Da La Repubblica del 01/06/2004

Il nuovo asse con l´industria

di Massimo Giannini

È NATO l´asse Fazio-Montezemolo. Nel Paese dello scontro permanente, sgovernato dal centrodestra e fiaccato dal declino competitivo, l´inedita alleanza tra la "vecchia" Banca d´Italia e la "nuova" Confindustria apre uno sbocco imprevisto all´inefficienza dell´economia e all´irruenza della politica. «Fare sistema», aveva detto una settimana fa il nuovo leader di Viale dell´Astronomia. «Collaborare per la crescita», ha detto ieri il governatore di via Nazionale. La diagnosi è condivisa. L´Italia è sfiduciata e non cresce, perde competitività e quote di mercato, non investe e arretra nell´innovazione e nelle tecnologie. La terapia sembra concordata. Secondo il capo degli imprenditori serve il «dialogo sociale», che può riprodurre «lo spirito degli accordi sul costo del lavoro del 1993». Secondo il capo dei banchieri serve «un rinnovato rapporto di collaborazione tra le parti sociali», che può generare «sviluppo in un orizzonte di medio termine».

Nelle "Considerazioni finali" di Fazio, lette in sequenza con il discorso d´investitura di Montezemolo, c´è quest´anno molto di più dell´oggettiva "sanzione" degli errori del governo in carica. La bocciatura delle ricette di Berlusconi e Tremonti c´è, ed è netta nella sostanza anche se molto misurata nella forma. Il divario tra «l´andamento, flettente, della produzione industriale in Italia e quello negli altri Paesi europei». Il volume troppo elevato «di risorse assorbite dal settore pubblico». Il deficit pubblico fuori controllo, che «in assenza di correzioni potrebbe portarsi al 3,5%», del Pil alla fine del 2004, e che senza le misure una tantum nel 2005 «si situerebbe intorno al 4% del prodotto». L´avanzo primario che crolla, e che dal 5,2% del Pil nel ´98 «è disceso al 2,9% nel 2003» e «diminuirà ancora quest´anno, al 2,2% del prodotto». Il livello del debito pubblico, che «rimane molto alto». «L´apporto della spesa per infrastrutture», decisamente «inferiore alle aspettative».

E si potrebbe continuare a lungo, con l´elenco impietoso di tutto quello che era stato promesso, e che invece non è stato mantenuto.

Ma non è questo che colpisce, stavolta. La relazione del governatore, forse la meno "politica" degli ultimi anni, ha forza e spessore perché sembra proiettata "oltre" la politica. Per lo meno "questa" politica. Insieme al neo-presidente di Confindustria, e con l´adesione convinta dei sindacati e delle altre organizzazioni produttive, dai banchieri ai commercianti, Fazio sembra aprire davvero la strada a un nuovo "patto sociale". E se le condizioni per tentarlo sembrano mature proprio oggi, alla vigilia delle elezioni di medio termine del prossimo 13 giugno, non è per un tentativo di "restaurazione" che la società italiana persegue, contro i "rivoluzionari" disegni di cambiamento che la destra berlusconiana al potere aveva coltivato. Non sono i soliti e presunti Poteri Forti, che in nome della rendita e con l´appoggio delle burocrazie conservatrici del sindacalismo confederale, si ribellano ai progetti di normalizzazione colbertiana immaginati dal Cavaliere e dal suo ministro del Tesoro.

Viceversa, c´è la chiara sensazione che i ceti dirigenti più responsabili, insieme ai gruppi sociali più rappresentativi, abbiano compreso per l´ennesima volta, come già accadde negli Anni 90, che è necessaria una nuova fase di "supplenza", rispetto a una politica che non ha né la capacità né l´autorevolezza per guidare la modernizzazione in un contesto di regole riconosciute e di valori condivisi. In teoria, alle Camere esiste una maggioranza numericamente fortissima e politicamente autosufficiente. In pratica, c´è un premier che governa alternativamente per attrito o per inerzia, così incerto della sua stessa base parlamentare da vedersi costretto ad annunciare il ricorso al voto di fiducia su tutte le leggi-chiave, come ha fatto Berlusconi al congresso-farsa di Forza Italia venerdì scorso. C´è un governo che impera e divide, così insicuro della sua rappresentanza sociale da vedersi costretto a pretendere dagli industriali appoggio e sostegno, invitandoli a diffidare della Cgil: il premier è così alieno dalla cultura politica auspicata da Fazio e Montezemolo, che è arrivato a evocare il modello cinese dove «si lavora 12 ore al giorno e non ci sono i sindacati».

