Da La Repubblica del 28/05/2004

Blitz a casa del religioso alle tre del mattino. Washington chiede l´estradizione ma dovrà impegnarsi a non condannarlo a morte

Londra, arrestato l´imam del terrore

Gli Usa: "Uncino" ha addestrato uomini per Al Qaeda e ha ucciso ostaggi

di Enrico Franceschini

LONDRA - Lo hanno sbattuto giù dal letto di casa alle tre del mattino, nella capitale ancora immersa nell´oscurità, con un raid fulmineo e massiccio delle forze anti-terrorismo di Scotland Yard. Volevano prenderlo di sorpresa, evitare qualsiasi rischio che qualcosa andasse storto. Ma Abu Hamza al-Masri, 47 anni, ribattezzato dai tabloid britannici «lo sceicco cieco» o «Uncino», per le menomazioni riportate tanti anni fa sul fronte afgano, se lo doveva aspettare che sarebbe finito in manette. «Mi hanno tolto il passaporto, poi mi hanno tolto la mia moschea», diceva nelle ultime prediche, pronunciate in strada da quando non disponeva più di un pulpito, «ormai non gli resta che crocefiggermi». In realtà, se vorranno processarlo come uno dei capi di al Qaeda in Europa, gli Stati Uniti dovranno probabilmente rinunciare a condannarlo a morte. È stata una richiesta di estradizione inoltrata da Washington a provocare l´arresto di Abu Hamza da parte delle autorità britanniche. Prima che l´estradizione venga approvata, tuttavia, potrebbero passare mesi o addirittura un paio d´anni, come dimostrò un analogo procedimento nei confronti di un altro celebre «ospite» di Londra, il generale cileno Pinochet.

La linea di difesa di Abu Hamza è prevedibile: dirà di essere perseguitato per le sue idee, affermerà di non aver violato alcuna legge, commesso alcun reato. Un altro controverso imam della comunità islamica britannica, lo sceicco Omar Bakri, interpellato ieri dalla Bbc, lo anticipa: «Hamza è innocente, non ha fatto niente. L´unica accusa contro di lui è che ama Osama Bin Laden. Ebbene, lo amo anch´io. Amare qualcuno non è un delitto».

Di «amore» per Bin Laden, per al Qaeda, per gli attentati dell´11 settembre, i sermoni di Abu Hamza erano effettivamente pieni. Così come grondavano di incitamento a portare la violenza «fin sulla porta di casa del nemico». Ma le autorità americane hanno raccolto nei suoi confronti una dozzina di imputazioni più concrete: organizzazione di una cellula terroristica in Oregon, sequestro e pluriomicidio di ostaggi nello Yemen, addestramento di terroristi in Afghanistan, reclutamento di combattenti per la «guerra santa» ovunque, stretti legami con al Qaeda. Non a caso, dicono gli inquirenti, Richard Reid, lo «shoe-bomber» (il terrorista con l´esplosivo nascosto nelle scarpe), e Zacarias Moussaoui, presunto «ventesimo» dirottatore dell´11 settembre, frequentavano entrambi la moschea di Abu Hamza: a Finsbury Park, non lontano dallo stadio dell´Arsenal. Una moschea chiusa l´anno scorso dalla polizia, perché considerata «un nido di terroristi». Quindi la magistratura ha privato Hamza della cittadinanza britannica, che lo sceicco di origine egiziana aveva ottenuto sposando due musulmane inglesi, nei primi anni Ottanta, ai tempi in cui faceva il buttafuori in una discoteca londinese. Da un pezzo il Regno Unito esaminava l´opportunità di deportarlo, come chiedevano con insistenza i tabloid, o di arrestarlo. «Sono arrivati per primi gli Usa», commentano adesso fonti del palazzo di giustizia. E nella corsa a processare Hamza c´è anche lo Yemen, che lo ritiene responsabile degli attentati del 1998.

«La pena massima per i reati per cui abbiamo incriminato Hamza è la morte o l´ergastolo», ha dichiarato ieri a New York il Procuratore Generale americano, John Ashcroft. Ma per estradare l´imam da Londra, avvertono i portavoce del governo Blair, gli Stati Uniti dovranno garantire che non rischierà la pena capitale, abolita in Gran Bretagna. Se riusciranno a processarlo, in compenso, i giudici potrebbero chiedergli cosa intendeva quando, dopo la tragica esplosione della navetta spaziale Columbia che uccise i nove membri dell´equipaggio, lui commentò giulivo: «È la firma di Allah, a bordo c´era la trinità del male, astronauti americani, ebrei e induisti». E magari potranno anche cercare di scoprire se il suo occhio di vetro e il suo uncino sono il risultato di una mina sovietica in Afghanistan, come ha sempre sostenuto Abu Hamza, o l´effetto dell´esplosione di una bomba che lui stesso stava fabbricando, come credono in molti.

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