Da Corriere della Sera del 12/06/2004
La musica online? Fa vendere più cd
di Franco Carlini
La pirateria musicale sta danneggiando le vendite legittime dei cd? Questo è il luogo comune che le lobby del settore hanno propagato per mesi, ma guardando da vicino le cifre, la correlazione tra il download dei file e la caduta delle vendite non è così certa, anzi. Il declino delle vendite attorno al 7% dichiarato dall'associazione internazionale dei discografici (Ifpi) è in realtà misurato sul numero di copie spedite dai magazzini verso il circuito distributivo, ma quando si vada a controllare i dischi effettivamente venduti, il risultato è l'opposto: secondo il servizio Soundscan della Nielsen nel primo trimestre 2004 negli Stati Uniti c'è stata una crescita del 10% dei cd acquistati, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. I dati di Soundscan derivano dalla lettura dei codici a barre nei negozi, sono indipendenti e oggettivi e su di essi si basano le hit parade. Quelli forniti dalle associazioni di categoria sono invece autodichiarazioni e certamente rappresentano degli interessi «vestiti». In ogni caso le due statistiche non sono incompatibili: se si spediscono meno copie e tuttavia se ne vendono di più, significa che le aziende della musica hanno ottimizzato il loro circuito distributivo. La crescita o comunque il non crollo dei dischi fisici rispetto ai file digitali è confermata anche da altre indagini più qualitative: la disponibilità di molta musica gratuita («piratata» dicono le aziende) finisce in realtà per essere un moltiplicatore del mercato. Molti «scaricano» dall'Internet per bulimia o curiosità, ma sovente finiscono poi per acquistare in negozio i brani che piacciono davvero; specialmente gli album continuano ad avere successo ma con essi crescono i dvd dove la musica è contornata da altri materiali visivi e testuali. Nel frattempo un altro mercato della musica si è aperto, del tutto legittimo e assai redditizio: è quello delle suonerie per i telefoni cellulari, una vera mania giovanile dove i margini di profitto sono altissimi; nel 2003 nella sola Inghilterra ne sono stati venduti per 100 milioni di euro. Davvero le case musicali dovrebbero abbracciare entusiasticamente la tecnologia digitale, anziché contrastarla.
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