Da Corriere della Sera del 05/06/2004
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/06_Giugno/05/bush.shtml
Il presidente Usa a Roma: la svolta e gli incontri
Bush lancia il nuovo piano-Iraq: piena sovranità
Ordine al Dipartimento di Stato di presentare subito una risoluzione emendata al Consiglio di sicurezza dell'Onu
di Ennio Caretto
ROMA - A sorpresa, il presidente Bush usa la visita in Italia per accelerare il passaggio della nuova risoluzione sull'Iraq all'Onu. Tramite il consigliere della sicurezza Condoleezza Rice prima, poi personalmente, lancia un blitz diplomatico al telefono perché venga votata se non domani almeno tra l'8 e il 10 prossimi, durante la riunione del G8 a Savannah in America. E ordina al Dipartimento di Stato di presentare subito una terza bozza con alcuni emendamenti al Palazzo di Vetro di New York. Lo fa dopo avere assicurato al presidente Ciampi e al Papa, in due faccia a faccia, che la risoluzione trasferirà pieni poteri agli iracheni e l'Iraq sarà ricostruito civilmente ed economicamente. «Le porto un messaggio del mio governo» dichiara Bush al Pontefice. «Le dice che lavoreremo per la libertà e la dignità umane, e per diffondere pace e comprensione. Le dice che apprezziamo il forte simbolo di libertà da lei rappresentato, e che siamo consapevoli del potere della libertà di cambiare la società e il mondo». E' chiaro che il messaggio è rivolto a tutta l'Europa, in particolare agli alleati più difficili, la Francia e la Russia.
A Washington, il portavoce del Dipartimento di stato Adam Ereli sostiene che gli emendamenti alla risoluzione sono decisivi. Il primo è il riconoscimento della sovranità incondizionata dell'Iraq dopo il 30 giugno. Il secondo è il suo «diritto di verifica» sia dell'operato sia della permanenza delle truppe straniere sul suo territorio. Il terzo è la scadenza del mandato di queste truppe: nelle parole della bozza sarà «la fine del processo politico iracheno prevista nel dicembre 2005». Il portavoce proclama che è una svolta, anche se i francesi e i russi si riservano un giudizio, che «è vicino il consenso» del Consiglio di sicurezza che si riunirà per il weekend in una località balneare di Long Island. Ma il segretario dell'Onu Kofi Annan ammonisce che l'ansia di concludere non deve generare l'impressione che l'Iraq venga emarginato dalle discussioni. Ereli ribatte che gli emendamenti tengono conto delle richieste avanzate dal ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari, che partecipa ai lavori. Fa notare che a Bagdad il premier Iyad Allawi ha ammonito che «sarebbe un disastro» se le truppe se ne andassero adesso.
Il primo segno che Bush vuole stringere i tempi all'Onu è l'assenza della Rice agli incontri con Ciampi e il Papa. La Casa Bianca viaggiante fa la misteriosa - «Condi lavora a temi di politica estera» - e rinvia ulteriori informazioni a Parigi questa sera. Ma nel pomeriggio il segretario di Stato Colin Powell discute dell'Onu e dell'Iraq con il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. E Bush, che ha 4 ore di libertà, telefona ad alcuni dei leader alleati che sta per vedere in Francia. Il presidente torna inoltre sulla questione alla cena con Berlusconi.
L'insolito silenzio della Casa Bianca sembra dovuto alla delicatezza dei colloqui. Il blitz è diretto al leader russo Vladimir Putin e a quello francese Jacques Chirac: la Germania starebbe mediando. Significativamente, a Bagdad Allawi annuncia che non presenzierà al G8, vi andrà invece il presidente Ghazi al Yawar. E' una scelta politica precisa: in Iraq Allawi è ritenuto un uomo della Cia, al Yawar è considerato un nazionalista. Bush la accetta senza obiezioni, un'altra apertura all'Europa. Per il presidente americano, un successo all'Onu sarebbe un cruciale passo avanti verso una presenza della Nato in Iraq. Il Pentagono non nasconde che vorrebbe assegnare alla Alleanza il controllo della regione irachena oggi affidata alla Polonia. Anche su questo punto la Casa Bianca mantiene un rigido riserbo. Ma non nega che Bush miri a un accordo quando ritornerà in Europa per la riunione della Nato in Turchia il 27 prossimo. Pur continuando a difendere la guerra all'Iraq, il presidente sta cambiando strada per propiziarsi gli alleati. Lo accenna egli stesso a Ciampi e al Papa, a cui consegna la Medaglia della libertà, la massima onorificenza degli Stati uniti, ricordando il suo contributo «al rovesciamento del comunismo e della tirannia». E' come se negli incontri romani Bush, un presidente di guerra, fosse venuto a lezione di pace. Nei due esponenti della generazione vittoriosa nel secondo conflitto mondiale che pagò un prezzo sanguinoso e seppe ricostruire l'Europa, sembra vedere un modello da seguire.
