Da Il Messaggero del 26/06/2004

Non serve solo una scossa

di Enrico Cisnetto

SE NON bastavano la Commissione europea, Bankitalia e la Confindustria, ora a certificare la necessità e l'urgenza di una manovra correttiva del bilancio pubblico, forse ancor più robusta di quella da 7 miliardi fin qui ipotizzata, è arrivata anche l'autorevole sollecitazione della Corte dei Conti. La quale, in una requisitoria senza precedenti, ha messo a nudo dal flop dei condoni al taglia-spese spuntato, dai costi del federalismo alla riforma delle pensioni da rivedere tutti i limiti della politica economica fin qui realizzata. Le valutazioni della magistratura contabile sono quanto mai opportune: arrivano dopo le elezioni, e quindi non sono strumentalizzabili, ma prima che il governo decida come affrontare la scrittura del Dpef e lo show-down dell'Ecofin del 5 luglio, dove si chiarirà se l'Italia sarà sanzionata con un “cartellino giallo” per aver superato i limiti del rapporto deficit-pil. Meglio tenerne conto, soprattutto nei punti in cui sono decisamente poco allineate rispetto alle misure ora in discussione. Berlusconi sembra volerne tener conto, visto che ieri ha annunciato di voler prima fare la manovra correttiva e poi il Dpef (anche se gli consigliamo di completare il “ravvedimento” con un immediato invito al ragioniere generale, Vittorio Grilli, a presentarsi in Parlamento per illustrare il reale stato dei conti). Ma a maggior ragione il governo deve chiarire che il Dpef sarà sganciato dalla questione early warning e concentrato su come non sprecare gli ultimi due anni di legislatura. Ergo accettiamo con fatalismo l'eventuale “avvertimento preventivo” sapendo che la decisione avrà effetti pratici praticamente nulli. Non si tratta di sottovalutare o peggio irridere le regole europee, ma di prendere atto che è molto meno dignitoso e rispettoso presentarsi alla riunione del 5 luglio con un'improbabile lista di tagli e con un documento raffazzonato. La credibilità internazionale si costruisce con ben altri mezzi, in primis approvando una riforma delle pensioni seria, certo più incisiva dell'attuale. Per modificare la quale, rendendola persino più equa, basterebbero alcune correzioni al testo già in Parlamento, come l'eliminazione dello “scalone” che rimanda al 2008 il nuovo sistema delle quote, esattamente come ha indicato ieri il presidente della Corte dei Conti, Francesco Staderini. Dunque, fatta chiarezza sui conti e realizzata la manovra, si potrà mettere mano al Dpef, avendo però l'accortezza di fissare previsioni macroeconomiche più prudenti di quelle degli ultimi anni. La sopravvalutazione della crescita è una tentazione alimentata dall'evidenza di una piccola ripresa finalmente in arrivo, ma imporsi delle stime prudenziali (non oltre l'1% di crescita del pil a fine anno) serve a evitare che tutte le misure previste si rivelino poi inattuabili per mancanza di risorse. Considerando anche che dal 2005 il bilancio statale non potrà più contare sulle entrate straordinarie dei condoni e le uscite per interessi sul debito rischiano di essere più alte.

A quel punto rimane la parte più difficile: combattere il declino favorendo la trasformazione strutturale del nostro sistema produttivo. Questo significa chiarire subito che una riduzione delle tasse non è “la” soluzione. Infatti, da un lato sarebbe sbagliato abbassare l'Irpef, perché non è semplicemente incentivando i consumi che s'innesca una ripresa duratura. Ma dall'altro, non è nemmeno adottando generiche misure per far ripartire gli investimenti delle imprese che si mette mano ai problemi strutturali del nostro capitalismo. Intendiamoci, c'è del buon senso nella proposta della Confindustria di ridurre gli incentivi in cambio di pari sgravi sull'Irap, ma così facendo si trasferiscono risorse a tutto l'attuale apparato produttivo, finendo così col favorire lo status quo. Invece, nell'ambito di una nuova politica industriale, gli incentivi vanno resi più selettivi, puntando a correggere le patologie delle nostre aziende. Come? Favorendo le fusioni, l'internazionalizzazione, la dotazione di capitale di rischio e il ricambio generazionale, ma anche facilitando il riposizionamento su produzioni di livello tecnologico molto più avanzato. Altrimenti la “scossa” rischia di rivelarsi del tutto inutile.

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0