Da La Repubblica del 10/06/2004

L´invasione mediatica del Cavaliere

di Sebastiano Messina

Era una scena imbarazzante: Vespa che ripeteva dallo studio «grazie presidente, buonasera», per fargli capire che il suo tempo era finito, e Berlusconi che non voleva saperne di mollare il microfono, continuando a raccontarci per la ventiquattresima volta il momento in cui aveva «preso la decisione», si era «assunto la responsabilità», insomma aveva dato «il via libera» alla liberazione degli ostaggi. Forse non sarà stata particolarmente elegante, quella scena, ma il messaggio che il premier voleva lanciare è sicuramente arrivato a quel 46 per cento di italiani che - secondo il Censis - ancora oggi si forma la propria opinione politica solo guardando la televisione.

Un italiano su due, o poco meno. Una bella fetta di pubblico (e soprattutto di elettorato) che dopo il bombardamento mediatico berlusconiano delle ultime 48 ore non dev´essere poi tanto lontano dalla sensazione che il Cavaliere abbia organizzato, diretto e forse anche guidato di persona l´assalto (o qualunque cosa sia davvero accaduta) per la liberazione dei tre ostaggi italiani.

Berlusconi, il politico geograficamente più lontano dall´Italia (in viaggio per gli Stati Uniti) è riuscito a essere il più presente, il più visibile, il più invadente di tutti. Prima la pioggia di telefonate satellitari, dall´aereo in volo sull´Atlantico, ai telegiornali di tutte le reti. Poi la lunga conferenza stampa al suo arrivo a Savannah (dove tra una dichiarazione e l´altra del nostro presidente del Consiglio si teneva anche un vertice del G8). Quindi le interviste di ieri ai tg della sera, per annunciare - battendo il ferro finché era caldo - l´imminente taglio alle tasse, il calo dei tassi d´interesse e addirittura la «sburocraticizzazione» dell´Europa.

Un diluvio berlusconiano, un´invasione mediatica, un´occupazione di tutti gli spazi disponibili culminata nel 100 per cento totalizzato martedì sera al Tg5 e a Studio Aperto, ovvero nella conquista dell´intero tempo dedicato ai politici da due dei suoi tre telegiornali, schiacciando avversari ed alleati. Solo nella (mezza) giornata di martedì, dalla liberazione degli ostaggi in poi, il premier ha parlato per 26 minuti nelle edizioni straordinarie, per 36 minuti negli altri telegiornali e per 13 minuti a Porta a porta, realizzando un totale record di un´ora, 3 minuti e 2 secondi. Un´ora su otto, dalle 14 alle 22.

Ora, se il presidente del Consiglio avesse avuto qualcosa di importante da dire agli italiani, se avesse raccontato come erano andate davvero le cose, se avesse fatto una rivelazione inedita, nessuno avrebbe fatto caso all´orologio. Ma per due giorni di seguito (il Tg4 ancora ieri sera rimandava in onda le dichiarazioni del primo giorno, per gli sfortunati che se le fossero perse) lui ci ha semplicemente confidato la sua ovvia apprensione dopo aver dato - «alle 11,30 del mattino», come ripeteva a tutti - il suo indispensabile quanto marginale nulla osta a un´operazione condotta non si sa come e non si sa da chi. Inevitabilmente, dunque, quell´ossessiva riproposizione di sé, quel tentativo ostentato di apparire come il vero protagonista della giornata, come l´autentico Liberatore, ha trasformato le parole del presidente del Consiglio nello spot furbesco del candidato Berlusconi.

Il momento clou dell´operazione doveva essere, nei piani di Palazzo Chigi, l´apparizione a «Porta a porta». Una finestrona in prima serata, nella settimana decisiva per le elezioni europee, che non sostituiva ma si aggiungeva alla trasmissione già prenotata dal premier per stasera (con surrogato di contraddittorio con il più piccolo, il più educato e il meno insidioso dei suoi avversari, il socialista Boselli, cifra elettorale sotto il 2 per cento).

Per sfruttare al meglio il suo quarto d´ora di prime time, il presidente del Consiglio aveva fatto atterrare il suo jet nella base di Andrews e s´era fatto allestire nientemeno che un finto studio presidenziale, con bandiera italiana e piante ornamentali ai lati (mancavano solo le enciclopedie e le foto dei figli). Purtroppo non aveva niente di nuovo da dire rispetto a quanto aveva già stra-dichiarato fino a mezz´ora prima a tutti i telegiornali della nazione. Né ce l´aveva - uno straccio di novità - il ministro Frattini, anche lui reduce dai trionfi televisivi della sera, che nonostante tutto ha parlato per 23 minuti per assicurarci che non poteva dirci nulla di come era andato il misterioso blitz in Iraq. Certo, sarebbe stato interessante assistere a un dibattito con l´opposizione, ma di tutto il centrosinistra Vespa aveva invitato giusto l´unico segretario che non aveva chiesto il ritiro degli italiani da Bagdad, un Clemente Mastella addirittura febbricitante. Così la diretta di «Porta a porta» ha assunto un sapore dolciastro. Il pubblico ha capito, e ha cambiato canale.

Non c´è dubbio che, in una giornata del genere, al presidente del Consiglio spettasse il posto d´onore nei telegiornali, ma solo la simultanea convergenza tra la bulimia propagandistica di Berlusconi e la benevola accondiscendenza - per usare un eufemismo - delle reti di cui il Cavaliere ha la proprietà diretta o il controllo politico poteva portare alla sparizione dal video di tutti i concorrenti e alla consegna a Berlusconi, ai suoi ministri e alla sua maggioranza dell´83 per cento dello spazio politico televisivo. Una dimostrazione efficacissima, a tre giorni dal voto, della differenza che passa - in politica - tra lui e tutti gli altri (che non hanno neanche una rete televisiva).

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