Da Corriere della Sera del 15/07/2004

Conflitto d’interessi. Una legge per Plauto

di Beppe Severgnini

Speriamo che non coinvolgano la corte costituzionale, e nessuno denunci la cosa a un tribunale internazionale. Rischieremmo di fare dei discorsi seri, e non è il caso. La nuova legge sul conflitto d'interessi dovrebbe essere affidata, invece, alla Commissione Plauto. Un gruppo di umoristi romani che, in omaggio all'illustre predecessore, s'impegni a tirarci fuori un paio di commedie, qualche monologo, magari un film. Certo: la legge rimarrebbe. Ma almeno stiamo su col morale. I motivi per cui le nuove regole servono a poco sono già stati spiegati, e sono impossibili da non capire (basta volere; o potere). Si va dai controllori (antitrust, autorità per le comunicazioni) nominati dai controllati (governo); all'esiguità delle sanzioni; all'ipocrisia della "mera proprietà" (come se i vice non sapessero cosa serve al capo). Per non parlare del tempismo con cui è stata approvata la Frattini: dopo la Gasparri, che ha congelato il duopolio e sistemato le faccende televisive del presidente del Consiglio.

Ma questo è materiale da articolo di fondo, direte voi: non da commedia. Aspettate. Il conflitto d'interessi - chiamiamolo CDI (pronuncia: "si-di-ai"), che suona più moderno - si divide in tante fontanelle, come i fuochi d'artificio. Alcune sono talmente colorate e spettacolari da mettere di buon umore. Uno guarda e dice: "Ma come fanno? Non è possibile!". Un brivido di ammirazione corre per la schiena, e si torna un po' bambini.

Guardate qui, per esempio. Mediaset (azienda di Berlusconi) compra i diritti dal Milan (squadra di Berlusconi), col benestare del presidente della Lega Calcio (vicepresidente del Milan, socio di Berlusconi), grazie alle regole sul digitale terrestre introdotte dalla Gasparri (ministro del governo Berlusconi), sperando che la gente compri finalmente i decoder (prodotti anche da ADB e WorldSat, società del gruppo Mediaset-Berlusconi), utilizzando il contributo del governo (Berlusconi).

Voi capite che l'indignazione è fuori luogo: o meglio, è un sentimento antico. Qui ci vuole l'applauso. Per passare dalla pirotecnica ai tuffi: questo è un triplo carpiato con avvitamento. Siamo al di là del vecchio, noioso conflitto d'interessi. Questo è CDI col turbo (non esiste una Mercedes che si chiama così?). Un bravo autore, come dicevo, potrebbe mettere in scena una commedia esilarante: piena di equivoci, sberleffi, scambi di personaggi, riconoscimenti. Pensate al gran finale: il capo del governo si presenta vestito da presidente del Milan e vende una partita di decoder agli spettatori. Dite che non fa ridere? Be', dipende: il protagonista si diverte moltissimo.

Sono convinto che la CDI Comedy - ma sì, in inglese; Plauto non protesterà - avrebbe un certo successo anche all'estero. In sette Paesi del G8, infatti, sarebbe inconcepibile. La legge non avrebbe neppure bisogno d'intervenire perché l'opinione pubblica seppellirebbe il governo sotto una colossale risata. Ve lo immaginate Tony Blair che possiede l'Arsenal e vende i diritti delle partite alla Blair Digital TV, visibile attraverso decoder prodotti dalla Blair Ltd e sovvenzionati dal governo Blair? A Londra non hanno Plauto. Ma, per l'occasione, resusciterebbero P.G. Wodehouse ("Siamo tutti Jeeves?") e Jerome K. Jerome ("Tre uomini a zonzo, e un paese in barca").

Perché, in Italia, non riusciamo a divertirci? In fondo la CDI Comedy è appassionante (ogni giorno ne succede una). La risposta è duplice, credo.

Spiegazione numero uno. Della questione parlano quelli che dovrebbero tacere (la sinistra, che quand'era al governo non ha regolato la faccenda); tacciono quelli che dovrebbero parlare (i Tg Rai, per esempio); e svicolano quelli che possono svicolare (ma possiamo pretendere l'eroismo da un Tg Mediaset?).

Spiegazione numero due. A noi italiani, di Plauto, non importa niente. Preferiamo il Plauso. Che non non è uno scrittore, ma una cattiva abitudine.

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