Da Corriere della Sera del 06/07/2004

Berlusconi guiderà l’Economia per tutto il 2004

«Taglio delle tasse il prossimo anno». E ad Eichel sul caso Tremonti: Giulio è geniale, ma ha un caratteraccio

di Maria Latella

BRUXELLES - Ha l’aria di chi, avendo giocato d’azzardo, è perfettamente consapevole del rischio. Concentrato e grave, alle cinque della sera si presenta ai giornalisti avendo in tasca il bollettino dello scampato pericolo: niente «early warning». Per una volta, però, non lo brandisce glorioso, gli hanno spiegato che anche un solo sorriso di troppo potrebbe costargli qualcosa. Perciò fa il britannico: «E’ un buon risultato. Del resto ce lo aspettavamo». Messaggio, quest’ultimo, subliminalmente inviato a Tremonti: «Riconosciamo il tuo merito».

Le mosse d’azzardo hanno bisogno di decantazione, non di ribalta. A Roma, Udc e An sono nervosi, sorpresi dal giocatore, e Berlusconi sa che - per reazione - ora si potrebbe alzare il tiro sul federalismo. Come reagirebbe, in quel caso, la Lega? La partita ricomincia e finora s’è giocato soltanto il primo round.

Sembrava chiusa, domenica sera, in fondo - dicono i suoi - l’idea di proporre a Mario Monti il ministero del Tesoro l’aveva avuta proprio Berlusconi. Poi qualcosa è cambiato, e adesso si torna indietro a un altro film, Monti rimarrà probabilmente commissario Ue, rinsaldando un rapporto che col Cavaliere è cominciato nel ’94. Per un po’ la poltrona di via XX Settembre verrà occupata da Silvio Berlusconi. Per quanto? Forse fino a fine anno, o forse prima. Chi succederà a Tremonti, dopo l’interim? A domanda, il presidente del Consiglio non fornisce la benché minima traccia: «È chiaro che in questo momento è importante avere al ministero delle Finanze qualcuno che in breve tempo possa portare avanti i programmi rimasti sospesi». Dovrà essere uno «capace di concentrarsi sul lavoro di un ministero che raccoglie così tante responsabilità». Frase sibillina, pertanto subito interpretata come la caduta della teoria dello «spacchettamento», mentre invece, più probabilmente, era solo la frase più generica che Berlusconi potesse spendersi in quel momento. Non voleva dire niente e ha scelto con cura una banalità.

Il messaggio, per lui, è uno solo: ora facciamo la manovra da sette miliardi e mezzo, poi pensiamo a ridurre le tasse. «Continuiamo a mettere in atto i provvedimenti per il 2004 e ci apprestiamo a discutere il 2005, con quell'operazione di rilancio e contemporanea riduzione delle aliquote fiscali che era ed è ancora nel programma di governo». Punto. Gli fanno notare che per l'Ecofin ogni taglio delle tasse dovrà essere garantito dalla necessaria copertura finanziaria. Il Cavaliere si sente toccato nelle sue competenze di neo-ministro dell’Economia: «È del tutto evidente - risponde un po’ seccato -. Mai nessuno credo, neanche il più sprovveduto, ha pensato che ci potesse essere una riduzione delle tasse senza una parallela riduzione delle spese».

Per il resto, la mossa di venire a Bruxelles è stata apprezzata e lo si coglie nelle battute del presidente di turno del Consiglio Ecofin, Gerrit Zalm: «La presenza di Berlusconi a Bruxelles è la prova che l’Italia vuol fare sul serio» dice l’olandese a inizio mattina apparendo disponibile. Merito del lavoro svolto da Tremonti, diranno i tedeschi. Il ministro delle Finanze di Schröder, Eichel, il più nostalgico, ne parla con Berlusconi: «Tremonti e Fini due caratteri difficili. Giulio è geniale ma ha un caratteraccio...». Eichel si dispiace: «E’ un peccato perché nel nostro gruppo Giulio era uno bravo».

Adesso, invece, almeno per un po’, a confrontarsi sui temi economici verrà l’imprenditore-premier, quel Silvio Berlusconi che con l’establishment di casa sua sembra poco in sintonia. E qui? Lo raccontano lieto del contesto: «Vedo che le discussioni sono costruttive. Chiamatemi quando ci sono nuove riunioni». E avrebbe aggiunto «questo nuovo lavoro mi piace molto». Chissà a Roma come la prendono. Il giocatore per ora non se lo chiede. Non può. Quando si gioca la carte fatale , la carta dell’azzardo, lo si fa bene, fino in fondo. Raccontano che oltre vent’anni fa, in un momento in cui stava rischiando il tutto per tutto, il Cavaliere chiese un prestito importante a un grande imprenditore del Nord. Ottenutolo, ne investì una buona parte in un aereo privato. Gli amici non capivano ma lui, a distanza di qualche mese, spiegò l’arcano: «Non ero pazzo. Appena si è saputo che avevo comprato un aereo, tutti i miei creditori si sono, di colpo, calmati».

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