La giornata di Bush in una Roma blindata, che consente al presidente di evitare le manifestazioni di protesta, si dimostra propedeutica ai suoi incontri di oggi e domani con Chirac, Putin e il cancelliere tedesco Schröder in Francia. Bush è venuto in Italia per annunciare che intende chiudere un capitolo e inaugurarne un altro in Iraq come accadde dopo la liberazione del '44.
E' troppo poco ed è troppo tardi per stroncare la contestazione popolare, e il dibattito all'Onu potrebbe rivelarsi più lungo e più difficile di quanto il presidente non pensi. Ma Bush ha bisogno del nuovo governo iracheno e dell'Europa e potrebbe essere indotto ad altre concessioni al G8. Fino a che punto sia pronto ad arrivare lo si capirà forse già oggi, alla conferenza stampa congiunta con Berlusconi che concluderà le sue 36 ore romane.
A Washington, il portavoce del Dipartimento di stato Adam Ereli sostiene che gli emendamenti alla risoluzione sono decisivi. Il primo è il riconoscimento della sovranità incondizionata dell'Iraq dopo il 30 giugno. Il secondo è il suo «diritto di verifica» sia dell'operato sia della permanenza delle truppe straniere sul suo territorio. Il terzo è la scadenza del mandato di queste truppe: nelle parole della bozza sarà «la fine del processo politico iracheno prevista nel dicembre 2005». Il portavoce proclama che è una svolta, anche se i francesi e i russi si riservano un giudizio, che «è vicino il consenso» del Consiglio di sicurezza che si riunirà per il weekend in una località balneare di Long Island. Ma il segretario dell'Onu Kofi Annan ammonisce che l'ansia di concludere non deve generare l'impressione che l'Iraq venga emarginato dalle discussioni. Ereli ribatte che gli emendamenti tengono conto delle richieste avanzate dal ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari, che partecipa ai lavori. Fa notare che a Bagdad il premier Iyad Allawi ha ammonito che «sarebbe un disastro» se le truppe se ne andassero adesso.
Il primo segno che Bush vuole stringere i tempi all'Onu è l'assenza della Rice agli incontri con Ciampi e il Papa. La Casa Bianca viaggiante fa la misteriosa - «Condi lavora a temi di politica estera» - e rinvia ulteriori informazioni a Parigi questa sera. Ma nel pomeriggio il segretario di Stato Colin Powell discute dell'Onu e dell'Iraq con il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. E Bush, che ha 4 ore di libertà, telefona ad alcuni dei leader alleati che sta per vedere in Francia. Il presidente torna inoltre sulla questione alla cena con Berlusconi.
L'insolito silenzio della Casa Bianca sembra dovuto alla delicatezza dei colloqui. Il blitz è diretto al leader russo Vladimir Putin e a quello francese Jacques Chirac: la Germania starebbe mediando. Significativamente, a Bagdad Allawi annuncia che non presenzierà al G8, vi andrà invece il presidente Ghazi al Yawar. E' una scelta politica precisa: in Iraq Allawi è ritenuto un uomo della Cia, al Yawar è considerato un nazionalista. Bush la accetta senza obiezioni, un'altra apertura all'Europa. Per il presidente americano, un successo all'Onu sarebbe un cruciale passo avanti verso una presenza della Nato in Iraq. Il Pentagono non nasconde che vorrebbe assegnare alla Alleanza il controllo della regione irachena oggi affidata alla Polonia. Anche su questo punto la Casa Bianca mantiene un rigido riserbo. Ma non nega che Bush miri a un accordo quando ritornerà in Europa per la riunione della Nato in Turchia il 27 prossimo. Pur continuando a difendere la guerra all'Iraq, il presidente sta cambiando strada per propiziarsi gli alleati. Lo accenna egli stesso a Ciampi e al Papa, a cui consegna la Medaglia della libertà, la massima onorificenza degli Stati uniti, ricordando il suo contributo «al rovesciamento del comunismo e della tirannia». E' come se negli incontri romani Bush, un presidente di guerra, fosse venuto a lezione di pace. Nei due esponenti della generazione vittoriosa nel secondo conflitto mondiale che pagò un prezzo sanguinoso e seppe ricostruire l'Europa, sembra vedere un modello da seguire.
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