di essere pronti ad attuare lo smantellamento degli insediamenti di Gaza, più i quattro della Cisgiordania, tutto in una volta. Pare che Sharon ne sia rimasto contrariato.

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