Da La Repubblica del 17/06/2004

L´operazione elettorale su quei tre prigionieri

di Giuseppe D'Avanzo

TRE, quattro soldati americani abbandonano l´elicottero, si lanciano di corsa verso un gruppo di casupole. Infilano, nelle immagini in bianco e nero, molto "sporche", un corridoio deserto. Dopo uno stacco, ancora un´immagine: i soldati entrano in una stanza. Gli ostaggi sono stesi a terra. Sono stravolti, impauriti, allo stremo... Il Tg1 ha trasmesso un video che mostra gli attimi conclusivi della liberazione degli ostaggi italiani e del prigioniero polacco.

Il filmato, pur eccezionale, ha quel taglio mutilante che rende addirittura ambiguo: non c´è nessuno (pare) a sorvegliare i prigionieri. Possibile? Con ogni probabilità, con quel taglio nel film gli americani hanno coperto l´arresto dei carcerieri che, secondo il generale Mark Kimmit, sono quattro.

Non è, comunque, il video consegnato alla Rai a dare luce alle oscurità che ancora confondono la faccenda degli ostaggi. Maggiore chiarezza è venuta dall´audizione del direttore dell´intelligence militare (Sismi) dinanzi al comitato di controllo sui servizi segreti. Il generale Nicolò Pollari ha fissato finalmente qualche punto fermo nella ricostruzione degli eventi.

1. Il Sismi non ha avuto alcun ruolo nell´individuazione della prigione.

2. Il Sismi non ha partecipato né istruito l´operazione. Si è limitato a raccogliere una conferma sulla individuazione del "covo".

3. A tutt´oggi, il Sismi non conosce i dettagli della liberazione. Non conosce, per dire, né l´identità né il numero dei carcerieri, responsabili del sequestro e anche dell´omicidio di Fabrizio Quattrocchi.

Se con questi chiarimenti, di cui è difficile oggi dubitare, si risale a ritroso alle dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio e dai suoi ministri, si potrà convenire che il governo deve qualche spiegazione al Parlamento e all´opinione pubblica. L´esecutivo, in quelle ore di vigilia elettorale, non ha risparmiato aggettivi per celebrarsi, e senza economia verbale, lodare la propria accorta diplomazia, la sapienza operativa nell´affrontare la "crisi". Una saggezza e una competenza che avrebbero avuto il braccio nell´azione della nostra intelligence militare. «L´operazione - spiegò il ministro degli Esteri Frattini - nasce a seguito di un lavoro di stretto raccordo tra le autorità italiane, le forze della coalizione e un´articolata attività d´intelligence». Intelligence nostra o americana? Gianni Letta era con Frattini alla conferenza stampa. Disse: «Rompo il mio tradizione riserbo per dire un grazie ai nostri Servizi che hanno lavorato benissimo». Il ministro della Difesa Antonio Martino aggiunse, categorico: «Il Sismi ha dato un fondamentale contributo per il positivo esito dell´intera vicenda e dell´azione conclusiva, operazione congiunta e concordata con le forze della coalizione».

Ora si sa che tanto entusiasmo - non per il felice ritorno degli ostaggi, ma per la propria efficienza - non aveva alcun fondamento. Non pare nemmeno questa la manipolazione più grave condotta dal governo. C´è un quarto punto fermo che Pollari ha svelato: «Non risulta nessuna mente italiana nel gruppo dei sequestratori». Nessun italiano, dunque. Neppure l´ombra. Neppure una traccia. Perché, allora, il governo non ne ha smentito la presenza quando è stato affacciata l´ipotesi che tra gli assassini di Fabrizio Quattrocchi ci fosse un italiano? Perché, a ostaggi liberi, Antonio Martino ha ripetuto di essere «convinto che ce li facessero trovare cadaveri alla vigilia delle elezioni. Ho anche pensato che un italiano potesse far parte della cabina di regia dell´operazione»? Perché, ancora più colpevolmente, Berlusconi insinuò che a pregiudicare la soluzione della crisi «interveniva sempre qualcosa che ci faceva pensare anche a un utilizzo politico che partisse proprio dall´Italia». Sono queste le parole che chiedono oggi - come dovere istituzionale - una pubblica spiegazione. È decente suggerire l´esistenza di una manovra italiana contro tre italiani pur sapendo che di italiani amici e complici di terroristi iracheni, in quel sequestro, non c´era traccia? Non è troppo indecente, anche per i tempi che corrono, indicare la responsabilità di un italiano, di italiani nella morte di Fabrizio Quattrocchi, celebrato come un eroe, soltanto per lucrare qualche voto in più?

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