ROMA - Fino al 2002 sembrava impossibile resistere al richiamo della Glaxo grande industria farmaceutica che, prima del repulisti interno degli ultimi mesi, spingeva sull´acceleratore della promozione dei propri prodotti. A qualunque costo.

Ad un costo che secondo le Fiamme Gialle tra il 1999 e il 2002, valeva un investimento di 228 milioni di euro in viaggi e regali per i medici. E che fruttava molto, finché ha funzionato: ogni 50 milioni di euro spesi in "promozione", la Gsk avrebbe incassato circa 300 milioni, sei volte l´investimento iniziale. Con l´inizio dell´inchiesta della Guardia di Finanza il trend si è invertito e le perdite annue della società sono diventate proprio di 300 milioni l´anno.

Un lungo lavoro di intelligence dei militari ha sortito un effetto positivo: secondo Federfarma «nell´analisi dell´andamento della spesa farmaceutica convenzionata nel 2003, l´uscita netta a carico del Servizio sanitario nazionale è diminuita del 5,3% rispetto al 2002 con un risparmio annuo di circa 620 milioni di euro». Segno, spiegano gli inquirenti che l´indagine rappresenta per il settore un segnale chiaro. Dalle intercettazioni del Nucleo regionale di Polizia tributaria del Veneto, emergono tutte quelle cattive abitudini (reati secondo l´accusa) che alla fine pesano sulla spesa sanitaria. Qualche esempio: ai medici di base venivano donati software di gestione di farmaci e pazienti. A chi già possedeva un computer si proponevano testi scientifici (dai 300 euro in su) o strumenti di lavoro. Ai livelli più alti della gerarchia medica erano infine riservate sponsorizzazioni di progetti scientifici. Per le Fiamme Gialle un sistema per far confluire denaro nelle tasche degli accusati.

Ma non c´è solo il caso Glaxo nel mirino degli investigatori. Negli ultimi anni i finanzieri hanno individuato molti casi di comparaggio (prescrizione di farmaci in cambio di denaro o altre utilità). E ancora pochi giorni fa è partita una nuova indagine che vede coinvolte cinque grandi gruppi farmaceutici sospettati di aver gonfiato i prezzi dei prodotti, prorogandone i brevetti o cambiando semplicemente le confezioni. L´inchiesta è stata avviata, così hanno dichiarato i vertici della Finanza, il giorno dopo una pubblica denuncia del ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, che aveva accusato proprio le aziende produttrici di provocare la lievitazione delle spese sanitarie dello Stato.

Secondo il Movimento consumatori, che sorveglia da vicino il settore, ci sono anche altri problemi da risolvere. Per Rossella Miracapillo dell´Osservatorio farmaci e salute, bisogna intervenire «sul software fornito gratuitamente dalle aziende ai medici di base, una pratica diffusa visto che non esistono programmi o aggiornamenti "ufficiali" del ministero. Inoltre - aggiunge - esistono confezioni di medicinali da 14 compresse per terapie che durano una vita. E confezioni da 30 che, al contrario, non tengono conto della compatibilità della cura sul paziente. Ma il prezzo resta un nodo decisivo da sciogliere: oggi viene imposto e gli aumenti aggiornati anche su farmaci già presenti sugli scaffali».