Da La Stampa del 21/06/2004
Originale su http://www.lastampa.it/_web/_INTERNET/copyfight/archivio/copyfight0406...
Quei pirati della Bbc
Il network britannico lancia il progetto “Creative Archive”.
Migliaia di file audio-video saranno disponibili online gratuitamente sotto licenza Creative Commons
di Stefano Porro
In Italia non ha avuto molta risonanza, ma la notizia è di quelle destinate a lasciare il segno. La BBC, il principale network televisivo britannico noto in tutto il mondo, ha deciso alcuni giorni fa di rilasciare online una parte consistente del proprio immenso archivio audio-video sfruttando una particolare licenza di diritto d’autore nota agli addetti ai lavori come Creative Commons.
Grazie a questa nuova formula, i navigatori non solo potranno accedere gratuitamente ai contenuti dell’immenso database della BBC (chiamato non a caso “Creative Archive”), ma sarà loro permesso di scaricare i file audio-video sul proprio pc e di editarli, modificandoli a piacimento e rimettendoli persino in circolazione sulle reti di file sharing. L’importante è che tutto ciò non avvenga per fini di lucro e che la fonte della BBC venga sempre citata all’interno dei filmati.
Quella perseguita dal network britannico è una strategia a dir poco d’avanguardia, come ha avuto modo di sottolineare lo stesso Lawrence Lessig, il giurista di Standford noto per aver dato vita al progetto Creative Commons. In un periodo in cui le grandi major del software e della musica stanno facendo di tutto per contrastare la diffusione non autorizzata di musica e filmati attraverso le reti peer to peer, spesso e volentieri spingendo per soluzioni lesive per la privacy dei navigatori, il fatto che uno dei più importanti e autorevoli editori del mondo decida invece di abbracciare la strada del “contenuto libero” costituisce un’inversione di tendenza che certo farà discutere.
Lo stesso Lawrence Lessig, che è stato invitato dai vertici della BBC a far parte del comitato di consulenza che monitorerà i risultati del progetto, non ha nascosto il proprio entusiasmo, dichiarandosi convinto che questa decisione trasformerà i navigatori del Regno Unito nel più grande bacino di creativi e di film-maker del mondo e comporterà notevoli ricadute sul mercato della banda larga, che molto probabilmente conoscerà una vera e propria impennata.
E’ difficile prevedere quali saranno gli effetti della scelta della BBC. Senz’altro la televisione britannica ha dimostrato ancora una volta di voler essere all’avanguardia nel campo della sperimentazione dei nuovi media, abbracciando una delle modalità di utilizzo e condivisione dei file tra le più amate dai navigatori della rete. Viene da chiedersi se non sia proprio questa la nuova frontiera del servizio pubblico. Non solo, quindi, la produzione dell’informazione, ma la sua stessa libera redistribuzione – con la concessione di utilizzo - a chiunque ne abbia bisogno per uso personale.
In un’epoca in cui il download di una sola canzone viene considerato alla stregua di un grave reato, mettere online sotto licenza CC una messe di migliaia di file audio-video cambia completamente lo scenario. Questo vale ancora di più per il nostro Paese, dove l’ente radiotelevisivo di stato ha effettuato una politica online che spesso e volentieri si è dimostrata inadeguata all’evolversi della rete, e dove è (tutt’ora) in vigore una malaugurata legge voluta dal ministro Urbani che punirebbe duramente chiunque scaricasse un solo file abusivo dalla rete. Quello che gli inglesi cercano di promuovere, gli italiani invece reprimono. Sarà sempre così?
Grazie a questa nuova formula, i navigatori non solo potranno accedere gratuitamente ai contenuti dell’immenso database della BBC (chiamato non a caso “Creative Archive”), ma sarà loro permesso di scaricare i file audio-video sul proprio pc e di editarli, modificandoli a piacimento e rimettendoli persino in circolazione sulle reti di file sharing. L’importante è che tutto ciò non avvenga per fini di lucro e che la fonte della BBC venga sempre citata all’interno dei filmati.
Quella perseguita dal network britannico è una strategia a dir poco d’avanguardia, come ha avuto modo di sottolineare lo stesso Lawrence Lessig, il giurista di Standford noto per aver dato vita al progetto Creative Commons. In un periodo in cui le grandi major del software e della musica stanno facendo di tutto per contrastare la diffusione non autorizzata di musica e filmati attraverso le reti peer to peer, spesso e volentieri spingendo per soluzioni lesive per la privacy dei navigatori, il fatto che uno dei più importanti e autorevoli editori del mondo decida invece di abbracciare la strada del “contenuto libero” costituisce un’inversione di tendenza che certo farà discutere.
Lo stesso Lawrence Lessig, che è stato invitato dai vertici della BBC a far parte del comitato di consulenza che monitorerà i risultati del progetto, non ha nascosto il proprio entusiasmo, dichiarandosi convinto che questa decisione trasformerà i navigatori del Regno Unito nel più grande bacino di creativi e di film-maker del mondo e comporterà notevoli ricadute sul mercato della banda larga, che molto probabilmente conoscerà una vera e propria impennata.
E’ difficile prevedere quali saranno gli effetti della scelta della BBC. Senz’altro la televisione britannica ha dimostrato ancora una volta di voler essere all’avanguardia nel campo della sperimentazione dei nuovi media, abbracciando una delle modalità di utilizzo e condivisione dei file tra le più amate dai navigatori della rete. Viene da chiedersi se non sia proprio questa la nuova frontiera del servizio pubblico. Non solo, quindi, la produzione dell’informazione, ma la sua stessa libera redistribuzione – con la concessione di utilizzo - a chiunque ne abbia bisogno per uso personale.
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