ROMA - I medici continuano la protesta. Ieri gli ospedalieri oggi quelli “di famiglia” che, nella maggior parte dei casi, lasceranno chiusi gli studi. Si dissociano i pediatri. Da oltre due anni e mezzo l’intera categoria aspetta il rinnovo del contratto e della convenzione. Dalla protesta di ieri, su 42 sigle, se ne sono dissociate sei. Questo ha fatto sì che l’adesione allo sciopero fosse differente da regione e regione. Le percentuali dei sindacati parlano di 60-80%, nella realtà, secondo le stime delle aziende sanitarie, il dato oscillerebbe tra il 40 e il 70%. A Roma, molti medici, sono stati precettati in vista dell’arrivo del Presidente Bush.

Interventi rinviati e visite annullate soprattutte negli ospedali in cui, in modo masiccio, hanno aderito alla protesta i medici dei “servizi”. Gli specialisti in anestesia, i radiologi, quelli che lavorano nei laboratori di analisi. «Molto alta è stata la nostra adesione - commenta Francesco Lucà, segretario del sindacato nazionale radiologi - . In alcune regioni si sono astenuti dal lavoro anche colleghi appartenenti a sindacati che non avevano proclamato lo sciopero».

Nodo della vertenza, oltre al rinnovo del contratto, i fondi destinati al servizio sanitario nazionale. Tanto che ieri una delegazione di medici e veterinari ha manifestato davanti al ministero dell’Economia. Bandiere, cartelli: «Vogliamo che la tutela della salute - si legge - sia garantita con equità e solidarietà in tutto il paese». Il riferimento al Federalismo è continuo. In piazza anche gli specializzandi, 25 mila medici in attesa di un vero e proprio contratto da circa 12 anni.

Ribatte il governo con le parole di Fabio Gava, coordinatore degli assessori alla Sanità: «Una battaglia inutile, se non per inasprire un clima che era andato rasserenandosi e creare disagi alla gente. Non c’è nulla di sostanziale, o quasi su cui battagliare, dopo gli impegni assunti lunedì dal ministro della Salute Sirchia». Massimo Cozza, responsabile medici Cgil risponde: «Tutte mosse elettorali, chiediamo una vera convocazione entro il 30 giugno per iniziare a trattare almeno dopo l’estate».

Le novità, per i medici, sono arrivate dal Consiglio dei ministri. E’ stato, infatti, approvato in via definitiva il disegno di legge che prevede il coinvolgimento diretto di medici e sanitari nelle scelte strategiche e di governo delle attività del sistema sanitario nazionale. Il testo prevede, inoltre, che il limite massimo di età per il pensionamento dei dirigenti medici, compresi i direttori di struttura complessa, «sia stabilito al compimento del sessantacinquesimo anno di età e che per particolari esigenze assistenziali le aziende possono trattenere in servizio i direttori di struttura complessa fino a 70 anni».