Da La Repubblica del 15/06/2004
Ma per il cancelliere tedesco il tramonto politico ormai appare irreversibile
Schroeder non rinuncia "Avanti con le riforme"
Fa male rendersi conto che manca l´appoggio dei cittadini
di Andrea Tarquini
BERLINO - Un´atmosfera da "Kanzlerdaemmerung", da crepuscolo del cancelliere, grava sulla Germania, e insidia la sua stabilità e quella dell´Europa. «Io continuerò sulla via delle mie riforme, la mia politica non cambierà», ha detto Gerhard Schroeder. Ma la sua professione di fede nella "terza via" alla tedesca sembra non convincere più né la Spd né il paese. Il partito di governo appare lacerato da scoramento e panico, l´opposizione suggerisce le dimissioni del capo del governo. E gli editoriali dei grandi quotidiani, di solito esempio di fredda moderazione britannica, dipingevano ieri il quadro della fine dell´èra Schroeder.
Il grande programma di riforme di welfare, pensioni, mercato del lavoro, ha detto il cancelliere, resta irrinunciabile per il futuro del paese. «Io posso attuare solo questa politica, è l´unica politica che voglio continuare a portare avanti», ha esclamato. La disfatta è grave, egli ha ammesso in sostanza: «Naturalmente fa male rendersi conto che manca il necessario appoggio dei cittadini». Non è servito fare del pacifismo, del no alla guerra in Iraq, della critica all´America di Bush, il cavallo di battaglia della campagna elettorale. Né è valso promettere effetti positivi delle riforme su congiuntura e occupazione. Schroeder, e con lui tutto il vertice del partito, fanno quadrato: escludono rimpasti di governo o nella direzione socialdemocratica. Ma la sua prossima riunione, tra una settimana, si preannuncia tempestosa.
Il problema, ammette il presidente del partito Franz Muentefering, è la mancata accettazione del corso riformista. «La Spd deve tornare a darsi un profilo, concetti, contenuti politici riconoscibili», avverte. E subito i giovani, ambiziosi colonnelli socialdemocratici tuonano, fiutando più potere. «Ci vuole una svolta nei contenuti», chiede l´ex premier bassosassone Sigmar Gabriel. «S´impone un dibattito critico sul ruolo del governo», accusa il vice capogruppo parlamentare Michael Mueller. Nella base domina la confusione più disperata, si diffonde il timore di tornare all´opposizione. La voglia di capri espiatori da punire, a cominciare dal ministro dell´Economia Wolfgang Clement, architetto del riformismo, si fa strada.
L´opposizione alza il tiro: «Il governo rossoverde ha perso la legittimità del mandato popolare», esclama il premier bavarese Edmund Stoiber. Il centrodestra vuole subito più peso a Bruxelles, nella nuova Commissione. Elezioni anticipate, ammette Frau Merkel, restano improbabili.
Il grande programma di riforme di welfare, pensioni, mercato del lavoro, ha detto il cancelliere, resta irrinunciabile per il futuro del paese. «Io posso attuare solo questa politica, è l´unica politica che voglio continuare a portare avanti», ha esclamato. La disfatta è grave, egli ha ammesso in sostanza: «Naturalmente fa male rendersi conto che manca il necessario appoggio dei cittadini». Non è servito fare del pacifismo, del no alla guerra in Iraq, della critica all´America di Bush, il cavallo di battaglia della campagna elettorale. Né è valso promettere effetti positivi delle riforme su congiuntura e occupazione. Schroeder, e con lui tutto il vertice del partito, fanno quadrato: escludono rimpasti di governo o nella direzione socialdemocratica. Ma la sua prossima riunione, tra una settimana, si preannuncia tempestosa.
Il problema, ammette il presidente del partito Franz Muentefering, è la mancata accettazione del corso riformista. «La Spd deve tornare a darsi un profilo, concetti, contenuti politici riconoscibili», avverte. E subito i giovani, ambiziosi colonnelli socialdemocratici tuonano, fiutando più potere. «Ci vuole una svolta nei contenuti», chiede l´ex premier bassosassone Sigmar Gabriel. «S´impone un dibattito critico sul ruolo del governo», accusa il vice capogruppo parlamentare Michael Mueller. Nella base domina la confusione più disperata, si diffonde il timore di tornare all´opposizione. La voglia di capri espiatori da punire, a cominciare dal ministro dell´Economia Wolfgang Clement, architetto del riformismo, si fa strada.
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