In queste condizioni, e con l´opposizione di centrosinistra ancora sotto esame alla vigilia di appuntamenti identitari importanti (dalla Festa della Repubblica di domani alla visita di Bush di venerdì), il potere economico prova ad assumere un ruolo di "surroga" nei confronti di un potere esecutivo carente di leadership e di un potere legislativo frustrato dalle divisioni. Successe la stessa cosa, per ragioni storiche completamente diverse, nel 1992, con i governi Amato e Ciampi. Successe la stessa cosa, per analoghe insufficienze del sistema politico, nel 2000, con il Patto di Natale che un governo di centrosinistra sostanzialmente privo di base parlamentare fece firmare a Confindustria e sindacati, per dotarsi almeno di una legittimazione sociale. Ma c´è una differenza rilevante: allora D´Alema, ancorché debole, propiziò il patto. Oggi Berlusconi, paradossalmente ancora più debole, lo subisce.

La parte più consistente dell´establishment italiano, dunque, si ricompatta. E sia pure senza "fare politica", si ricolloca sullo scacchiere della politica. Per difendersene, e insieme per superarla. La conferma di questa convergenza, oltre che nell´autodifesa pacata e quasi notarile del governatore per le accuse subite in questi mesi da Tremonti per le vicende Cirio e Parmalat, sta nella durissima requisitoria che Giovanni Bazoli ha svolto al termine dell´assemblea, in rappresentanza delle fondazioni bancarie. Con un colpo di frusta, e con la libertà di parola che Fazio non ha potuto né voluto prendersi, il presidente di Banca Intesa ha quasi accusato il governo di attentato alla Costituzione. La vicenda Cragnotti-Tanzi, ha detto, è pericolosissima. Può rappresentare l´occasione per «veder limitata dai poteri pubblici sia l´area delle libertà operative sia l´autonomia e l´indipendenza istituzionale delle autorità preposte al settore» del credito. Un "rischio" già corso per le fondazioni bancarie, e scongiurato soltanto dalle sentenze della Corte Costituzionale. Non solo: lo stesso disegno di legge sulla tutela del risparmio costituisce un pericolo: «L´attribuzione di poteri eccessivi a organismi di nomina governativa o parlamentare - ha concluso Bazoli - mette in crisi il principio di indipendenza delle Autorità di vigilanza».

Non poteva esserci messa in mora più esplicita e aspra, per i blitz azzardati inutilmente dal governo, contro le banche e contro Via Nazionale. Quand´anche avesse responsabilità specifiche nei dissesti finanziari di questi ultimi mesi, la Banca d´Italia (e il sistema del credito che vi ruota intorno) è stata la vera e unica "preda" che Berlusconi e Tremonti ha tentato di assalire, dietro al demagogico specchietto per le allodole della «difesa dei risparmiatori». La prova: dopo mesi di scontri in commissione, lo "Sherman Act" italiano (che avrebbe dovuto ricalcare le orme della durissima legge americana varata dopo il crac della Enron) si è impantanato senza speranza. Sulla questione del mandato a termine del governatore, unico obiettivo che sta a cuore a Tremonti. E non certo sugli interventi urgenti a tutela dei 50mila italiani che hanno perso i propri risparmi comprando i bond di Tanzi e Cragnotti (come invece imporrebbe il modello americano). Del povero "parco buoi", al governo, interessa poco o niente. Era e resta Fazio, il vero bersaglio del tiro al piccione. E con lui tutti i banchieri che gli stanno intorno.

Questo Paese non regge la schizofrenia improduttiva di un governo che non realizza riforme, ma riesce solo ad accendere conflitti. Tra organi dello Stato e partiti, imprese e sindacati, poteri giudiziari e magistrature costituzionali. La legge sul risparmio non passa, e non è giusto che passi, per la stessa ragione che rende inaccettabile la delega sulle pensioni e la riforma della giustizia. Le nuove norme previdenziali sono concepite "contro" la Cgil la Cisl e la Uil, non "a favore" dei diritti dei giovani, da salvaguardare con la riscrittura del patto intergenerazionale. Le nuove norme sull´ordinamento giudiziario sono concepite "contro" l´indipendenza dei giudici, non "a favore" dei diritti dei cittadini, da difendere con lo snellimento dei riti processuali. Allo stesso modo, le nuove norme sulla vigilanza sono concepite "contro" l´autonomia della Banca d´Italia, non "a favore" dei diritti dei risparmiatori, da preservare con il rafforzamento dei controlli sulle società e gli intermediari finanziari.

In ogni scelta praticata da questo governo, quella che sembra prevalere è la costante minaccia di una punizione "corporativa", da infliggere in ragione di un utile politico di parte. Quasi mai la salvaguardia di un potenziale interesse collettivo, nel cui nome è possibile accettare un sacrificio attuale. Il risultato è l´immobilismo belligerante di questi tre anni. Montezemolo e Fazio, Bazoli e Billè, lo hanno capito. E insieme a Epifani, Angeletti e Pezzotta, hanno deciso di scendere in campo. Provano a giocare la partita per conto loro. Se le cose stanno davvero così, il Cavaliere rischia di non toccare più palla.

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0